domenica 22 aprile 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 106



ARTICOLO 106
“Le nomine dei magistrati hanno luogo per concorso.

La legge sull’ordinamento giudiziario può ammettere la nomina, anche elettiva, di magistrati onorari per tutte le funzioni attribuite a giudici singoli.
Su designazione del Consiglio superiore della magistratura possono essere chiamati all’ufficio di consiglieri di cassazione, per meriti insigni, professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati che abbiano quindici anni di esercizio e siano iscritti negli albi speciali per le giurisdizioni superiori”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.

L’articolo 106 della Costituzione Italiana regola le norme d’accesso per la nomina a magistrato. Come tutti i funzionari dello Stato, anche i giudici assumono la loro carica perché hanno vinto un concorso. L’articolo 97 impone che tutti gli impieghi nelle pubbliche amministrazioni devono avvenire a seguito a una prova pubblica che attesti l’idoneità al ruolo. Questo principio vale a maggior ragione per i giudici che devono somministrare il diritto e applicare le leggi. Devono ricoprire questo importante compito i più preparati e i più esperti in scienze del diritto. È necessario che i candidati a svolgere il ruolo di magistrato debbano sostenere prove in cui emergano le loro conoscenze. Il Concorso per entrare in magistratura si basa su tre prove scritte e un test orale. I candidati devono dimostrare le loro conoscenze in materia civile, penale ed amministrativa attraverso tre distinti elaborati scritti che dovranno produrre in un ristretto lasso di tempo, sotto il controllo di una commissione esaminatrice. Superate le tre prove scritte dovranno affrontare la prova orale, che consiste in un riesame generale delle materie giuridiche e di un test che certifichi conoscenze informatiche e la capacità di proferire parola in una o più lingue straniere. Una prova veramente complessa e difficoltosa che ha come obbiettivo di garantire che accedano al ruolo di magistrato le persone più preparate, senza far discriminazione di censo e senza tenere conto della posizione sociale. Il Concorso per Magistrati ordinari è indetto dal Ministero di Grazia e giustizia a seguito di una delibera del Consiglio Superiore della Magistratura. Le modalità di accesso alle prove e i tempi per svolgere le incombenze formali e sostanziali per potersi iscrivere sono conoscibili attraverso la lettura del bando ministeriale che istituisce il concorso. È necessario, come è facilmente intuibile, che tutto si svolga nella massima trasparenza e correttezza.
La Costituzione prevede che possano essere nominati magistrati onorari. Magistrati che non ricoprono tale ruolo perché vincenti al concorso, ma perché designati a ricoprire lo scranno del giudice in virtù dei loro meriti professionali e scientifici. Possono ambire a tale carica gli avvocati con almeno quindici anni di professione alle spalle. I docenti universitari di diritto possono ottenere tale carica. Il CSM bandisce le modalità di adesione. Il presidente della corte d’appello distrettuale vaglia i vari curricula vitae pervenuti nella zona di pertinenza e procede a richiedere l’assunzione a ruolo degli idonei che sarà effettiva grazie a un apposito decreto del Consiglio Superiore della Magistratura. Magistrati onorari sono i giudici di pace. A differenza degli altri magistrati onorari non devono aver necessariamente una carriera forense o di docenza alle spalle. Basta essere laureati in giurisprudenza e avere cinquantacinque anni per ambire al titolo. Sono giudici monocratici. Sono presenti in tutte le sezioni civili e penali dei tribunali italiani. Svolgono il ruolo di magistrato di primo grado per reati penali di piccola gravita, solitamente sanciti con pene di carattere pecuniario. Fra i reati penali di competenza del giudice di pace possiamo annoverare le percosse, la minaccia, la diffamazione, invasione di terreni od edifici. In materia civile hanno il compito di occuparsi di controverse che possono essere quantificate pecuniariamente in un importo minore o al massimo pari ad Euro Cinquemila. Se la controversia verte su un sinistro stradale o su eventi legati alla violazione del codice stradale l’importo massimo diviene di euro quindicimila. La figura del giudice di pace è importantissima. Il suo compito è quello di gestire una quantità di cause significativa che prima della sua istituzione contribuiva a ingolfare il lavoro dei giudici ordinari. Si sa che la lentezza della giustizia italiana è uno dei problemi principali del paese. Potenziare questo istituto, monocratico cioè che prevede un solo giudice che decide della vertenza, è un modo per accelerare i tempi dei processi e per rendere effettivo l’articolo 111 che dà al cittadino il diritto a un giusto processo, giusto non solo nel contenuto della sentenza, ma anche nei tempi necessari al suo svolgersi. La giustizia italiana deve sveltire i suoi tempi. La soluzione proposta da Lega e Forza Italia ha questo annoso problema è percorribile. I partiti di Berlusconi e Salvini hanno proposto una diffusa e efficace depenalizzazione dei reati contro la pubblica amministrazione. Ricordiamo “il processo lungo” e la “prescrizione breve” due provvedimenti legislativi voluti dal governo di Forza Italia e Lega che agevolavano coloro che avevano commesso reati finanziari, accorciandogli i tempi di prescrizione. La destra italiana ha una politica coerente: i reati devono essere depenalizzati, in base a questo assunto si uniscono e chiedono il voto agli elettori, anche oggi e domenica prossima in cui si vota in Molise e Friuli Venezia Giulia. Non è un caso che oggi ad occupare la seconda carica dello stato sia Maria Elisabetta Alberti Casellati, un avvocato che fin dal 1994 ha provato a scrivere leggi che depenalizzassero i reti finanziari. Il suo impegno giuridico e politico è stato premiato da Salvini, che l’ha voluta sul più alto scranno di palazzo Madama.
Nelle giurisdizioni superiori, cioè corte d’appello e Cassazione, possono essere nominati illustri e clarissimi docenti di diritto e fini giuristi. Possono infoltire le corti superiori, dando il loro prezioso contributo tecnico giuridico. Le sentenze delle massime corti fanno dottrina, cioè costituiscono oggetto di studio e di approfondimento per capire cosa sia la materia giuridica e come si applica la legge. È bene dunque che contribuiscano alle sentenze delle alti corti non solo i pregiatissimi giudici ordinari che ne fanno parte, ma anche membri “laici” (come si chiamano i membri delle corti non togati) che arricchiscono con la loro presenza le corti di appello e la corte di cassazione sia in materia civile e penale. Non dimenticando che possono far parte anche del Consiglio di Stato. Tali illustri soggetti sono nominati direttamente dal Consiglio Superiore della Magistratura. L’organo di autogoverno dei giudici deve compiere un’accurata selezione. Insomma è bene ricordare che la nostra magistratura deve avere giudici a ruolo altamente qualificati. La modalità di reclutamento normale deve essere quella del concorso pubblico. La stragrande maggioranza dei giudici devono essere nominati avendo dimostrato di conoscere approfonditamente la materia giuridica, avendo prodotto ben tre elaborati scritti e aver tenuto una prova orale. Vi sono dei magistrati che esercitano il loro ruolo non essendo fra i partecipanti vincitori di un concorso: sono i giudici di pace, che si occupano di vertenze di poco valore economico e sociale, e i membri “laici” delle alte corti. Il sistema giudiziario ha bisogno di loro per operare secondo giustizia. L’articolo 106 impone che partecipano attivamente alle attività giudiziarie. La legge del 5 agosto 1998 regolamenta in maniera incisiva le modalità di assunzione della carica e l’attività del Giudice di Pace.

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