mercoledì 21 marzo 2018

VIAGGIO NELLA COSTITUZIONE: ARTICOLO 74

ARTICOLO 74

“Il Presidente della Repubblica, prima di promulgare la legge, può con messaggio motivato alle Camere chiedere una nuova deliberazione.

Se le Camere approvano nuovamente la legge, questa deve essere promulgata”.

Per festeggiare i settanta anni dalla entrata in vigore della Costituzione Italiana, atto avvenuto il 1 gennaio 1948, "Racconto a mano libera" pubblica uno alla volta gli articoli della nostra carta fondamentale.
Il Presidente della Repubblica non è un mero notaio. Il suo compito non si riduce a porre una firma su una legge voluta e redatta dal Parlamento. Quando l’ultima camera che approva un disegno di legge la trasmette alla Presidenza della Repubblica chiede che il primo cittadino dello stato si faccia garante che tutto sia avvenuto con rispetto dei principi fondamentali della Repubblica. Il Presidente della Repubblica si erge a garanzia dei cittadini e dei valori fondanti del nostro stato. Per questa ragione può rifiutarsi di porre il proprio sigillo su una proposta di legge e rimandarla alle Camere per una più attenta meditazione sul testo. È un atto di tutela. È una volontà di porre un vincolo di garanzia contro un eventuale atto contrario ai principi fondanti del nostro  stato. Il presidente, firmando e promulgando una legge, la perfezione. Una norma non entra nel nostro ordinamento giuridico senza la sua firma. Ma il presidente della Repubblica non può e non deve scendere nell’agone politico. Il suo giudizio sul testo normativo approvato dalle assemblee parlamentari non deve essere sul merito. Chi decide i contenuti di una legge sono le due Camere. Il suo compito è garantire l’integrità costituzionale.  L’articolo 74 della Costituzione richiama a un dovere di responsabilità dell’inquilino del Quirinale verso la Nazione. I cittadini hanno in lui  un difensore dei principi fondamentali del nostro stato. Ma il presidente della Repubblica non ha potere di veto. Deve chinarsi sempre e comunque alla sovranità popolare che si manifesta nell’autorevolezza delle due camere nelle quali siedono i rappresentanti del popolo. Se un progetto di legge, approvato dalle due Camere, manifesta lampanti incongruenze e divergenze con La Costituzione, il Presidente della Repubblica deve rinviarlo una prima volta alle Camere, ma se entrambe le Camere lo riapprovano, il presidente deve tassativamente promulgarlo. Il testo normativo deve entrare nell’ordinamento giuridico dello stato. Il Presidente della Repubblica non ha il potere di veto. Non può e non deve intralciare le scelte dei due rami del parlamento. Il suo compito, preziosissimo, è quello di sottolineare alcuni aspetti, se li individua, che sono contrari all’ordinamento costituzionale. Sindacare sulla costituzionalità di una legge spetta a un organo appositamente istituito dalla nostra Legge Fondamentale. È la Coste costituzionale, istituita e regolamentata dal Titolo VI della Costituzione, che avrà il compito di analizzare nel merito una legge sospetta di essere incompatibile con il dettato costituzionale ed espellerela, con sentenza, dal nostro ordinamento giuridico. Il Presidente della Repubblica è una sentinella. È colui che grida “allarmi” quando vede un incendio. È colui che censura il Parlamento quando è lampante che il suo operare sia incompatibile con la Costituzione. Se il suo grido è inascoltato, se le due Camere comunque approveranno la norma che ritiene incostituzionale. Se il messaggio scritto che invia alle Camere con le motivazioni del suo rifiuto a firmare la prima volta la legge, viene inascoltato, deve firmare e promulgare la legge. Spetterà alla Corte Costituzionale, eventualmente coinvolta secondo la legge sulla questione, esprimersi. La Repubblica dà al suo Presidente poteri di persuasione e di dialogo. Il compito del Presidente è quello di indurre alla ragione le forze politiche. Se queste rifiutano i suoi ammonimenti non può far altro che accettarne le decisioni. Bisogna dire che nella storia Repubblicana sono stati molti i casi nei quali il Parlamento non è stato sordo agli ammonimenti del Presidente. Molte leggi rinviate alle camere sono state ridiscusse e modificate seguendo gli ammonimenti dell’inquilino del Colle. Molte leggi, grazie ai duri rimbrotti di presidenti quali Sandro Pertini e Carlo Azeglio Ciampi, sono state ridiscusse e modificate. Noto è lo scontro fra Carlo Azeglio Ciampi e l’allora maggioranza di governo  formata da lega e Forza Italia. La destra italiana, forte del consenso popolare, voleva porre leggi a salvaguardia di tutti coloro che avevano commesso illeciti finanziari. La Lega e Forza Italia, che allora si chiamava Popolo delle Libertà, volevano porre fine a tangentopoli, la grande inchiesta giudiziaria che aveva messo alle strette politici e imprenditori. Gli elettori avevano dato mandato a Berlusconi di aiutare chi aveva soldi all’estero detenuti illegalmente, chi aveva lavoratori in nero. Ciampi si oppose a questa politica, in nome della Costituzione che imponeva principi di rispetto delle legalità. Col senno di poi Ciampi aveva torto, Berlusconi ragione. Le ultime elezioni hanno visto votare in massa, soprattutto a Nord Italia, la Lega che si batte per i tanti che finiscono sotto inchiesta per ragioni finanziarie. Rimane il fatto che Ciampi rinviò le leggi “salva ladri”, non per fare un dispetto agli elettori di destra, ma per tutelare valori costituzionali. Salvini e Berlusconi devono mutare la Costituzione. Devono cancellare gli articoli che impongono il rispetto della Legalità, lo devono fare per adempiere al mandato degli elettori e per evitare che altri come Cesare Previti, Umberto Bossi, lo stesso Silvio Berlusconi subiscano l’onta di un’inchiesta giudiziaria o addirittura un processo. Speriamo che lo facciano presto. Speriamo che questo parlamento riesca a fare leggi che tutelino gli uomini di destra dalla magistratura, senza che un presidente della Repubblica possa porre freno alla volontà popolare che vuole difendere chi evade le tasse. Silvio Berlusconi in queste ore ha promesso di mettersi a capo della coalizione. Ha promesso che subentrerà a Salvini nelle trattative per la formazione delle Camere. Sarà un modo per rendere realizzabile quel “patto con gli Italiani” che Lega e Forza Italia hanno firmato finalizzato per difendere chi non rispetta la legge. Sergio Mattarella che farà? Anche lui non promulgherà le leggi salva tangentisti, come fece Ciampi? Staremo a vedere..

Scritto da Gianfranco Pellecchia

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