martedì 8 maggio 2018

CI LASCIA ERMANNO OLMI




ADDIO ASPIRANTE CRISTIANO
Se Ermanno Olmi è Cristiano o meno lo sa il suo cuore e Dio. Quando vinse la Palma d'oro a Cannes per "l'albero degli zoccoli" nel 1978, alla domanda di un giornalista: chi è Ermanno Olmi, il regista rispose "aspirante Cristiano". Ieri, 07/05/2018, il regista si è spento all'età di 86 anni. La lettura dei testi biblici, la fede in quel Gesù venuto a salvare i deboli di corpo e di spirito, ha segnato la sua vita di uomo ed intellettuale. Il suo non sentirsi pienamente in armonia con i dettami evangelici era il frutto della sua visione della religiosità come un continuo cammino, una continua ricerca, che non si ferma mai. Non si è "Cristiani", perché non si finisce mai di imparare ad amare, non si impara mai pienamente e definitivamente l'arte di essere a servizio degli altri. La sua filmografia è impregnata di questa filosofia di vita. Nato nelle campagne lombarde, nello stesso casale filmato ne "L'albero degli zoccoli", ha vissuto tutta la sua vita a Milano. Questo suo legame con la campagna e con la metropoli, l'ha portato a raccontare il lavoro del contadino mai con nostalgia e poetica bucolica ma con la consapevolezza che la terra è lavoro, la terra è dolore, la terra è sofferenza. La ricerca di armonia fra uomo e creato è frutto di una battaglia interiore ed esteriore, compiuta con zappe e vomeri, in cui si deve fare i conti anche con il padrone oppressore. Nei suoi film ha raccontato gente dolente, accarezzata dalla mano invisibile di Dio che l'ama. Ma Olmi non raccontava solo il rapporto fra la natura e l'uomo, raccontava anche la vita sociale urbana. "Il Posto", il film che nel 1962 lo fece conoscere al mondo, raccontava delle aspirazioni all'emancipazione sociale degli italiani attraverso la ricerca di un occupazione non solo dignitosa, ma anche intellettuale. Per la prima volta il figlio del contadino poteva procurarsi da vivere non impugnando la vanga ma la penna. Come non ricordare "Lunga vita alla signora", il film che gli diede il leone d'argento (il secondo posto) a Venezia nel 1987, una metafora del potere visto con gli occhi di alcuni ragazzini chiamati a servire la cena di gala della "Signora".Sovvengono le immagini dello splendido e memorabile "La leggenda del santo bevitore" tratto dal racconto autobiografico di Joseph Roth, in cui la tematica della salvezza dell'uomo attraverso l'amore divino viene esplicitata da Olmi. Come non ricordare la "Leggenda del bosco vecchio" (1993) in cui il tema della natura è collegato ai legami affettivi intergenerazionali. E' la storia dell'amicizia fra un bambino e un anziano. Ermanno Olmi ci lascia un testamento spirituale pieno di ottimismo e di speranza, che ha vergato nella sua autobiografia "Il ragazzo di Bovisa". Indica la strada dell'amore e della solidarietà per cambiare il mondo. Chiede a noi cittadini dell'universo di camminare mano nella mano sul cammino che porta a Dio, quali "aspiranti cristiani" come lo era lui. Addio Ermanno, anzi ciao, sicuri che stai abbracciando il Padre che ha inseguito per tutta la vita.

Nessun commento:

Posta un commento