LA PACE DI FRANCESCO
Jorge Maria Bergoglio ci prova. Prova a portare pace contrastando i venti di guerra che provengono dall'Oceano Pacifico, che di pacifico in questi mesi sembra avere poco. l'11 e il 12 novembre 2017 si terrà a Roma un vertice indetto dal Vaticano che avrà come punto principale dell'agenda il tema: "Prospettive per un mondo libero dalle armi nucleari per un disarmo integrale". Parteciperanno i vertici delle Nazioni Unite e gli ambasciatori di tutte le nazioni accreditati al Soglio Pontificio. Interverrà Izumi Nakamitsu, Alto rappresentante Onu per il disarmo. Non mancherà Rose Gottemoeller, vice segretario generale della Nato. Sarà presente Beatriche Fihn direttrice dell'Ican che si è impegnata alacremente per l'abolizione delle armi nucleari e per questo motivo quest'anno è stata insignita del premino Nobel per la pace. Mentre gli Stati Uniti e la Corea del Nord si stanno affrontando in un braccio di ferro che sembra non avere prospettive di pace, il papa prova a portare su un piano multilaterale la crisi che rischia di portare all'olocausto nucleare. La Corea del Nord sembra decisa a portare avanti il suo folle piano di corsa agli armamenti. Il presidente Usa Donald Trump sembra intenzionato a impedirglielo usando la forza. Questo stato di cose potrebbe portare a un conflitto bellico di immani proporzioni, capace di fare milioni di morti. Questo vuole scongiurare il pontefice. Prova a coinvolgere una molteplicità di soggetti internazionali per inaugurare una nuova stagione improntata al dialogo. L'invito è di firmare prontamente il trattato che impone a tutte le nazioni di rinunciare all'armamento nucleare. Questo obbiettivo è ovviamente difficilmente raggiungibile in un breve arco temporale, ma è una prospettiva a cui Francesco non intende rinunciare. Il senso della conferenza di Roma non è solo questo. Il Papa sembra intenzionato a fare da mediatore fra le parti. Francesco vorrebbe che Washington e Piong Jang provassero a dialogare. E' una prospettiva difficile solo da immaginare , in un momento in cui le portaerei Usa veleggiano minacciose davanti alle coste della penisola coreana. D'altra parte nemmeno il Vaticano può negare che il dittatore nordcoreano, Kim Jong-un, sia un personaggio impresentabile. Difficile pensare di dialogare con un leader politico che utilizza l'omicidio e la tortura sistematica degli avversari politici come strumento di governo. Rimane il fatto che provare a cercare una soluzione pacifica di fronte a un incombente minaccia bellica sull'intera umanità è un dovere morale a cui la massima autorità religiosa del mondo cattolico non può e non vuole sottrarsi. Giovanni XXIII nel 1962 ebbe un ruolo fondamentale nello scacchiere internazionale per risolvere la crisi fra Usa e URSS causata dai missili che Mosca voleva istallare nell'isola caraibica. Paolo VI nel 1964 nel suo storico viaggio ad Israele proclamò solennemente "mai più guerra!" primo pontefice a farlo. Giovanni Paolo II ebbe un ruolo centrale negli anni che conclusero la Guerra fredda e posero fine alla cortina di ferro che separava gli stati europei.La voce di Papa Francesco potrebbe avere lo stesso afflato profetico dei suoi predecessori. Il papa potrebbe scongiurare una guerra dagli effetti devastanti. Chi è credente si affida alla divina provvidenza che agisce grazie all'opera dell'uomo, allo sforzo di un papa.
testo di Giovanni Falagario
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