ARTICOLO 128
Le Province e i
Comuni sono enti autonomi nell’ambito dei principi fissati da leggi generali
della Repubblica, che ne determinano le funzioni. (Questo articolo è stato abrogato
dell’articolo 9 comma 2 della Legge Costituzionale del 18 ottobre 2001, n.3)
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
Questo articolo è stato abrogato. Non esiste più nell’ordinamento
costituzionale italiano. Non certo perché i comuni e le province hanno smesso
di essere enti pubblici facenti parte della Repubblica. Il contrario! Hanno
acquisito una maggiore rilevanza. Il testo novellato ha riconosciuto al comune e
alle province il titolo di ente
esponenziale delle istanze della popolazione e lo ha indicato
come elemento costitutivo della Repubblica, al pari delle Città Metropolitane,
delle Regioni e dello Stato. Si veda in tal senso l’articolo 114 della legge
fondamentale italiana. In particolare spetta al comune, in quanto ente che ha
fini generali, tutte le funzioni amministrative che riguardano il territorio
comunale, in particolare i servizi alla persona. Alla Provincia spettano le
funzioni amministrative volte a tutelare interessi e bisogni dei cittadini che
riguardano vaste zone intercomunali, che coincidono amministrativamente con il
territorio provinciale, che può essere definito sia con legge dello stato sia
con norma regionale. La storia dei due enti è diversissima. Quella dei Comuni
affonda le sue radici nella cultura rinascimentale italiana. I Comuni sono
stati il cuore della letteratura, dell’arte della nostra Penisola. I grandi
monumenti, le grandi testimonianze storiche del millennio scorso, sono il
frutto di queste istituzioni. Il Regno d’Italia (1861), prima, e la repubblica,
poi, hanno voluto poggiare il proprio ordinamento su queste istituzioni che
sono l’espressione di comunità locali sempre attive e ricche di idee e di
valori. Le province invece sono il frutto della scelta del Regno di Sardegna,
agli albori del XIX, di dotarsi di una struttura amministrativa similare a
quella della Francia di napoleone. Il compito delle Province è quello di
gestire l’amministrazione di territori non urbanizzati, ma limitrofi alle
città. Il loro compito è quello di gestire la fauna, la vegetazione, i
trasporti e la viabilità locale. La riforma costituzionale del 2017 intendeva
abrogare la Provincia come ente costituzionale, ma la rivolta popolare, la
valanga di “no” al referendum confermativo della legge costituzionale
denominata Boschi, dal nome del ministro che l’aveva proposta, ha evitato la
sparizione dell’istituto provinciale. Priorità del nuovo governo è ridare
slancio all’istituto provinciale. Speriamo che Matteo Salvini e Antonio Di
Maio, i due leader di Lega e Movimento Cinque Stelle, siano coerenti con le
promesse fatte agli elettori e riportino le elezioni e la democrazia nei
consigli provinciali, cancellati da un’improvvida legge voluta del Centro-
sinistra. Le Province saranno il cuore pulsante della politica targata
Movimento e Lega.
Ma cosa vuol dire che le province sono enti autonomi? L’ente
autonomo è un ente pubblico che cura gli interessi una determinata
collettività, in una posizione di autonomia più o meno ampia rispetto ad altri
organi dello stato. Si differenzia dall’ente strumentale perché non è in
posizione ancellare rispetto ad altre istituzioni dello stato. L’ente
strumentale esiste perché è funzionale all’attività di un altro ente pubblico. Invece
l’ente autonomo ha come finalità prestare servizio alla cittadinanza
direttamente. Insomma autonomia vuol dire possibilità di effettuare le proprie
scelte e avere un proprio indirizzo politico amministrativo. È bene
sottolineare che un ente autonomo e sottomesso alla legge della Repubblica,
opera secondo i principi generali da essa dettata. L’abrogazione dell’articolo
128 della Costituzione non vuol dire che le Province e i comuni non siano
sottomessi alle norme. Essi devono comunque rispettare l’ordinamento giuridico
italiano e anche, bisogna ricordarlo, le normative europee che vertono su
materie di loro competenza. Ma il ruolo dei comuni e delle province è più
importante rispetto al passato. Non sono meri enti amministrativi, ma
concorrono attivamente all’attuazione della politica dello stato e diventano
istituzioni portanti dell’apparato istituzionale italiano. Non è un caso che la
riforma costituzionale del 2001 ha introdotto il principio della sussidiarietà.
Cosa è tale concetto? L’ente più vicino ai cittadini, il più prossimo alla vita
quotidiana, si deve far carico della loro tutela. Ove è possibile un compito
istituzionale deve essere svolto dall’ente che per le sue caratteristiche
territoriali e per la sua vicinanza alla vita quotidiana della gente è il più
idoneo a rendere la popolazione compartecipe alle sue scelte. I servizi di
assistenza, di aiuto, di servizio e di soddisfazione dei bisogni primari devono
essere affidati ai comuni, enti costituzionali più vicini alla popolazione.
Solo in caso di impossibilità a compiere il servizio per motivi oggettivi, tale
incombenza spetta all’istituzione territoriale, diciamo, più ampia: cioè città
metropolitana, Provincia, regione e, in fine, stato. Insomma gli enti locali
sono molto più di semplici enti autonomi, sono il motore della vita sociale,
sono il cuore pulsante delle istituzioni che stanno vicine alla gente comune.
Elemento fondamentale, costitutivo, della Provincia e del comune è il
territorio. Può apparire pleonastico e scontato, ma è bene ribadirlo, un comune
e una provincia non sarebbe senza il suo territorio. L’istituzione locale ha
senso solo e unicamente se si interfaccia con la realtà locale in cui opera. Le
strade, la gestione del decoro urbano e dei contadi, sono gli elementi
essenziali delle attività di province e Comuni.
Occorre allora sottolineare che l’articolo 128 è stato
abrogato non per sminuire l’importanza delle province e dei comuni all’interno
del nostro ordinamento repubblicano. Al contrario per decuplicarne il valore e
la centralità. Le istituzioni locali diventano il motore effettivo della vita
sociale e politica dell’intera nazione. Le Città sono le protagoniste assolute
dell’attività economica, sociale, culturale e ricreativa dell’intera nazione.
Non sono più meri enti di coordinamento fra Stato e cittadino, diventano
fautori loro stessi di una politica compartecipativa. Basti vedere il ruolo che
oggi hanno i sindaci nella vita pubblica, come sono rispettati ed ascoltati.
Basti vedere come la cattiva gestione dell’ente comunale procuri sempre più
spesso danni d’immagine non solo al primo cittadino ma anche al partito o alla
formazione politica di cui fa parte, a dimostrazione dell’attenzione degli
elettori verso il suo operato. Per quanto riguarda le Province, il governo di
centro sinistra nella passata legislatura le voleva abolire. Ha compiuto una
indubbia forzatura abolendone, con legge, gli organi elettivi (consiglio e
presidente) ancor prima di abolire gli articoli costituzionali che la
istituivano. La legge Costituzionale che doveva mettere nel cassetto della
storia la Provincia è stata bocciata dagli elettori attraverso un referendum.
Ci auguriamo che il nuovo governo Lega / Movimento Cinque Stelle riporti le
Province al centro della vita istituzionale del paese, speriamo che Di Maio e Salvini
riportino presto l’Italia a votare per rinnovare i consigli provinciali
depauperati dalla sinistra.
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