ARTICOLO 68
“I membri del
Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e
dei voti nell’esercizio delle loro funzioni
Senza autorizzazione
della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere
sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere arrestato o
altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che
in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto
nell’atto di commettere un delitto per il quale è previsto l’arresto,
obbligatorio in flagranza.
Analoga
autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni,
in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di
corrispondenza”
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 68 della Costituzione Italiana, nel primo comma,
garantisce l’immunità del Parlamentari e la piena libertà di esprimere
opinioni. Non possono essere perseguiti per ciò che hanno detto mentre
esercitavano le loro funzioni di deputato e senatore. Le opinioni non sono
perseguibili sia se espresse in aula che in luoghi esterni, ma comunque
pronunciate nell’esercizio delle proprie funzioni. L’articolo 68 esenta i
parlamentari da ogni responsabilità civile, penale, amministrativa e
disciplinare. Nessuno ha il diritto di sindacare le loro opinioni. Questo è un
modo di proteggere l’istituzione assembleare. Coloro che fanno parte del
parlamento devono essere certi di esercitare liberamente il loro mandato scevri
da ogni condizionamento esterno. La libertà di esprimere le proprie idee serve
per poter servire al meglio la Repubblica, con spirito di servizio e di umiltà,
sapendo comunque alzare la propria voce davanti a ciò che si considera sopruso
e sopraffazione. Ecco il senso che i costituenti hanno voluto dare a questo
articolo. Non si voleva dare uno strumento di difesa a corrotti e corruttori,
ma si voleva difendere coloro che potrebbero essere perseguiti solo a causa
delle loro idee. Bisogna ricordare che questa guarentigia è limitata ai voti ed
alle opinioni, per cui se viene commesso un fatto materiale, e questo integra
gli estremi di un reato, il parlamentare è perseguibile penalmente. La garanzia
costituzionale è riservata anche alle opinioni espresse nelle funzioni
parlamentari o anche in altra sede (ad esempio in un comizio o in un’intervista
televisiva). Il secondo comma garantisce l’immunità all’arresto, alla
perquisizione personale, della abitazione e degli uffici per chiunque sia parlamentare
in carica. C’è la possibilità di effettuare queste forme di coercizione legale
nei confronti di senatori e deputati solo nel caso di flagranza. Solo nel caso
in cui i politici sono presi con le mani sulla marmellata, possono subire
arresti e perquisizioni. In caso contrario è necessario che vi sia un voto
della Camera di appartenenza dell’indagato per procedere alle misure penali di
coercizione. Insomma il Parlamento deve autorizzare l’autorità giudiziaria a
svolgere atti quali: perquisizioni, intercettazioni e sequestro della
corrispondenza se a subire tali azioni sono membri del parlamento. A tal
proposito è nota la vicenda denominata scandalo delle Olgettine. Giovani
collaboratrici di Forza Italia erano alloggiate, per volontà del capo politico
del partito, all’Olgettina, un quartiere della periferia di Milano. La
magistratura di Milano aprì un indagine su di loro, perché, a torto o a ragione
è difficile dirlo, riteneva che fossero implicate in un giro di meretricio. Il
problema è che ci furono intercettazioni telefoniche in cui si ascoltarono
anche le conversazioni di Silvio Berlusconi, il loro massimo esponente
politico. Allora il cavaliere era senatore, le sue intercettazioni non dovevano
essere registrate se non un previo consenso del senato. Ci fu una disputa lunga
e difficile, in cui il Cavaliere Silvio Berlusconi assume duplici vesti prima
di parte lesa, perché si presunse ricattato dalle sue collaboratrici, e poi di
indagato, quale beneficiario di un contratto leonino. Il Cavaliere si è sempre
battuto per difendere il proprio diritto a scegliere in politica le proprie
collaboratrici e anche ad avere un’attività sessuale con loro. Il giudice di
Milano Ilda Boccassini, invece, ha sempre avuto la sensazione che i pagamenti
che intercorrevano fra Berlusconi e le giovani donne, una anche minorenne da
qui il reato, non fossero dovuti alle attività all’interno di Forza Italia, ma
fossero motivate da carezze licenziose. Difficile dirlo. Quel che interessa a
noi è sottolineare che l’indagine si arenò davanti alla necessità di
un’autorizzazione parlamentare a rendere atti processuali le conversazioni
telefoniche del senatore Silvio
Berlusconi. Le tutele volte a difendere da ingerenze esterne il parlamento,
diventarono strumento per coprire attività comunque opache. Ecco un paradosso
dell’articolo 68 che da essere strumento di libertà, diviene strumento di
copertura per crimini. Bisogna dirlo la colpa non è della Costituzione. La
colpa è della nostra classe politica che non è per niente avvezza all’onestà e
alla trasparenza. Ci viene da pensare che l’immunità parlamentare non è stata
voluta dai nostri padri costituenti per coprire atti leonini, corruzione e
concussione. È stata voluta per proteggere i parlamentari dalla forza
prevaricante dell’esecutivo, che avrebbe potuto utilizzare la forza della
polizia per arrestare membri del parlamento che esprimevano fiera opposizione
al governo. La tristezza e lo svilimento dei costumi di oggi hanno fatto in
modo che l’immunità parlamentare fosse strumento per coprire la corruzione.
Questo fenomeno non è solo di oggi. La Corruzione politica dilagante è
manifesta fin dagli anni ’70 del secolo scorso. L’Italia non cambia mai. È
necessario ricordare che anche il Partito Democratico, la forza che
tradizionalmente si oppone a Forza Italia e Lega, sia coinvolto in scandali.
Ricordiamo lo scandalo expo, in cui Primo Greganti, dirigente storico del PCI e
vicino al PD, è stato indagato assieme al Legista Roberto Maroni. Questo a
dimostrazione che tutte le forze politiche sono coinvolte. C’è da notare una
differenza nell’elettorato. Mentre chi vota Lega e Forza Italia è indifferente
agli scandali. La lega alle ultime elezioni ha aumentato i voti malgrado la
corruzione al suo interno. La sinistra e i suoi elettori sono sensibili alla
legalità. Appena appare lampante un fenomeno di corruzione immediatamente i consensi diminuiscono, In
passato si è pensato che l’assoluta indifferenza dell’elettorato al fenomeno
della corruzione fosse dovuta alla convinzione che chiedere soldi da parte
della politica dovesse essere finalizzato alla costruzione dello stato Padano.
Si è sempre pensato che i politici di lega e Forza Italia chiedano tangenti per
una finalità superiore, la divisione dell’Italia. Ma la nuova politica del
segretario Matteo Salvini sembra aver cambiato rotta. Il capo della Lega sembra
smentire il sogno di costruzione della Repubblica del Nord. Vuole che l’Italia
rimanga unita. Ma allora la domanda è: perché gli elettori chiudono gli occhi
davanti alle tangenti di destra, malgrado non vi sia più l’elemento ideale che
le giustifica? Difficile dare una risposta. Certo che l’articolo 68 offre un
ombrello sicuro per coloro che compiono atti illeciti. Spetterebbe all’elettorato
punire la politica corrotta, non votandola. La sinistra alle ultime elezioni ha
subito batoste per gli scandali legati alla mala gestione delle banche, il caso
Banca Etruria è eclatante. La destra invece, malgrado malvessazioni plurime, è
stata premiata dall’elettorato. Il perché è francamente difficile da spiegare,
a meno che non si conclude che un elettorato corrotto elegge corrotti.
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