CHE IO FACCIA BEI SOGNI!
E' quello che si augura un medico condotto di Vargon, un paesino della Svezia. La cittadina è ordinata. Le strade pulite. I suoi pazienti sono persone anziane per lo più. Ci sono pochi bambini sia per la bassa natalità propria del paese sia per la scelta delle famiglie giovani di lavorare e abitare in città svedesi più grandi e più attive dal punto di vista industriale e commerciale. Il medico si chiama Mazem Dahhan. Non è originario della Svezia, è un immigrato. Il suo paese natale, dove ha vissuto e lavorato fino all'età di quasi quarantanni, è la Siria. E' un neurochirurgo di fama ad Aleppo, città ove viveva con la moglie e con i suoi tre piccolissimi bambini. Gli ospedali pubblici e privati si contendevano le sue consulenze. Per questo motivo era una persona agiata. Poi a marzo del 2011 dei giovani contestano apertamente, con manifesti e slogan, il potere del despota siriano Hassad. Il regime tortura e uccide i dissidenti. La gente reagisce scendendo in piazza. E' la guerra civile. L'esercito spara sulla folla inerme. Di fronte al sopruso del regime militare la protesta si fa violenta e viene gestita da ribelli armati di varia formazione politica e culturale. Anche gli integralisti divengono protagonisti del conflitto. E' in Siria, come in Iraq, che nasce il terribile Stato Islamico. Aleppo è in mano ai ribelli, non integralisti, non per questo la reazione del regime di Hassad è meno dura. Bombardamenti e sparatorie sono all'ordine del giorno. La famiglia di Mazem è in pericolo. Il medico decide di accettare una proposta di lavoro in un ospedale di Tobrouk in Libia. La Libia aveva appena visto l'impiccagione di Gheddafi, era in piena turbolenza politica. Però Toubrouk era visto come un paese tranquillo, lontano dalla guerra civile e vicino al rassicurante Egitto. Mai scelta fu tragica. In realtà Tobrouk, anche a causa delle tensioni interne del vicino egiziano. diviene scenario di guerra. Le donne e i bambini non possono uscire di casa. I ras locali scelgono i soggetti più deboli per depredarli e rapirli. Il dottore ha una proposta di matrimonio per la sua bambina di otto anni. Le "spose bambine" sono un fenomeno sconosciuto in Siria, almeno nella parte non dominata dallo Stato Islamico, di conseguenza la richiesta sconvolge il medico. La guerra lo perseguita. Bisogna fuggire anche dalla Libia. Prova a trovare rifugio in Qatar e negli Emirati Arabi. Questi paesi gli negano il visto. Allora decide, assieme a tre colleghi e alle loro famiglie, di prendere la via del mare. Bisogna attraversare il Mediterraneo per raggiungere la vicina Italia e poi andare nel Nord Europa. Trova il modo di salire su uno dei barconi che fanno da spola fra Africa e Europa. Mentre era in coperta abbracciato alla sua famiglia un tonfo violento. Il barcone ha urtato contro qualcosa. Si è aperta una falla. Con il telefono satellitare un suo collega telefona alla guardia costiera italiana. "Stiamo affondando! Aiutateci!". La risposta è: siete in acque maltesi, comunicheremo ai nostri colleghi de La Valletta la vostra posizione e vi soccorreranno. Sono momenti caotici. Alla centrale operativa della marina italiana non si rendono conto che l'unica nave che può raggiungere i naufraghi in tempo utile è la nave italiana Libra, che si trova a poche miglia marine. Intanto Malta, raccolto l'invito dell'Italia a soccorrere la nave dei migranti, fa alzare in volo un "interceptor", un aereo che si occupa della perlustrazione delle acque, il pilota George Abela, che ha una grande esperienza. Sorvola il mare in cui si trova il barcone e capisce subito che l'unica nave che può salvare vite umane è la Libra, capitanata allora dal comandante Catia Pellegrino. Nessuno risponde dal natante italiano. Allora prova a dare un resoconto dello stato delle cose al suo diretto superiore a Malta, il maggiore Ruth Riggier, una donna con tre figli e una lunga carriera militare. Qui la vicenda si fa nebulosa. La Riggier dice di aver usato i normali canali diplomatici e, allo stesso tempo, il filo diretto che Malta ha con tutte le navi militari alleate che navigano nel quadrante, quindi anche quelle italiane, senza avere risposta se non molte ore dopo. Le autorità italiane e gli ufficiali in stanza in quel momento sulla Libra, dichiarano di avere avuto da Malta la comunicazione solo molte ore dopo. Insomma il solito "scarica barile". Rimane il fatto che i naufraghi hanno avuto soccorso molte ore dopo il primo "sos". Molti sono stati i morti in quel dannato 11 ottobre del 2013, che ancor oggi riposano in fondo al mare. Si parla di duecento persone. Tutta la famiglia del dottor Mazem Dahhan è morta. Solo lui è sopravvissuto per un crudele gioco del destino. Ha chiesto rifugio politico alla Svezia che lo ha accolto. Ora Mazem, oltre che medico condotto svedese, sta portando avanti la sua battaglia per capire se quella tragedia poteva essere evitata. Ha fatto un esposto alla procura di Roma, la cui indagine però è stata archiviata. E ora è la procura di Caltanissetta a portare avanti le indagini. Ad onor del vero il capitano di fregata Catia Pellegrino è stata la responsabile dell'operazione "Mare nostrum" voluta dal governi Letta e Renzi. Dopo quel tragico episodio lei, i suoi uomini e le sue donne hanno salvato migliaia di vite umane. E' doveroso ricordarlo. Il pilota George Abela, invece, ha preferito dare le dimissioni, Se ne è andato in pensione non reggendo al dolore provocato dall'essere testimone inerme di quella tragedia. Quanto al dottor Mazem Dahhan: lavora ogni giorno e la notte si augura di fare bei sogni, di sognare i suoi tre bambini e la sua amata moglie felici come erano stati in un tempo, purtroppo, assai lontano.
testo di Giovanni Falagario
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