martedì 24 ottobre 2017

CALCIO ANTISEMITA



ANNA FRANK
E' sconvolgete l'iniziativa di un gruppo di tifosi laziali. Hanno pubblicato una foto di Anna Frank, la ragazzina morta durante la seconda guerra mondiale in un campo di concentramento i cui diari sono rimasti monito per l'intera umanità, con in dosso una maglietta della Roma. Il loro intento era di insultare i romanisti. Per loro Anna Frank è un insulto. Fa orrore sapere che per degli italiani l'essere ebreo, l'essere debole e vittima dell'altrui prevaricazione è una colpa. Chi è il reo non è il carnefice, è la vittima. Chi merita di rimanere nell'infamia è una bambina di tredici anni non i suoi aguzzini nazisti. Sia chiaro non è la prima volta che gli emarginati sono considerati dei reietti. Quante volte la parola "handicappato" è usata come insulto, anche per questo motivo, provocatoriamente, chi vi scrive la usa per descrivere lo status psicofisico personale, quasi a dire che non ci sto ad usare i vostri gretti schemi mentali. Le parole vanno liberate anche dalle incrostazioni cattive prodotte da una malacultura sociale che rende "il diverso" un essere da considerare inferiore. Si è handicappati non perché inferiori agli altri ma perché diversi dagli altri, latori di un patrimonio etico che può essere messo comunque a frutto, per costruire una società in cui "Anna Frank" non sia un insulto ma sia vista come una ragazzina che ha saputo portare luce all'umanità raccontando nei suoi diari, con le incertezze legate all'età, un periodo storico di profondo buio in cui l'uomo sembrava sprofondare nelle tenebre. Allora da una parte è un bisogno personale sentirsi altro da quei tifosi laziali che considerano "Anna Frank" un insulto. Un modo per dire che io non appartengo a quel genere di italiano, che se il pregiudizio la xenofobia l'antisemitismo è un elemento del nostro paese, io orgogliosamente mi sento altro da questo che reputo schifo. Io mi voglio sottrarre da questa cultura che considera lo straniero, il credente in altre religioni, il diverso un essere da respingere o addirittura inferiore. Dall'altro vorrei provare a cambiare questo paese. Vorrei provare a far capire che il rispetto verso il prossimo è uno strumento efficace di convivenza. L'Italia può diventare un paese migliore se si espande l'amore e il rispetto verso l'altro. Rendere l'Italia un paese migliore è possibile. Basta riscoprire i valori di uguaglianza e di tolleranza che la nostra cultura millenaria contiene. Dante, Manzoni e tanti altri ci possono essere d'esempio per una cultura che rinneghi profondamente l'antisemitismo, il razzismo e il pregiudizio. Coraggio! La strada è lunga. Ce la possiamo, comunque, fare!
testo di Giovanni Fralagario

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