ARTICOLO 66
“Ciascuna Camera
giudica dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte
di ineleggibilità e di incompatibilità”
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
Le Camere hanno il potere di autodichia, sancito dalla
Costituzione. Tale potere dà la possibilità alle due assemblee legislative di
giudicare autonomamente se i propri membri hanno i giusti titoli per essere
ammessi alla carica di deputato o senatore. I regolamenti delle Camere affidano
ad una commissione permanente costituita presso ciascuna camera il compito di
verificare se l’eletto ha i requisiti per la validità all’ammissione
all’ufficio e se le operazioni elettorali si siano svolte correttamente e
secondo le norme dello stato. Se le ragioni di incompatibilità e di
ineleggibilità sono definite da norme dello Stato, è affidata alla
insindacabile autorità di ciascuna camera la verifica delle cause di
estromissione di ciascun membro. La verifica delle elezioni si svolge in due
fasi, una necessaria (controllo di deliberazione) ed una eventuale (giudizio di
contestazione). Il controllo di deliberazione mira ad accertare che l’elezione
sia valida. Se la Giunta delle Elezioni (la commissione della Camera dei
Deputati che si occupa di verificare le elezioni) o la giunta delle elezioni e
delle immunità parlamentari (la equivalente commissione del senato) non
riscontrano irregolarità convalidano l’elezione. Se invece ci sono
contestazioni si procede a un dibattimento pubblico in cui si argomentano sia le
ragione contro la validità dell’elezione sia quelli a sfavore. Un’udienza che
assume le valenze di un procedimento giudiziario. L’eletto può portare davanti
alle commissioni dei dossier di discolpa e di precisazione che provano la
validità e la correttezza della propria candidatura ed elezione. La commissione
ascolta e delibera secondo coscienza in maniera collegiale. Urge notare quindi
che la prima fase, controllo di deliberazione, è un atto di natura meramente
amministrativa. Le commissioni controllano se gli atti elettorali e lo status
del candidato non ostano alla sua elezione. La seconda fase è di natura
giurisdizionale. Nell’esercizio di questo atto le Camere manifestano la loro
autodichia, cioè il loro potere di farsi giustizia da sole, cioè di dichiarare
la validità o meno dell’elezione del proprio membro senza ricorrere al potere
giudiziario. Questo è stato voluto dai padri costituenti per salvaguardare l’autonomia
del Parlamento. Sarebbe comunque opportuno che la giunta delle elezioni operi
con spirito di imparzialità e senso dello stato. La legge Severino ha
introdotto una causa di sopraggiunta ineleggibilità e di decadenza dalla carica.
In caso di condanna penale definitiva di un membro delle due assemblee, a
seguito di un voto da parte dell’assemblea di cui fa parte, lo status di
deputato o senatore decade. Questa legge è stata fortemente contestata da
coloro che votano Lega e Forza Italia. La formazione politica di destra ha
visto come una violazione dei diritti umani la perdita dello status di senatore
o deputato, per questo ha fatto ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
affinché venga censurata la suddetta legge Severino. Per gli elettori di Forza
Italia e Lega l’elezione alle camere è la legittima difesa davanti a un
processo. Chi è imputato si pone davanti agli elettori per chiedergli di
evitargli la condanna. L’aver permesso che Silvio Berlusconi o Cesare Previti
fossero costretti a espiare la loro pena è un vulnus gravissimo alla persona
umana, così affermano gli esponenti di Forza Italia e Lega. Staremo a vedere
chi ha ragione! Ha ragione la Costituzione Italiana che dice che la carica
pubblica è un onere, non un privilegio, da assolvere con decoro. Oppure hanno
ragione Lega e Forza Italia che asseriscono che la carica pubblica è uno
strumento per evitare il carcere. La risposta è nella corte europea dei diritti
dell’uomo, che purtroppo tarda a pronunciarsi. Noi preferiremmo dire che la
carica di senatore è deputato non è un privilegio. Chi siede in una delle due
camere rappresentative della Repubblica non deve farlo per evitare la galera.
La visione degli elettori di lega e Forza Italia la riteniamo assolutamente
sbagliata. Ovviamente questa è, e rimane la nostra opinioni. Rispettiamo coloro
che hanno votato Lega per il senso di onore e rispetto verso Mantovani, l’assessore
della regione Lombardia arrestato per tangenti. Per chi vota destra l’illecito
penale è scusabile, chi commette reato è considerato degno di rispetto. Noi
rispettiamo questa tesi, ma non la condividiamo. Siamo per un’Italia che si
pone regole rigide che tutti devono rispettare.
Scritto da Gianfranco Pellecchia
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