ARTICOLO 59
“È senatore di
diritto a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.
Il presidente della
Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato
la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e
letterario”
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 59 prevede la nomina presidenziale di alcuni
senatori, come in passato era prerogativa regia nominare l’alta camera, la
nostra costituzione prevede che cinque membri di Palazzo Madama debbano essere
nominati dal primo cittadino dello stato. Infatti non tutti i membri del senato
sono eletti dai cittadini. Alcuni assumono la carica di diritto, sono i
Presidenti della Repubblica emeriti. Quando il primo cittadino della Repubblica
cessa il suo mandato è automaticamente Senatore a vita della Repubblica, salvo
rinuncia. Questo è un titolo tributato a colui che per sette anni è stato il
sommo garante dell’ordinamento dello stato e della Costituzione. La Carta Fondamentale
prevede che i presidenti emeriti siano senatori a vita. Non c’è scadenza al
loro mandato. Il loro scranno a palazzo madama è un tributo alla carica
importantissima che hanno ricoperto. Il presidente della Repubblica, che ha
terminato il suo mandato, è chiamato a svolgere il ruolo di saggio consigliere
degli organi costituzionali. È chiamato a sedere nella Camera Alta del nostro
ordinamento. Ha un ruolo di grande importanza politica. L’azione di consiglio e
di raccomandazione svolta in passato e ancor oggi dagli ex presidenti della
Repubblica è preziosa. Certo molte polemiche ha suscitato il ruolo, ad esempio,
di Giorgio Napolitano, questi, appena dismesse le vesti di presidente della
Repubblica, si è trovato ad assumere un ruolo di consigliere e di garante di
una difficile situazione politica. Rimane il fatto che il ruolo del presidente
emerito e di senatore a vita è talmente decisivo da spingere la prassi costituzionale
a coinvolgere nelle consultazioni per la formazione del nuovo governo gli ex
capi dello Stato. Il Presidente della Repubblica può nominare cinque cittadini
alla carica di senatore. La Carta Costituzionale è chiarissima. La sua scelta è
vincolata a persone che hanno reso lustro alla patri per altissimi meriti nel
campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Insomma queste persone si
devono essere distinte nelle loro attività professionali. Sono stati senatori a
vita personalità quali: Edoardo De Filippo, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia,
Renzo Piano e moltissimi altri. Tutte persone che hanno realmente contribuito
alla crescita sociale, culturale e ideale del paese. Persone come Rita Levi
Montalcini, grazie ai suoi studi sulle malattie neurologiche, hanno dato un
contributo fondamentale a migliorare la vita dell’intera umanità. È giusto che
tali persone siano considerate onorabili e degne di sedere in senato. Un ampio
dibattito costituzionale si è sviluppato durante tutta la storia della
repubblica. Alcuni presidenti della Repubblica hanno interpretato il potere di
nominare senatori legato alla carica presidenziale. Cioè hanno reputato che in
senato ci potessero essere solo cinque senatori di nomina presidenziale. Se in
senato ci sono cinque senatori a vita il presidente si deve astenere da
nominarne altri. Questa tesi è stata fatta propria da Carlo Azeglio Ciampi,
Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. Altri presidenti della repubblica, fra
cui Sandro Pertini e Cossiga, hanno interpretato il limite di cinque senatori
quale divieto rivolto non all’istituzione presidenziale, ma al singolo
presidente in carica. Provo a spiegarmi: secondo la loro interprestazione dell’articolo
59 secondo comma, ogni singolo presidente potrebbe nominare cinque senatori a
vita. Insomma non ci sarebbe un limite alla presenza di senatori nominati, in
teoria, se non morisse alcun senatore di nomina presidenziale, ci potrebbe
essere un plotone di decine di senatori voluti dal Quirinale. Su questa
interpretazione la dottrina si è divisa. Si è comunque preferito lasciare il
giudizio su tale materia al singolo presidente, che si è sempre comportato secondo
coscienza. Appare comunque più opportuna la scelta dell’attuale inquilino del
colle di limitare il numero dei senatori a vita a cinque, astenendosi dal
nominarne altri se ciò volesse dire superare il numero previsto. Carlo Azeglio
Ciampi si astenne da nominare senatori proprio in attesa che, per cause
naturali, si riducessero il numero degli occupanti palazzo Madama per nomina
presidenziale. Polemiche ha suscitato la nomina di Mario Monti a senatore a
vita. Quella non fu vista come un’onorificenza. Fu una scelta politica dell’allora
presidente della repubblica Giorgio Napolitano, per dare una copertura
istituzionale a un uomo, un professore universitario e funzionario europeo, che
di lì a poche ore sarebbe stato chiamato a ricoprire la carica di Presidente
del Consiglio. Questa elezione appare discutibile. Non spetta a noi sindacare
sull’integrità morale e sulla levatura culturale di Mario Monti, indiscutibile uomo
di pregio. Quello che lascia perplessi è la strumentalità della norma. Il
titolo di senatore a vita non può essere trampolino per accedere ad altre
cariche dello stato. Non si può sopperire alla non elezione popolare con una
nomina presidenziale. La nomina a senatore deve essere solo finalizzata a
riconoscere gli alti meriti del prescelto, non ad aprirgli la strada ad una
carriera politica, seppur animata da alte finalità morali e sociali. Il
presidente Napolitano poteva nominare Mario Monti presidente del consiglio,
come le norme costituzionali dicono, senza questo passaggio, che nei fatti
degrada la carica di senatore a mero fattore strumentale. Altro valore morale e
ideale ha portato alla nomina di Liliana Segre, avvenuta quest’anno. Il
presidente Sergio Mattarella ha voluto nominare senatrice una donna che aveva
visto l’orrore dell’Olocausto. Testimone, bambina, dell’orrore del nazismo ha
speso tutta la sua vita per fare in modo che il razzismo e la xenofobia. Questa
nomina è stata un riconoscimento a chi è stata oggetto di violenza solo a causa
del proprio credo religioso. È una nomina fatta a ottanta anni dalle leggi
razziali volute da Mussolini. È una nomina voluta in concomitanza con delle
elezioni che hanno visto l’estrema destra raggiungere il 35% in Italia. Mentre
Attilio Fontana, attuale presidente della Lombardia, a nome di salvini e
Berlusconi richiamava il dovere di difendere la razza italiana, Mattarella
condannava quella filosofia che ottanta anni fa aveva ridotto a subumani nostri
connazionali rei soltanto di credere nella religione di Abramo. È stata una
scelta politica quella di Mattarella, al pari di quella di Napolitano quando
nominò Monti. Ma a mio parere è stata una scelta moralmente condivisibile. È rispettabile
e da rispettare l’opinione di chi vota Lega e Forza Italia, anche sul tema
della razza c’è diritto di parola. Ma allo stesso tempo è dovere di ogni
democratico combattere l’idea, che considero insana, che ci sia una razza
italiana, che ci siano razze migliori delle altre. Noi uomini siamo tutti
uguali. Tutti siamo sotto lo stesso cielo. È tempo di testimoniarlo, al fine di
far cambiare idea ai milioni di nostri connazionali che votano Lega e Forza
Italia.
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