lunedì 9 ottobre 2017

DIFENDERE LAVORO E DIGNITA'



LAVORO
Quello che sta succedendo all'industria dell'acciaio italiano preoccupa per i risvolti di carattere industriale e per le conseguenze che potrebbero aversi per i numerosi lavoratori del settore. L'Ilva la principale, o meglio unica, azienda dell'acciaio italiano è stata ceduta a una cordata indiana. L'ancelormittal, l'impresa che proviene dalle sponde del Gange, ha rilevato l'impresa che ha stabilimenti siderurgici in tutto il paese, l'Ilva, in cambio di garanzie occupazionali. Apparentemente era una operazione che permetteva al nostro paese di mantenere una presenza industriale significativa in un settore fondamentale quale quello siderurgico. L'azienda doveva passare in mani a una dirigenza straniera ma doveva garantire nel nostro paese lavoro e sviluppo. Il piano industriale presentato dai nuovi padroni, però, scontenta sia governo che sindacati. Il tagli significativo delle buste paga ha già indotto i lavoratori a scioperare per ventiquattro ore, bloccando quasi interamente le industrie di Taranto e Genova. La tensione è alle stelle. I lavoratori sono scesi in piazza dietro uno striscione in cui era scritto solamente "pacta sunt servanda" come dire che è il padrone che si rimangia la parola data. D'altra parte la cordata che ha rilevato l'Ilva, che è composta anche dal gruppo italiano Marcegaglia oltre che dall'impresa asiatica, ha ricordato che il taglio dello stipendio è legato all'aumento del numero di posti di lavoro garantito. Se si garantiva 50mila euro all'anno al singolo lavoratore, nel quadro di un'impresa che aveva 8480 addetti. ora che l'Ilva ha deciso di far lavorare 10000 persone è inevitabile il taglio degli stipendi. I sindacati rifiutano questa ricostruzione. Il governo ha stilato un accordo quadro che garantiva la diminuzione del numero degli esuberi a parità di stipendio concordato. Inoltre la ridefinizione delle forme contrattuali, come vuole il padrone, non era contemplato nell'accordo. La cordata padronale risponde invece che la riassunzione dei dipendenti Ilva con la formula contrattuale denominata "job act" era scritta nero su bianco nel documento uscito dal tavolo congiunto fra governo, sindacati e impresa. Difficile dire chi ha ragione. Quello che possiamo costatare che dopo una crisi industriale che si trascina da anni, da decenni, ancora oggi l'Ilva e i suoi lavoratori non hanno un futuro certo. Il problema non è solo di carattere salariale, il timore è che pian piano gli indiani possano dismettere l'industria italiana favorendo maggiormente le industrie che hanno in Asia. L'Ilva è per loro uno strumento fondamentale per arrivare in Europa, per vendere l'acciaio da industria facente parte della UE, quindi senza pagare dazi doganali. Il dubbio è che possano aggirare le norme e rendere possibile che invadano il mercato del vecchio continente con acciaio prodotto in luoghi extracomunitari, utilizzando l'Ilva semplicemente come "testa di ponte" per aggirare i dazi.
testo di Giovanni Falagario

Nessun commento:

Posta un commento