ARTICOLO 81
“Lo Stato assicura l’equilibrio
fra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi
avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico.
Il ricorso all’indebitamento
è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e,
previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei
rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali.
Ogni legge che
importi nuovi o maggiori oneri provvede ai mezzi per farvi fronte.
Le Camere ogni anno
approvano con legge il bilancio e il rendiconto consuntivo presentato dal Governo.
L’esercizio
provvisori del bilancio non può essere concesso se non per legge e per periodi
non superiori complessivamente a quattro mesi.
Il contenuto della
legge di bilancio, le norme fondamentali e i criteri volti ad assicurare l’equilibrio
fra le entrate e le spese dei bilanci e la sostenibilità del debito complesso
delle Pubbliche Amministrazioni sono stabiliti con legge approvata a
maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera, nel rispetto dei
principi definiti con legge costituzionale”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 81 della Costituzione è stato modificato in
maniera rilevante dalla legge costituzionale del 8 maggio 2012. Questa ha
introdotto il cosiddetto “pareggio di bilancio”. L’articolo 81 tratta delle
modalità in cui il parlamento autorizza entrate e spese pubbliche attraverso la
legge di bilancio. A seguito della riforma la Costituzione impone che non vi
possa essere un divario fra entrate e uscite annuali. In base all’articolo 81 della
Costituzione novellato è vietato l’indebitamento per partite finanziarie. Insomma
se vi sono spese, al netto degli interessi sul debito, debbono avere adeguata
copertura. L’indebitamento è permesso alle regioni e agli enti locali solo per
investimenti pluriennali soggetti ad ammortamento, cioè con garanzia che il
debito venga estinto in un preciso arco di tempo. Insomma l’Italia intende
avere un virtuoso rapporto con il proprio bilancio. Vuole che le spese siano
adeguatamente coperte da entrate. È una scelta fatta dal ministro delle finanze
del IV Governo Berlusconi, Giulio Tremonti. L’esponente politico volle
riformare le leggi italiane adattandole alle normative europee di bilancio. Una
scelta coraggiosa che non fu premiata dalle forze politiche che di lì a poco
fecero cadere l’esecutivo. Giulio Tremonti ebbe l’appoggio morale e politico
solo di Matteo Salvini, allora neosegretario della Lega, che lo volle candidare
nelle fila del suo partito in segno di profonda stima verso una persona che
aveva dimostrato la volontà di conformarsi ai dettami dell’Unione Europea. È importante
notare che l’articolo 81 della Costituzione non impone una rigidità assoluta.
Consente un incremento delle spese, ci pare, in caso di avverse fasi del ciclo
economico. Almeno alla luce del primo comma, non appare azzardata tale
interpretazione. La definizione generica di “avversità economiche” potrebbe
indurre il parlamento e il governo a utilizzare la spesa pubblica come volano
per la crescita, attuando le teorie keneisiane. Certo l’enorme debito pubblico
che grava sulle nostre finanze inviterebbe alla prudenza. In questi anni,
invece di diminuire, il nostro disavanzo pubblico si è accresciuto. Ciò è
avvenuto malgrado le promesse dei governi a guida Partito Democratico di
ridurre fortemente il debito. Insomma alla luce degli avvenimenti succedutisi
dall’inizio del XXI secolo, i governi di destra e di sinistra hanno deluso sia
le attese di crescita economica sia le prospettive di riduzione del debito. Un
fallimento a cui hanno contribuito anche gli ingenti sprechi e gli scandali
finanziari. Ricordiamo il crac di Bancaetruria, che ha coinvolto direttamente
esponenti del PD, e il crac degli istituti di credito veneti e lombardi che
hanno coinvolto direttamente la Lega. È ora di cambiare. È ora di pensare al
bene dei cittadini, andando al di là degli interessi contingenti dei singoli
partiti. È bene che non si sprechi denaro pubblico. È bene che il Parlamento
ponderi con accuratezza i disegni di legge di Bilancio proposti dal governo,
prima di approvarli. È il caso che non si utilizzino più le manovre
finanziarie, le leggi dello stato che introducono nuove spese, per accontentare
interessi di parte più o meno legittimi. È il tempo che l’Italia abbia una
politica che pensi solo all’interesse generale. È difficile dire se la riforma che
impone il pareggio di bilancio abbia effetti realmente benefici. Da una parte è
necessario ridurre il debito pubblico che costringe il nostro paese a sottrarre
risorse ingenti ad investimenti e a infrastrutture pubbliche per pagare
interessi accumulati in decenni. Allo stesso tempo è opportuno pensare di dare
la possibilità a Comuni, province e Regioni di compiere opere di
ristrutturazione e mantenimento del territorio necessarie, ma che vengono
bloccate dai vincoli imposti ai bilanci locali. La Legge di Bilancio è una
fonte normativa fondamentale. Come fosse un’impresa lo stato deve dar conto del
proprio stato finanziario. Deve guardarsi allo specchio, vedere quali sono le
sue entrate e le sue uscite. Ogni settore della Pubblica Amministrazione deve
rendicontare il suo operato finanziario. Fra i capitoli del bilancio ci sono le
spese per la sanità, per le forze armate, per il funzionamento dei servizi
pubblici. Sono settori dello stato che sono importantissimi per l’intera
cittadinanza. È bene che il governo, come dice l’articolo 81, debba rendere
conto alle Camere e al paese del proprio operato. La crisi economica che
attanaglia l’Italia sembra un cappio al collo che soffoca il futuro di milioni
di persone, è compito dello stato provare a dare risposte adeguate alle domande
di coloro che non vedono nel domani prospettive migliori. La finanza Pubblica
deve occuparsi di queste persone. Deve occuparsi di tutti i cittadini,
garantendogli servizi adeguati, proteggendo il loro diritto alla salute, alla
famiglia, alla sicurezza, in sostanza a vivere una vita dignitosa. I bilanci
economici sono meri numeri, sterili diagrammi e partite doppie, che servono a
celare inganni e ruberie, se non hanno in sé quella tensione politica al bene
comune e al bene generale. I soldi dello stato devono servire a dare un posto a
chi non l’ha, favorendo investimenti che incrementino il pil (Prodotto Interno
Lordo). I soldi dello stato devono garantire la salute e il benessere generale,
adempiendo ai dettami dell’articolo 32. I soldi dello stato devono garantire l’istruzione
e la formazione dei piccoli come dice l’articolo 32. I soldi dello stato devono
garantire la formazione professionale dei lavoratori, come dice l’articolo 35.
Spulciando la Costituzione si può evincere che sono tantissimi gli ambiti in
cui la spesa pubblica va fatta e porta beneficio. È invece sotto gli occhi di
tutto quanto la Pubblica Amministrazione spreca in soldi ed energie. È tempo di
cambiare. È tempo di far rinascere il paese con una finanza pubblica
trasparente ed onesta.
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