ARTICOLO 133
“Il mutamento delle
circoscrizioni provinciali e la istituzione di nuove Province nell’ambito di
una Regione sono stabiliti con leggi della Repubblica, su iniziative dei
Comuni, sentita la stessa Regione.
La Regione, sentite
le popolazioni interessate, può con sue leggi istituire nel proprio territorio
nuovi Comuni e modificare le loro circoscrizioni e denominazioni”
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
Mentre l’articolo 132 si occupa delle modalità per la
creazione di nuove Regioni, o per l’accorpamento di quelle esistenti o il
passaggio di parti di territorio da una all’altra, l’articolo 133 si occupa
della modifica o della nascita di province. Se per la modifica del territorio
Regionale occorre una legge costituzionale, per la creazione o la soppressione
di province è “sufficiente” una legge della Repubblica. Il primo comma dell’articolo
133 indica che l’iniziativa dei comuni interessati è indeferibile. Sono loro
che devono scegliere di formare una nuova provincia, che deve essere
interpretata come la necessaria istituzione atta a favorire la creazione di infrastrutture
atte a favorire il collegamento fra comuni. Insomma le Province sono quelle
entità che gestiscono il territorio, soprattutto quello rurale e si occupano
della viabilità locale, quelle strade di breve tratto che collegano paesi e
città. È da notare che per la creazione di nuove province la costituzione non
prevede come iter obbligatorio la consultazione della popolazione locale, come
nel caso di formazione di nuove Regioni. Basta che i comuni richiedenti
consultino la propria Regione, chiamata ad esprimere un suo parere, che può
essere negativo o positivo. Poi faranno richiesta al governo di produrre un
disegno di legge in materia che sarà approvato dal parlamento. È bene ricordare
quindi che i comuni che vogliono formare una nuova provincia non presentano una
proposta di legge di costituzione di nuova provincia al parlamento. Non hanno
la potestà di farlo, la costituzione non lo concede loro. L’iniziativa
legislativa è in mano al governo. L’esecutivo nazionale presenterà la questione
alle camere che si esprimeranno sulla creazione della nuova provincia. La
partecipazione dei Comuni alla formazione della nuova provincia è indubbiamente
importantissima. Come abbiamo detto sono queste entità locali che saranno
chiamati a compartecipare attivamente alle attività provinciali. Ma la
creazione delle Province è un atto dello stato centrale. La popolazione locale
deve essere coinvolta, ma la potestà istitutiva è nelle mani del parlamento.
Insomma le province sono istituite dall’alto, cioè dal Parlamento. Rimane il
fatto che sono viste come il cuore della vita politica del paese. Il Movimento
Cinque Stelle e la Lega, le due forze politiche che saranno chiamate a formare
il nuovo governo, si sono battute strenuamente contro la loro cancellazione,
speriamo che il nuovo governo riesca a metterle al centro della vita
istituzionale del paese.
Il secondo comma dell’articolo 133 tratta della istituzione
di nuovi comuni e di nuove circoscrizioni comunali. Compito affidato alla
Regione, che con proprie leggi può istituire nuovi comuni, cambiare il nome, la
denominazione, di quelli già esistenti e creare nuove circoscrizioni. Le
circoscrizioni sono il polmone della vita civica. Nelle grandi città, questi
enti di autogoverno di quartiere sono importantissimi per la gestione della
viabilità e dei parchi pubblici. Sono anche palestra politica, molti giovani
iniziano il loro impegno civico proprio dalle circoscrizioni. È bene che siano
valorizzati. È bene che la Regione, che ha la potestà legislativa in tale
materia, si adoperi a rendere più efficace il rapporto di interazione fra
circoscrizioni, province, comuni al fine
di creare armonia istituzionale, quell’efficienza voluta dalla Costituzione. Le
circoscrizioni, i comuni e le province sono state individuate come le
istituzioni più vicine alla popolazione locale, le loro funzioni amministrative
le rendono più efficaci nelle risposte da dare alla popolazione residente. È oggettivo
che i comuni siano il punto di riferimento principale per la cittadinanza. Il
sindaco è l’uomo che nel bene e nel male si occupa dei problemi quotidiani
della gente. Rimane il fatto che anche le circoscrizioni, con la loro attività
silente, aiutano la popolazione a migliorare la propria vita quotidiana. È bene
che la costituzione, l’articolo 132, le nomini, individui in loro un importante
snodo della vita sociale. La creazione di nuovi comuni, la creazione di nuove
circoscrizioni, l’eventuale accorpamento di quelle già esistenti, è un compito
importantissimo che la Costituzione dà all’ente regionale. La nascita di quelle
agorà, piazze di confronto dialettico, che sono le entità locali comunali e
circoscrizionali è un impegno fondamentale. Dalle Città e dai piccoli centri
scaturisce quello spirito civico che potrebbe essere la salvezza del paese in
questi anni così difficili. I cittadini, noi tutti, devono imparare ad essere
solidali. Spesso si dice che la fratellanza, lo spirito di servizio, l’impegno
verso i disabili, i meno fortunati è roba da “parrocchia”. Specialmente nel Sud
la solidarietà è demandata solo al mondo cattolico. Negli uffici, nei luoghi di
lavoro, il disabile è deriso. Invece le comunità locali dovrebbero impegnarsi
nell’aiutare chi, perché debole, non ha posto di lavoro e rischia di perderlo.
I comuni devono essere fulcro di solidarietà civica che deve lavorare
parallelamente a quella religiosa.
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