lunedì 14 maggio 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 128



ARTICOLO 128

Le Province e i Comuni sono enti autonomi nell’ambito dei principi fissati da leggi generali della Repubblica, che ne determinano le funzioni. (Questo articolo è stato abrogato dell’articolo 9 comma 2 della Legge Costituzionale del 18 ottobre 2001, n.3)

Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.

Questo articolo è stato abrogato. Non esiste più nell’ordinamento costituzionale italiano. Non certo perché i comuni e le province hanno smesso di essere enti pubblici facenti parte della Repubblica. Il contrario! Hanno acquisito una maggiore rilevanza. Il testo novellato ha riconosciuto al comune e alle province  il titolo di ente esponenziale delle  istanze della popolazione e lo ha indicato come elemento costitutivo della Repubblica, al pari delle Città Metropolitane, delle Regioni e dello Stato. Si veda in tal senso l’articolo 114 della legge fondamentale italiana. In particolare spetta al comune, in quanto ente che ha fini generali, tutte le funzioni amministrative che riguardano il territorio comunale, in particolare i servizi alla persona. Alla Provincia spettano le funzioni amministrative volte a tutelare interessi e bisogni dei cittadini che riguardano vaste zone intercomunali, che coincidono amministrativamente con il territorio provinciale, che può essere definito sia con legge dello stato sia con norma regionale. La storia dei due enti è diversissima. Quella dei Comuni affonda le sue radici nella cultura rinascimentale italiana. I Comuni sono stati il cuore della letteratura, dell’arte della nostra Penisola. I grandi monumenti, le grandi testimonianze storiche del millennio scorso, sono il frutto di queste istituzioni. Il Regno d’Italia (1861), prima, e la repubblica, poi, hanno voluto poggiare il proprio ordinamento su queste istituzioni che sono l’espressione di comunità locali sempre attive e ricche di idee e di valori. Le province invece sono il frutto della scelta del Regno di Sardegna, agli albori del XIX, di dotarsi di una struttura amministrativa similare a quella della Francia di napoleone. Il compito delle Province è quello di gestire l’amministrazione di territori non urbanizzati, ma limitrofi alle città. Il loro compito è quello di gestire la fauna, la vegetazione, i trasporti e la viabilità locale. La riforma costituzionale del 2017 intendeva abrogare la Provincia come ente costituzionale, ma la rivolta popolare, la valanga di “no” al referendum confermativo della legge costituzionale denominata Boschi, dal nome del ministro che l’aveva proposta, ha evitato la sparizione dell’istituto provinciale. Priorità del nuovo governo è ridare slancio all’istituto provinciale. Speriamo che Matteo Salvini e Antonio Di Maio, i due leader di Lega e Movimento Cinque Stelle, siano coerenti con le promesse fatte agli elettori e riportino le elezioni e la democrazia nei consigli provinciali, cancellati da un’improvvida legge voluta del Centro- sinistra. Le Province saranno il cuore pulsante della politica targata Movimento e Lega.

Ma cosa vuol dire che le province sono enti autonomi? L’ente autonomo è un ente pubblico che cura gli interessi una determinata collettività, in una posizione di autonomia più o meno ampia rispetto ad altri organi dello stato. Si differenzia dall’ente strumentale perché non è in posizione ancellare rispetto ad altre istituzioni dello stato. L’ente strumentale esiste perché è funzionale all’attività di un altro ente pubblico. Invece l’ente autonomo ha come finalità prestare servizio alla cittadinanza direttamente. Insomma autonomia vuol dire possibilità di effettuare le proprie scelte e avere un proprio indirizzo politico amministrativo. È bene sottolineare che un ente autonomo e sottomesso alla legge della Repubblica, opera secondo i principi generali da essa dettata. L’abrogazione dell’articolo 128 della Costituzione non vuol dire che le Province e i comuni non siano sottomessi alle norme. Essi devono comunque rispettare l’ordinamento giuridico italiano e anche, bisogna ricordarlo, le normative europee che vertono su materie di loro competenza. Ma il ruolo dei comuni e delle province è più importante rispetto al passato. Non sono meri enti amministrativi, ma concorrono attivamente all’attuazione della politica dello stato e diventano istituzioni portanti dell’apparato istituzionale italiano. Non è un caso che la riforma costituzionale del 2001 ha introdotto il principio della sussidiarietà. Cosa è tale concetto? L’ente più vicino ai cittadini, il più prossimo alla vita quotidiana, si deve far carico della loro tutela. Ove è possibile un compito istituzionale deve essere svolto dall’ente che per le sue caratteristiche territoriali e per la sua vicinanza alla vita quotidiana della gente è il più idoneo a rendere la popolazione compartecipe alle sue scelte. I servizi di assistenza, di aiuto, di servizio e di soddisfazione dei bisogni primari devono essere affidati ai comuni, enti costituzionali più vicini alla popolazione. Solo in caso di impossibilità a compiere il servizio per motivi oggettivi, tale incombenza spetta all’istituzione territoriale, diciamo, più ampia: cioè città metropolitana, Provincia, regione e, in fine, stato. Insomma gli enti locali sono molto più di semplici enti autonomi, sono il motore della vita sociale, sono il cuore pulsante delle istituzioni che stanno vicine alla gente comune. Elemento fondamentale, costitutivo, della Provincia e del comune è il territorio. Può apparire pleonastico e scontato, ma è bene ribadirlo, un comune e una provincia non sarebbe senza il suo territorio. L’istituzione locale ha senso solo e unicamente se si interfaccia con la realtà locale in cui opera. Le strade, la gestione del decoro urbano e dei contadi, sono gli elementi essenziali delle attività di province e Comuni.

Occorre allora sottolineare che l’articolo 128 è stato abrogato non per sminuire l’importanza delle province e dei comuni all’interno del nostro ordinamento repubblicano. Al contrario per decuplicarne il valore e la centralità. Le istituzioni locali diventano il motore effettivo della vita sociale e politica dell’intera nazione. Le Città sono le protagoniste assolute dell’attività economica, sociale, culturale e ricreativa dell’intera nazione. Non sono più meri enti di coordinamento fra Stato e cittadino, diventano fautori loro stessi di una politica compartecipativa. Basti vedere il ruolo che oggi hanno i sindaci nella vita pubblica, come sono rispettati ed ascoltati. Basti vedere come la cattiva gestione dell’ente comunale procuri sempre più spesso danni d’immagine non solo al primo cittadino ma anche al partito o alla formazione politica di cui fa parte, a dimostrazione dell’attenzione degli elettori verso il suo operato. Per quanto riguarda le Province, il governo di centro sinistra nella passata legislatura le voleva abolire. Ha compiuto una indubbia forzatura abolendone, con legge, gli organi elettivi (consiglio e presidente) ancor prima di abolire gli articoli costituzionali che la istituivano. La legge Costituzionale che doveva mettere nel cassetto della storia la Provincia è stata bocciata dagli elettori attraverso un referendum. Ci auguriamo che il nuovo governo Lega / Movimento Cinque Stelle riporti le Province al centro della vita istituzionale del paese, speriamo che Di Maio e Salvini riportino presto l’Italia a votare per rinnovare i consigli provinciali depauperati dalla sinistra.

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