venerdì 16 marzo 2018

VIAGGI NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 68


ARTICOLO 68

“I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti nell’esercizio delle loro funzioni
Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto, obbligatorio in flagranza.
Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza”

Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 68 della Costituzione Italiana, nel primo comma, garantisce l’immunità del Parlamentari e la piena libertà di esprimere opinioni. Non possono essere perseguiti per ciò che hanno detto mentre esercitavano le loro funzioni di deputato e senatore. Le opinioni non sono perseguibili sia se espresse in aula che in luoghi esterni, ma comunque pronunciate nell’esercizio delle proprie funzioni. L’articolo 68 esenta i parlamentari da ogni responsabilità civile, penale, amministrativa e disciplinare. Nessuno ha il diritto di sindacare le loro opinioni. Questo è un modo di proteggere l’istituzione assembleare. Coloro che fanno parte del parlamento devono essere certi di esercitare liberamente il loro mandato scevri da ogni condizionamento esterno. La libertà di esprimere le proprie idee serve per poter servire al meglio la Repubblica, con spirito di servizio e di umiltà, sapendo comunque alzare la propria voce davanti a ciò che si considera sopruso e sopraffazione. Ecco il senso che i costituenti hanno voluto dare a questo articolo. Non si voleva dare uno strumento di difesa a corrotti e corruttori, ma si voleva difendere coloro che potrebbero essere perseguiti solo a causa delle loro idee. Bisogna ricordare che questa guarentigia è limitata ai voti ed alle opinioni, per cui se viene commesso un fatto materiale, e questo integra gli estremi di un reato, il parlamentare è perseguibile penalmente. La garanzia costituzionale è riservata anche alle opinioni espresse nelle funzioni parlamentari o anche in altra sede (ad esempio in un comizio o in un’intervista televisiva). Il secondo comma garantisce l’immunità all’arresto, alla perquisizione personale, della abitazione e degli uffici per chiunque sia parlamentare in carica. C’è la possibilità di effettuare queste forme di coercizione legale nei confronti di senatori e deputati solo nel caso di flagranza. Solo nel caso in cui i politici sono presi con le mani sulla marmellata, possono subire arresti e perquisizioni. In caso contrario è necessario che vi sia un voto della Camera di appartenenza dell’indagato per procedere alle misure penali di coercizione. Insomma il Parlamento deve autorizzare l’autorità giudiziaria a svolgere atti quali: perquisizioni, intercettazioni e sequestro della corrispondenza se a subire tali azioni sono membri del parlamento. A tal proposito è nota la vicenda denominata scandalo delle Olgettine. Giovani collaboratrici di Forza Italia erano alloggiate, per volontà del capo politico del partito, all’Olgettina, un quartiere della periferia di Milano. La magistratura di Milano aprì un indagine su di loro, perché, a torto o a ragione è difficile dirlo, riteneva che fossero implicate in un giro di meretricio. Il problema è che ci furono intercettazioni telefoniche in cui si ascoltarono anche le conversazioni di Silvio Berlusconi, il loro massimo esponente politico. Allora il cavaliere era senatore, le sue intercettazioni non dovevano essere registrate se non un previo consenso del senato. Ci fu una disputa lunga e difficile, in cui il Cavaliere Silvio Berlusconi assume duplici vesti prima di parte lesa, perché si presunse ricattato dalle sue collaboratrici, e poi di indagato, quale beneficiario di un contratto leonino. Il Cavaliere si è sempre battuto per difendere il proprio diritto a scegliere in politica le proprie collaboratrici e anche ad avere un’attività sessuale con loro. Il giudice di Milano Ilda Boccassini, invece, ha sempre avuto la sensazione che i pagamenti che intercorrevano fra Berlusconi e le giovani donne, una anche minorenne da qui il reato, non fossero dovuti alle attività all’interno di Forza Italia, ma fossero motivate da carezze licenziose. Difficile dirlo. Quel che interessa a noi è sottolineare che l’indagine si arenò davanti alla necessità di un’autorizzazione parlamentare a rendere atti processuali le conversazioni telefoniche  del senatore Silvio Berlusconi. Le tutele volte a difendere da ingerenze esterne il parlamento, diventarono strumento per coprire attività comunque opache. Ecco un paradosso dell’articolo 68 che da essere strumento di libertà, diviene strumento di copertura per crimini. Bisogna dirlo la colpa non è della Costituzione. La colpa è della nostra classe politica che non è per niente avvezza all’onestà e alla trasparenza. Ci viene da pensare che l’immunità parlamentare non è stata voluta dai nostri padri costituenti per coprire atti leonini, corruzione e concussione. È stata voluta per proteggere i parlamentari dalla forza prevaricante dell’esecutivo, che avrebbe potuto utilizzare la forza della polizia per arrestare membri del parlamento che esprimevano fiera opposizione al governo. La tristezza e lo svilimento dei costumi di oggi hanno fatto in modo che l’immunità parlamentare fosse strumento per coprire la corruzione. Questo fenomeno non è solo di oggi. La Corruzione politica dilagante è manifesta fin dagli anni ’70 del secolo scorso. L’Italia non cambia mai. È necessario ricordare che anche il Partito Democratico, la forza che tradizionalmente si oppone a Forza Italia e Lega, sia coinvolto in scandali. Ricordiamo lo scandalo expo, in cui Primo Greganti, dirigente storico del PCI e vicino al PD, è stato indagato assieme al Legista Roberto Maroni. Questo a dimostrazione che tutte le forze politiche sono coinvolte. C’è da notare una differenza nell’elettorato. Mentre chi vota Lega e Forza Italia è indifferente agli scandali. La lega alle ultime elezioni ha aumentato i voti malgrado la corruzione al suo interno. La sinistra e i suoi elettori sono sensibili alla legalità. Appena appare lampante un fenomeno di corruzione  immediatamente i consensi diminuiscono, In passato si è pensato che l’assoluta indifferenza dell’elettorato al fenomeno della corruzione fosse dovuta alla convinzione che chiedere soldi da parte della politica dovesse essere finalizzato alla costruzione dello stato Padano. Si è sempre pensato che i politici di lega e Forza Italia chiedano tangenti per una finalità superiore, la divisione dell’Italia. Ma la nuova politica del segretario Matteo Salvini sembra aver cambiato rotta. Il capo della Lega sembra smentire il sogno di costruzione della Repubblica del Nord. Vuole che l’Italia rimanga unita. Ma allora la domanda è: perché gli elettori chiudono gli occhi davanti alle tangenti di destra, malgrado non vi sia più l’elemento ideale che le giustifica? Difficile dare una risposta. Certo che l’articolo 68 offre un ombrello sicuro per coloro che compiono atti illeciti. Spetterebbe all’elettorato punire la politica corrotta, non votandola. La sinistra alle ultime elezioni ha subito batoste per gli scandali legati alla mala gestione delle banche, il caso Banca Etruria è eclatante. La destra invece, malgrado malvessazioni plurime, è stata premiata dall’elettorato. Il perché è francamente difficile da spiegare, a meno che non si conclude che un elettorato corrotto elegge corrotti.

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