venerdì 27 ottobre 2017

PUNTI DI RIFERIMENTO

PUNTI DI RIFERIMENTO
Una società per poter vivere ha bisogno di modelli a cui riferirsi. E' un affermazione banale, scontata. Gli stati, le comunità, perdono la loro stabilità, si dissolvono, quando coloro che ne fanno parte cominciano a non riconoscere come propri i modelli valoriali propri della comunità civile. In Italia sta avvenendo questo? I valori di fratellanza e di comunanza iscritti nella costituzione stanno venendo meno? Addirittura è lecito domandarsi se i valori che sembravano comuni all'intero popolo non siano stati propri di pochi e imposti ai molti in maniera coatta? I valori di antirazzismo, solidarietà sono un bene comune di tutti gli italiani oppure sono frutto di una colonizzazione culturale fatta da pochi a danni di molti? L'episodio della tifoseria calcistica romana dà da pensare. I tifosi delle squadre calcistiche Lazio e Roma si insultano dandosi "dell'ebreo" o dell'ebrea (mi riferisco alla fotografia pubblicata suoi social network dai laziali con Anna Frank, la ragazzina ebrea autrice del noto diario e morta in un campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale, vestita con una maglietta della Roma). Si può stigmatizzare questo comportamento come episodico e frutto dell'insensibilità di pochi? Da un lato vorrei vivamente che si potesse farlo. Dall'altro è difficile non costatare che questo episodio sia l'ultimo di una lunga serie. Anche la tifoseria romana, ad esempio, in un passato recente ha utilizzato slogan razzisti. Poi il fenomeno non è relegato solo al mondo del calcio. Sui social network, anche su facebook, si possono facilmente rivelare "post", come si chiamano le pubblicazioni degli utenti, nei quali l'intolleranza verso il diverso è il motivo costante dell'argomentazione. Anche nelle strade, nei luoghi pubblici, fra la gente che compie le azioni della vita quotidiana, si possono facilmente cogliere conversazioni ove il tema principale è il proprio pregiudizio verso il diverso. In una società in cui il modello di riferimento è una carta costituzionale inclusiva, in una società in cui la religione predominante si fonda sulle parole di un ebreo di duemila anni fa che diceva che il giusto deve "ospitare lo straniero" (un passo del vangelo dice "avevo fame e mi hai dato da mangiare, avevo sete mi hai dato da bere, ero straniero e pellegrino mi hai ospitato" passo che indica l'azione del giusto), diventa evidente che la cultura dell'esclusione predominate in questi tempi mina le fondamenta della civiltà che a fatica ci siamo costruiti e che hanno costruito i nostri padri. Negli anni '30 del secolo scorso il nazismo e il fascismo, e per alcuni versi anche il comunismo, hanno messo in discussione i valori portanti della cultura cristiano europea, questo ha prodotto la seconda guerra mondiale e milioni di morti. Allora chiederci se sia il caso di combattere con la forza del ragionamento coloro che praticano l'intolleranza non sia un modo per difendere la pace, la coesione e la nostra stessa vita, non mi pare un interrogativo peregrino. Quando a San Pietroburgo un secolo fa un manipolo di comunisti hanno creduto che per portare la pace e la prosperità nel mondo fosse necessari reprimere i detentori della "cultura borghese", quando i bolscevichi hanno scelto di ammazzare la famiglia Romanov e tanti altri nobili e borghesi in nome di un presunto bene collettivo il XX secolo allora nascente è cominciato a precipitare in un baratro di morte. Quando si arriva alla convinzione che per raggiungere i propri obbiettivi bisogna eliminare l'altro, il nobile, il borghese, l'ebreo o qualsiasi altro appartenente a un gruppo sociale diverso dal nostro, si aprono scenari di morte terribili. Allora forse è il caso di meditare, di ragionare, di acquistare la consapevolezza che ogni forma di intolleranza, anche se avviene all'interno dello stadio, può portare disastri all'intera umanità se perseguita con folle determinazione. I valori cristiani e incisi nella nostra Costituzione e in quelle di molte altre nazioni possono essere un baluardo contro l'intolleranza e in fin dei conti contro la guerra e la morte. Provare a rispondere, affermando questi valori, alle provocazioni antisemite può essere realmente un modo per costruire una società migliore. Allora davanti a coloro che quotidianamente mettono in discussione la dignità altrui, il rispetto, il confronto pacifico e tollerante fra le diverse componenti sociali, con il loro operare intollerante dobbiamo provare a rispondere con il ragionamento e con il racconto di una comunanza fra le persone possibile e fondata sull'idea che l'amore verso il prossimo, o con un termine più laico, la solidarietà, sia l'unico strumento per vivere meglio la propria vita.
testo scritto da Giovanni Falagario


Nessun commento:

Posta un commento