martedì 31 ottobre 2017

RUSSIAN GATE

IL COLORE DEI RUBLI
E' stato colto sul fatto Paul Manfort, ex capo della campagna elettorale di Donald Trump. La FBI, la polizia federale degli Stati Uniti, l'accusa di frode fiscale e riciclaggio di denaro. Reati, che se commessi, portano a una condanna pari a vent'anni di carcere. Un altro membro dello staff del partito Repubblicano alla Casa Bianca è stato colpito da uno scandalo. Manfort si è già dimesso da ogni incarico governativo. Oltre a macchiare ulteriormente la moralità del bourò di Trump, questo scandalo rischia di fornire la prova definitiva di come Vladimir Putin, il presidente della Russia, abbia fortemente aiutato il magnate americano nella sua campagna elettorale che lo ha portato, vittorioso, alla presidenza. Il motivo? Semplice gli affari sporchi di Manfort riguarderebbero transazioni finanziarie fatte in Russia e in Ucraina, quando a Kiev c'era un governo alleato al Cremlino. Quei milioni di dollari in nero che manfort avrebbe fatto girare in diverse banche di diversi continenti sarebbero di provenienza governativa russa. Sarebbe imbarazzante per Trump che si venisse a scoprire che Manfort ha usato quei soldi per la campagna elettorale. Già un consigliere presidenziale, Rex Tillerson, ha dovuto presentare le proprie dimissioni perché si è scoperto impegnato in affari con Mosca. Se si dovesse scoprire che anche Monfort si sia rifornito di rubli, sarebbe difficilissimo per Trump sostenere la propria estraneità dai fatti. Intanto Trump prova a cercare gli strumenti per difendersi. Sta pensando di destituire il capo dell'FBI che sta dirigendo le indagini che potrebbero portare alla sua messa in stato d'accusa davanti al congresso. In più il suo staff giuridico sta pensando al "perdono presidenziale". Il "perdono presidenziale" è un istituto pensato per colpevoli o indiziati per reati federali. Il presidente degli stati uniti può perdonare un colpevole. Se applicato il soggetto è emendato da ogni tipo di processo e pena, è considerato scevro da colpe. Ovviamente l'istituto giuridico è stato usato pochissime volte. Il presidente che l'ha usato l'ha sempre usato per altri non per se stesso. Questa volta sarebbe un unicum. Il primo cittadino della Casa Bianca lo utilizzerebbe per perdonare se stesso e anche i membri del proprio staff. I giuristi sono concordi nel dire che non c'è nessuna ragione che impedisce questo atto, anche se concordano che sarebbe deprecabile dal punto di vista morale. Intanto Trump twitta: Ma perché al centro dell'indagine non ci sono la corrotta Hillary Clinton e i democratici????? (noi abbiamo tradotto la frase dall'inglese all'italiano ma abbiamo lasciato invariati i cinque punti interrogativi che Donald Trump ha postato). Insomma la tesi presidenziale è che ci sia un complotto contro di lui. Che la vera colpevole è la Clinton. Al momento però tutte le accuse che erano pendenti sulla Clinton, dal caso delle mail private a quello legato ai suoi fondi elettorali, si sono rilevate un falso. La Clinton probabilmente ha perso le elezioni per i sospetti su di lei, ma è apparsa successivamente innocente. Trump continua imperterrito ad accusarla come se non fosse stata scagionata, ma fosse rea di un'innumerevole lista di accuse. Ovviamente non sappiamo se i suoi collaboratori, accusati di reati finanziari, siano rei, ma appare stucchevole da parte del primo cittadino americano continuare pervicacemente a riservare sulla sua ormai ex avversaria accuse false. Intanto appare sempre più opaca la campagna elettorale che ha condotto Donald trump ad essere l'uomo più potente del mondo. Se dovesse scegliere di autoassolversi applicando il "perdono presidenziale" la sua credibilità davanti al paese sarebbe ancora minore di quella attuale, che è comunque assai poca.
testo di Giovanni Falagario

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