martedì 29 maggio 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: TERZA DISPOSIZIONE FINALE E TRANSITORIA


TERZA DISPOSIZIONE TRANSITORIA E FINALE
“Per la prima composizione del Senato della Repubblica sono nominati senatori, con decreto del Presidente della Repubblica, i deputati dell’Assemblea Costituente che posseggono i requisiti di legge per essere senatori e che:
sono stati presidenti del Consiglio dei Ministri e di Assemblee legislative;
hanno fatto parte del disciolto Senato;
hanno avuto almeno tre elezioni, compresa quella dell’Assemblea costituente.
sono stati dichiarati decaduti nella seduta della Camera dei deputati del 9 novembre 1926;
hanno scontato la pena della reclusione non inferiore a cinque anni in seguito a condanna del tribunale speciale fascista per la difesa dello Stato.
Sono nominati altresì senatori con decreto del Presidente della Repubblica, i membri del disciolto Senato che hanno fatto parte della Consulta Nazionale.
Al diritto di essere nominati senatori si può rinunciare prima della firma del decreto di nomina. L’accettazione della candidatura alle elezioni politiche implica rinuncia al diritto di nomina a senatore.”
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
Le disposizioni transitorie e finali sono diciassette articoli, approvati dell’assemblea costituente il 1947, che hanno la funzione di regolamentare il passaggio dal regime monarchico a quello repubblicano. Sono norme importantissime. Norme che hanno permesso di garantire la continuità istituzionale dello stato, anche in un periodo di grande rottura costituzionale. È bene ricordare che la nascita della Costituzione e l’esito del Referendum del 2 giugno 1946 segnavano il mutamento della forma di Stato. L’Italia da monarchia diventava Repubblica. Le disposizioni transitorie indicano la via per compiere questo guado istituzionale. In quest’ottica l’articolo terzo delle disposizioni transitorie e finali determina la composizione del primo senato repubblicano. Bisogna dire che la maggior parte dei senatori saranno eletti direttamente dal popolo alle consultazioni elettorali del 18 aprile 1948. Solo alcuni illustri personaggi, per il loro impegno antifascista e per la loro emerita attività politica nella prima parte del XX secolo, hanno avuto il privilegio di sedere sugli scranni del senato nella prima legislatura di diritto. Sono in realtà una decina. Sono persone che hanno svolto un ruolo centrale nel passaggio, tragico, della guerra in cui l’Italia scelse di stare al fianco degli americani nella lotta contro il fascismo. Ricordiamo Ivanoe Bonomi, ultimo presidente del consiglio prima del fatidico colpo di stato voluto da Mussolini. Sono state nominate senatori persone che hanno visto la prigione fascista e l’esilio. Insomma tutti coloro che furono protagonisti nella lotta all’antifascismo, ricoprendo cariche istituzionali, ebbero il diritto di essere componenti del primo senato della storia repubblicana. Per garantire la continuità storica dello stato i padri costituenti hanno voluto che illustri personalità,che sono stati protagonisti della storia della Monarchia, fossero partecipi della costruzione dello stato Repubblicano. Ancora una volta lo spirito di conciliazione, la voglia di superamento dello scontro fra le parti, prevalse. Uno spirito "bipartizan" che dovrebbe essere preso d'esempio ancor oggi. La Repubblica nasceva antifascista. Era inevitabile che ciò avvenisse, il regima di Mussolini aveva prodotto la catastrofe della seconda guerra mondiale, aveva ridotto le libertà delle persone, aveva imprigionato oppositori politici. Allo stesso tempo, però, la Repubblica aveva a cuore di acquisire, come prezioso bagaglio ideale, quella cultura liberale che aveva caratterizzato la prima fase della storia unitaria della nostra penisola. Ecco perché si è voluto che coloro che scelsero il cosiddetto "Aventino", coloro che abbandonarono il Parlamento quando il regime fascista vilmente uccise Giacomo Matteotti, diventassero di diritto senatori della Repubblica. Il loro impegno civile, il loro rimanere legati ai valori di giustizia e democrazia, li spinsero a sfidare Benito Mussolini, nonostante il fascismo si fosse dimostrato capace di uccidere chi a lui si opponesse. Insomma la terza disposizione transitoria è la manifestazione della volontà di riallacciare i nodi politici e costituzionali, per poter superare definitivamente le nefandezze del fascismo.Coloro che avevano subito l'onta di essere giudicati dal tribunale politico fascista avevano anch'essi diritto a diventare senatori. Chi durante la dittatura di Mussolini era stato processato e messo al confino per aver detto ciò che pensava, durante la Repubblica era chiamato a professare le proprie convinzioni nelle aule del Senato contribuendo a costruire l'era nuova della democrazia. Il tributo va a persone come Altiero Spinelli, che durante il fascismo erano stati costretti a vivere, reclusi, nell'isola di Ventotene. Persone che seppero vivere la prigionia come un momento per elaborare idee e pensieri utili a rendere forti e vitali i valori di libertà e democrazia. Insomma la terza disposizione transitoria, che rende senatori persone illustri, è l'epifania dello spirito di rinascita morale, sociale e culturale che ha animato i padri costituenti. La storia non si cancella, il passato generosamente si fa strumento per costruire il presente e progettare il futuro. Non è un caso che furono nominati senatori anche i membri della Consulta Nazionale. Un organismo, prezioso e forse poco conosciuto, che ha assunto il ruolo di coadiutore nei confronti dei governi di guerra che dopo l'otto settembre del 1943 cercavano di dirigere un'Italia ancora nel pieno di un conflitto ricco di lutti e di dolori ed occupata dal nazismo. Quell'assemblea, composta da membri dei partiti antifascisti e da illustri personalità nominate dal re (su indicazione dell'esecutivo), è stata al fianco del Comitato di Liberazione Nazionale nella lotta partigiana. Ha avuto un ruolo chiave nel riportare libertà e democrazia in un paese che aveva conosciuto vent'anni di dittatura. Certo la Consulta Nazionale ha avuto un ruolo di mero organo di consiglio. I decreti e gli atti aventi forza di legge erano voluti ed emanati dal governo. Tutti gli organi parlamentari del passato non esistevano più, depauperati e svuotati dalla barbarie fascista. Ma bisogna dare il merito alla Consulta Nazionale e ai suoi membri di aver riportato la dinamica democratica all'interno di un paese prostrato dalla guerra. All'interno della Consulta Nazionale ricominciò la palestra della democrazia parlamentare. Si cominciarono a delineare i ruoli e le idee dei partiti che caratterizzarono i primi vagiti della Repubblica, che riportarono la "normalità" democratica in un paese segnato da un potere dispotico. Insomma riassumiamo erano senatori di diritto nella prima legislatura repubblicana: coloro che erano stati presidenti del consiglio dei ministri o di assemblee legislative, coloro che avevano fatto parte del disciolto senato, coloro che erano stati eletti almeno tre colte come deputati; coloro che avevano scelto di opporsi al sopruso fascista abbandonando le camere il 9 novembre 1926, all'indomani dell'omicidio Matteotti, coloro che avevano scontato una condanna di almeno cinque anni per ragioni politiche di avversità al fascismo. Qui il pensiero è a Silvio Berlusconi, Sandro Pertini era considerato un martire perché imprigionato durante il ventennio per le sue idee, Berlusconi è considerato un martire da chi vota Lega e Forza Italia perché condannato dalla Repubblica per evasione fiscale. Matteo Salvini, alla notizia che la sua condanna del Cavaliere era estinta, ha dichiarato: si è messo fine a un'ingiustizia. Il pensiero va alla costatazione di come cambia il modo di pensare. Nel 1945 si pensava che lo stato che nega la libertà di pensiero commettesse ingiustizia, oggi si pensa che sia la guardia di finanza, che persegue Berlusconi e gli evasori fiscali come lui, a commettere un'ingiustizia. Forse la lega e forza italia porranno che gli evasori fiscali diventino senatori di diritto, imitando l'assemblea costituente che invece volle che lo fossero i prigionieri politici del fascismo.A conclusione bisogna ricordare che molti dei martiri della patria che avrebbero avuto diritto ad essere nominati senatori, fra cui molti partigiani come Sandro Pertini, scelsero l'agone elettorale, scelsero di presentarsi ai cittadini e chiedere il loro voto. Ricordiamo anche per questa sua scelta Tina Anselmi, eroica staffetta partigiana, e protagonista indiscussa della Repubblica che verrà. Insomma è bene commemorare coloro che si distinsero per il loro coraggio in guerra, contro il fascismo, e in pace per la loro cocciuta decisione di portare avanti le proprie idee e i propri valori e rendere questi vivi e operanti nelle aule parlamentari e nelle piazze, davanti alla gente.

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