lunedì 5 marzo 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 58

ARTICOLO 58
“I senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il venticinquesimo anni di età.
Sono eleggibili a senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno”.
Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
L’articolo 58 della Costituzione Italiana determina quali sono i termini minimi di età per essere eletti alla carica di senatore e per essere elettori del Senato. Se per la camera basta avere diciotto anni per poter esercitare il diritto di voto ed eleggere i deputati. Al senato è necessario avere venticinque anni per esercitare il diritto di elettorato attivo. Invece per esercitare il diritto di elettorato passivo, cioè per poter essere eletto senatore, bisogna avere almeno quaranta anni, mentre per far parte della Camera dei deputati basta essere venticinquenne. La riforma Costituzionale, approvata dal parlamento italiano il 12 aprile 2016 e bocciata dagli italiani nel referendum del 4 dicembre 2016, prevedeva l’abolizione del senato quale camera eletta direttamente dai cittadini. Intendeva ridurre drasticamente il numero dei senatori da trecentoquindici a cento. I senatori dovevano essere componenti dei consigli regionali e non dovevano avere alcun compenso extra per il loro incarico a palazzo Madama. Era una riforma populista, che considerava la politica come spreco di soldi. Il partito guidato da Renzi voleva far passare l’idea che gli stipendi ai politici sono un atto vergognoso. L’elettore ha fatto giustizia di questa riforma. Con il referendum l’ha bocciata. Oggi i senatori hanno lo stesso ruolo dei deputati. Sono giustamente retribuiti e partecipano alla formazione del governo, dandogli la fiducia, tutte cose che la riforma costituzionale voleva abrogare. Onore a Lega, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle che si sono battuti convintamente per il “NO”. Nel progetto di riforma costituzionale l’articolo 58 doveva essere interamente abrogato. I senatori, essendo emanazione diretta dei consigli regionali, non avevano bisogno di essere designati dal corpo elettorale. Erano i consigli regionali che dovevano tracciare i profili adeguati a ricoprire il seggio di Palazzo Madama. Bastava aver titolo per risiedere nell’assemblea della regione per poter sedere anche sugli scranni del senato. Quella riforma è acqua passata. Oggi il senato è camera alta. Il suo ruolo rimane importantissimo nel decidere le sorti dello stato. Non è relegato, come voleva la riforma, alle questioni di natura locale, ma è protagonista della vita nazionale e ne determina i destini. La Camera Alta è da sempre inserita negli equilibri del nostro stato. Fin dalla sua nascita ha esercitato un ruolo importantissimo. Con la nascita della Repubblica il ruolo del senato è diventato fondamentale. Mentre durante il regno d’Italia i senatori erano di nomina regia, con l’avvento dello stato Repubblicano i senatori vennero eletti dall’intero corpo elettorale, ultra venticinquenne. Quello che è urgente sottolineare che l’elezione al senato deve essere fatta a suffragio universale e diritto. È un punto centrale. Per suffragio universale si intende che tutti i cittadini sono chiamati al voto, senza distinzione di sesso e di censo. Per elezione diretta si intende che il voto del cittadino deve produrre direttamente l’elezione del senatore. Non vi può essere una forma di elezione indiretta: i cittadini scelgono dei delegati, che dovranno eleggere materialmente il senatore, questa forma di votazione è utilizzata negli Stati Uniti per eleggere il Presidente della Repubblica. Ora in questi decenni abbiamo avuto leggi elettorali che di fatto hanno dato ai partiti il potere di determinare i componenti di entrambi le camere. Di fatto le segreterie dei partiti sceglievano coloro che dovevano sedere sugli scranni del parlamento. Era una forma di elezione indiretta a priori. Si chiedeva ai cittadini di votare per liste bloccate. Cioè i partiti chiedevano il voto per sé e poi mandavano chiunque volessero in parlamento. La legge elettorale ideata dall’onorevole Calderoli ne era l’esempio più lampante. La Lega e Forza Italia avevano bisogno che fossero i leader di partito a scegliere i candidati, perciò idearono un sistema di liste bloccate. Berlusconi e salvini hanno bisogno di persone fidate in parlamento, persone disposte a fare qualsiasi cosa per il capo, disposte a votare qualsiasi legge. La Corte Costituzionale ha più volte bocciato questo modello elettorale. La Consulta considera indispensabile che l’elezione sia diretta. Cioè è necessario che i cittadini siano consapevoli del voto, sappiano di scegliere una persona da mandare in Parlamento e non si affidino alle pur rispettabili opinioni del Cavaliere, come viene chiamato il secolare dominus della vita politica italiana Silvio Berlusconi. Certo che finché la nostra carta fondamentale impone la scelta diretta da parte degli elettori del parlamentare, il disegno di portare in parlamento marionette, voluto da Lega e Forza Italia, avrà l’ostacolo della legge. Anche l’attuale legge elettorale ha delle liste bloccate, buona parte dei componenti delle camere saranno elette con metodo proporzionale in liste bloccate, un terzo invece sarà eletto direttamente dal popolo attraverso il sistema uninominale. Questo sistema è certo più consono alla Costituzione rispetto a quello desiderato da Berlusconi e Salvini, che desiderano un parlamento di nominati, ma è comunque ricco di contraddizioni che vanno risolte con un ulteriore riforma. In conclusione il Senato esiste, non è stato abrogato o ridotto nelle sue funzioni, il senato è eletto dal corpo elettorale ultra venticinquenne, il senato è composto da eletti che hanno compiuto almeno quarant’anni. Quello che manca è una riforma elettorale che garantisca che tutti i senatori siano eletti direttamente dai cittadini e non voluti dalle segreterie di partito.
Scritto da Gianfranco Pellecchia

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