I VALORI
In Italia c'è un colonialismo culturale. La popolazione italiana è costretta ad accettare passivamente quei dettami che la chiesa impone. L'aborto, la derisione dei più deboli, il divorzio, il non prendere in giro il disabile, l'esprimere solidarietà al rifugiato sono considerati imposizioni culturali dalla stragrande maggioranza del paese, da nord a sud. Chi vi scrive crede in questi valori. Crede che la solidarietà sia il fondamento della sua vita. La domanda è: lo spirito di fratellanza può essere il fondamento del vivere dell'intera società? Chi prende in giro il disabile, il tifoso laziale che usa il nome di "Anna Frank", chi picchia il migrante, come è successo il 29 ottobre 2017, nelle strade di Roma, deve essere censurato dal punto di vista sociale. Nell'ultimo caso, quello della violenza verso dei migranti pakistani, la censura penale è d'obbligo, la violenza ovviamente non può essere consentita. Però l'idea che ha indotto dei ragazzini romani a picchiare dei migranti può essere censurata? L'Idea che è giusto mettere all'angolo chi "ci ruba il lavoro", come gridavano gli adolescenti della capitale mentre picchiavano lo sfortunato avventore, è socialmente accettabile? La risposta viaggia nel cuore delle persone, nelle menti di tutti noi. Spesso i valori del cristianesimo sono incompatibili con il fluire quotidiano. Stiamo con i ladroni (i ragazzi che picchiano) e non con il picchiato, come avrebbe fatto il buon samaritano. Eppure non abbiamo il coraggio di dire che il messaggio evangelico non è nostro. Deridiamo il disabile, deridiamo il meno fortunato, come è successo alcuni mesi fa in un supermercato della Brianza, eppure ci professiamo credenti. Non riusciamo a vivere concretamente la nostra vita. Che senso ha credere che un ebreo duemila anni fa è sceso sulla terra a proferire il verbo divino e poi considerare una piccola ebrea come Anna Frank una reietta e oggetto di scherno? Che senso ha sentire parole di fratellanza, quando è costume deridere il più debole? I valori si scelgono, non si subiscono, non c'è nulla di male a rinnegare quelli cristiani. Allora proviamo a farci una seduta analitica collettiva. Proviamo a interrogarci su cosa siamo, su cosa è il paese, proviamo a chiederci se i valori di fraternità mazzianiana sono ancora validi, proviamo a chiederci addirittura se ha senso essere nazione, visti i referendum "autonomisti" in Lombardia e Veneto. Nulla è dato. Le persone che rifiutano i valori cristiani non devono nascondersi. E' meglio anche per i deboli che coloro che rifiutano la cultura della solidarietà esprimano con orgoglio le proprie posizioni invece di usare la violenza, non solo fisica ma anche psicologica, per sottomettere l'altro. Chi vi scrive crede nei valori di solidarietà e accoglienza. Ma cerca di capire chi non li condivide e gli chiede di esplicitare le proprie idee non con la prevaricazione ma con il ragionamento.
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