martedì 24 ottobre 2017



IL REFERENDUM: E' UN TEST
In Lombardia monta la polemica. Il referendum per l'autonomia di domenica 22/10/2017 doveva anche essere una rivoluzione digitale. Per la prima volta gli elettori si sono espressi non votando su una scheda cartacea ma attraverso un tablet. Avevano nelle urne un piccolo elaboratore con un Tuch screen su cui esprimere il proprio consenso. Il problema è che gli scrutatori avevano fatto, come è naturale, dei piccoli test per costatare che il sistema informatico funzionasse prima dell'apertura dei seggi. Oggi si scopre che ad urne aperte gli elettori hanno votato in modalità "test" e per una scelta politica della regione invece di annullare quei voti si è optato per computarli come validi assieme ai foti fasulli, perché testati. Insomma per non annullare i voti dei cittadini si è scelto di considerare validi i voti finti dei test. Probabilmente questo non ha confutato l'esito del referendum, i voti finti erano pochissimi. Rimane il fatto che una macchina del voto costosissima come quella messa in piedi dalla regione guidata da Roberto Maroni si è inceppata. Non ci sono solo gli episodi dei voti fasulli. C'è anche il caos delle chiavette vuote. Chiavette che dovevano trasportare i dati sui voti nei singoli seggi alla sede centrale operativa che doveva elaborare i dati. Queste chiavette giunte agli uffici regionali risultavano prive di dati. Gli addetti al trasporto delle chiavette si sono dovuti precipitare nuovamente nei seggi e recuperare i dati telematici dall'hardware delle periferiche locali, con un'operazione non contemplata dal regolamento regionale che dettava le modalità del voto elettronico, con il conseguente rischio di ulteriore inquinamento dell'esito elettorale. Certo suscita perplessità tutto questo. Qualche giorno fa Roberto Maroni aveva lodato l'efficienza della Regione Lombardia che aveva ideato uno strumento di voto computerizzato che doveva essere modello per il resto del paese. Aveva addirittura criticato il ministero degli interni per il suo rifiuto di finanziare al 100% il progetto lombardo di voto computerizzato. Oggi invece la novità è diventato mero esperimento agli occhi della lega in Lombardia. Negli uffici della Lega Nord in Lombardia si dice stizziti: quante storie per un referendum consultivo, è vero ci sono stati dei problemi, ma non si votava per eleggere qualcuno, era solo un test malriuscito. Intanto il Partito Democratico e il Movimento Cinque Stelle continua a criticare Maroni. Si dice: non si può considerare il referendum in Lombardia un Test, perché è fallito, mentre considerare quello in Veneto una vittoria e un progetto politico perché è andato a votare il 60% dei cittadini veneti. La Lega come festeggia Zaia e i suoi successi deve fare i conti con i fallimenti e gli sprechi di Maroni. A queste critiche il presidente della Lombardia non risponde e va avanti verso altri test.
testo di Giovanni Falagario


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