venerdì 18 maggio 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 133


ARTICOLO 133

“Il mutamento delle circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell’ambito di una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziative dei Comuni, sentita la stessa Regione.

La Regione, sentite le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”

Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.

Mentre l’articolo 132 si occupa delle modalità per la creazione di nuove Regioni, o per l’accorpamento di quelle esistenti o il passaggio di parti di territorio da una all’altra, l’articolo 133 si occupa della modifica o della nascita di province. Se per la modifica del territorio Regionale occorre una legge costituzionale, per la creazione o la soppressione di province è “sufficiente” una legge della Repubblica. Il primo comma dell’articolo 133 indica che l’iniziativa dei comuni interessati è indeferibile. Sono loro che devono scegliere di formare una nuova provincia, che deve essere interpretata come la necessaria istituzione atta a favorire la creazione di infrastrutture atte a favorire il collegamento fra comuni. Insomma le Province sono quelle entità che gestiscono il territorio, soprattutto quello rurale e si occupano della viabilità locale, quelle strade di breve tratto che collegano paesi e città. È da notare che per la creazione di nuove province la costituzione non prevede come iter obbligatorio la consultazione della popolazione locale, come nel caso di formazione di nuove Regioni. Basta che i comuni richiedenti consultino la propria Regione, chiamata ad esprimere un suo parere, che può essere negativo o positivo. Poi faranno richiesta al governo di produrre un disegno di legge in materia che sarà approvato dal parlamento. È bene ricordare quindi che i comuni che vogliono formare una nuova provincia non presentano una proposta di legge di costituzione di nuova provincia al parlamento. Non hanno la potestà di farlo, la costituzione non lo concede loro. L’iniziativa legislativa è in mano al governo. L’esecutivo nazionale presenterà la questione alle camere che si esprimeranno sulla creazione della nuova provincia. La partecipazione dei Comuni alla formazione della nuova provincia è indubbiamente importantissima. Come abbiamo detto sono queste entità locali che saranno chiamati a compartecipare attivamente alle attività provinciali. Ma la creazione delle Province è un atto dello stato centrale. La popolazione locale deve essere coinvolta, ma la potestà istitutiva è nelle mani del parlamento. Insomma le province sono istituite dall’alto, cioè dal Parlamento. Rimane il fatto che sono viste come il cuore della vita politica del paese. Il Movimento Cinque Stelle e la Lega, le due forze politiche che saranno chiamate a formare il nuovo governo, si sono battute strenuamente contro la loro cancellazione, speriamo che il nuovo governo riesca a metterle al centro della vita istituzionale del paese.

Il secondo comma dell’articolo 133 tratta della istituzione di nuovi comuni e di nuove circoscrizioni comunali. Compito affidato alla Regione, che con proprie leggi può istituire nuovi comuni, cambiare il nome, la denominazione, di quelli già esistenti e creare nuove circoscrizioni. Le circoscrizioni sono il polmone della vita civica. Nelle grandi città, questi enti di autogoverno di quartiere sono importantissimi per la gestione della viabilità e dei parchi pubblici. Sono anche palestra politica, molti giovani iniziano il loro impegno civico proprio dalle circoscrizioni. È bene che siano valorizzati. È bene che la Regione, che ha la potestà legislativa in tale materia, si adoperi a rendere più efficace il rapporto di interazione fra circoscrizioni, province, comuni al  fine di creare armonia istituzionale, quell’efficienza voluta dalla Costituzione. Le circoscrizioni, i comuni e le province sono state individuate come le istituzioni più vicine alla popolazione locale, le loro funzioni amministrative le rendono più efficaci nelle risposte da dare alla popolazione residente. È oggettivo che i comuni siano il punto di riferimento principale per la cittadinanza. Il sindaco è l’uomo che nel bene e nel male si occupa dei problemi quotidiani della gente. Rimane il fatto che anche le circoscrizioni, con la loro attività silente, aiutano la popolazione a migliorare la propria vita quotidiana. È bene che la costituzione, l’articolo 132, le nomini, individui in loro un importante snodo della vita sociale. La creazione di nuovi comuni, la creazione di nuove circoscrizioni, l’eventuale accorpamento di quelle già esistenti, è un compito importantissimo che la Costituzione dà all’ente regionale. La nascita di quelle agorà, piazze di confronto dialettico, che sono le entità locali comunali e circoscrizionali è un impegno fondamentale. Dalle Città e dai piccoli centri scaturisce quello spirito civico che potrebbe essere la salvezza del paese in questi anni così difficili. I cittadini, noi tutti, devono imparare ad essere solidali. Spesso si dice che la fratellanza, lo spirito di servizio, l’impegno verso i disabili, i meno fortunati è roba da “parrocchia”. Specialmente nel Sud la solidarietà è demandata solo al mondo cattolico. Negli uffici, nei luoghi di lavoro, il disabile è deriso. Invece le comunità locali dovrebbero impegnarsi nell’aiutare chi, perché debole, non ha posto di lavoro e rischia di perderlo. I comuni devono essere fulcro di solidarietà civica che deve lavorare parallelamente a quella religiosa.

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