domenica 2 agosto 2020

BOLOGNA E LA SUA STAZIONE



UNA MATTINA D’AGOSTO ALLA STAZIONE

Sono passati quaranta anni. È una mattina di esodo quella del 2 agosto 1980. Alla stazione di Bologna ci sono migliaia di persone. Gente che torna a casa dopo un anno di lavoro da emigrante. Persone che vanno in vacanza, magari in mete esotiche o in grandi capitali del Nord Europa. Insomma persone comuni che scommettono nel mese estivo per antonomasia quale mezzo per trovare o ritrovare relax, affetto e serenità. Un’Italia allo stesso tempo diversissima e molto simile a quella di oggi. Non c’erano gli smartfone, ma si cercava la cabina telefonica per chiamare la moglie, l’amate o l’amica di sempre. Non c’erano gli emoticon, ma la gente si esprimeva il suoi sentimenti con adesivi e pupazetti . Insomma era l’Italia, per me che scrivo, dei nostri genitori, per altri, molto fortunati li invidio per la gioventù, dei loro nonni o magari per altri ancora l’Italia che hanno conosciuto in gioventù. Tutto procede al meglio. Con qualche sbadiglio, con qualche brontolio, si attende un treno, si va al bar a fare colazione. Insomma si aspetta l’agognato treno che porterà al mare o in montagna. Ma alle 10/30 i destini di tutti i presenti cambiano e con essi cambiano l’esorti dell’intera nazione. A Bologna succede ciò che non è concepibile, succede ciò che non dovrebbe succedere, il lutto segna drammaticamente i destini del paese. “BOOM”. Ottantacinque persone perdono la vita. Per ottantacinque famiglie c’è un lutto che segnerà per sempre la loro esistenza. “BOOM”. Duecento persone rimangono ferite, magari piangono di dolore per lo squarcio che ha subito il loro corpo, ma soffrono ancor di più nel vedere accanto a loro persone stese a terra che non si rialzeranno mai più. “BOOM”. L’Italia trema. “BOOM”. Lo stato è ferito a morte, la democrazia è messa in discussione da una macchinazione omicida organizzata e progettata da sconosciuti. “BOOM”. Tutti gli Italiani tremano di fronte a un futuro che sembra essere di sangue. “BOOM”. Perde la vita Flavia Casadei, che era partita da Rimini e si trovava alla stazione di Bologna per prendere la “coincidenza” per Brescia. “BOOM”. Muore Angelo Priore che da Messina andava in vacanza verso il Nord Italia. “BOOM”. Ed è finita la vita di persone comuni, persone come noi, che si trovavano in quel luogo per un accidente del destino, o magari solo perché la bigliettaia della stazione ferroviaria da cui erano partiti gli aveva dette: “cambiare” a Bologna è conveniente, vi fa risparmiare tempo. E quel cambio di treni, quel voler passare da un “rapido” a un “locale”, o viceversa, invece ha riempito una tomba, ha fatto sorgere una lapide. “BOOM”. Ma sia chiaro quel che è successo a una stazione italiana quaranta anni fa non è una fatalità. È un brutale omicidio, è una strage. Delle persone, degli uomini dabbene, degli “uomini d’onore” (come apostrofava Antonio  Bruto, che uccideva Cesare) hanno voluto, hanno organizzato ed eseguito quel vile attentato. Dopo quaranta anni, con fatica e con lo sforzo di giudici indomiti, quelle persone hanno un nome e un cognome. Chi volle la strage fu Licio Gelli, Umberto D’Amato e Mario Tedeschi. Un banchieri e uomini di stato, uomini d’onore, appartenenti al servizio secreto italiano e magari amiconi di altri “Uomini d’onore”, i mafiosi. Gli esecutori della strage sono altri uomini d’onore, i membri dei NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) che volevano vendicare i “martiri” (le virgolette me le dovete concedere) della Repubblica Sociale Italiana, condannati e, nei casi più gravi, anche giustiziati dalla giustizia democratica del dopoguerra. Fra i giudici della Repubblica che condannarono i fascisti ed il fascismo c’era anche quel Oscar Luigi Scalfaro, che divenuto Presidente della Repubblica fu sempre odiato dai leader anche della destra istituzionale e dal popolo, come viene chiamato dai politici di centro destra il loro elettorato. Ricordiamo le polemiche accese da Silvio Berlusconi nei confronti di Scalafaro, negli anni della sua presidenza. E il rifiuto di Matteo Salvini di volerlo salutare il 29 gennaio 2012 il giorno del suo funerale. Ma nell’Ottanta l’Italia è diversa. Nessuno ha mai pensato di contestare allora il partigiano Sandro Pertini, che da Presidente della Repubblica, corre a Bologna per piangere, insieme alla popolazione, i morti. Nessuno si sarebbe mai sognato di individuare nelle istituzioni repubblicane e nella costituzione il nemico. Era chiaro fin da allora che c’erano organi dello stato complici delle stragi, ma era anche certo che erano composti da persone corrotte e infingarde da sconfiggere e mettere in galera. L’Italia si trova unita di fronte al dolore. Il nemico era il fascismo, il terrore, la violenza. La democrazia, la libertà un bene da preservare anche, se necessario, sacrificando la propria vita. Come avevano fatto e faranno poliziotti, magistrati, giornalisti e tanti altri che svolgevano le più disparate attività, ma accomunati da un profondo senso civico. La Strage di Bologna è solo uno dei tanti episodi tragici del nostro paese. Purtroppo in Italia ci sono stati tanti, troppi, lutti. “BOOM”. Qualcuno vuole mettere “ordine” nella Penisola. Che vuol dire soltanto che tenta di fare un golpe uccidendo persone innocenti. Allora è tempo di ricordare. È tempo di tenere a mente che un certo tipo di “ordine” porta solo dolore e morte. Quaranta anni sono passati. Ma il ricordo della strage di Bologna deve rimanere vivido, affinché mai più il nostro paese debba “BOOM” vivere quel lutto tremendo. Ai parenti delle vittime, a coloro che rimasero feriti il nostro abbraccio. Loro sono l’Italia. Il paese che è colpito, ma che si rialza.

Nessun commento:

Posta un commento