L’EGEO CHE FA GOLA
Il Mare Egeo in questi anni è stato scenario di eventi
tragici, di sbarchi sulle isole greche e di tragici affogamenti di migranti.
Insomma si è toccato più volte il dramma della morte in quelle acque che sono
state la culla della cultura europea ed occidentale. In questi giorni la
Turchia però a rimesso piede nel mare che fu il lago di Atene nell’epoca
classica. Si vuole riprendere i migranti? Beh, no! Vuole il petrolio. L’oro
nero si trova nelle acque prospicienti quelle isole, territorio greco, ma a
pochissime miglia marine dalle coste turche. Si contano a decine in questi
giorni gli sconfinamenti delle navi per traforare il fondo di nazionalità turca
nelle acque elleniche. Erdogan, il presidente di Ancara, vuole fondare sull’oro
nero la sua egemonia nel Medio Oriente. Le proteste del governo greco sono
vibranti. Ma a far riscontro alle sue lamentele, c’è il silenzio della Russia,
degli Stati Uniti e perfino dell’Unione Europea, di cui la nazione ellenica fa
parte. Perché? La risposta è non tanto nella prospettiva di poter comprare o
utilizzare l’oro nero estratto dalla Turchia. Oggi il petrolio costa
relativamente poco. Non c’è affatto bisogno, per l’Occidente, di un altro
fornitore, per giunta scomodo, visto che la crisi economica legata al Corona
Virus porterà a una generale flessione consistente dei consumi, compreso quello
di carburante. L’obbiettivo vero è quello di non far suscitare le ire di Recep
Tayyip Erdogan, che si avvia a diventare deus ex machina di tutto lo scenario
geostrategico non solo del Medio Oriente
ma anche dell’Africa del Nord, visto il suo ruolo centrale nella crisi Libica e
dato il suo rapporto stretto con l’Egitto. Insomma la Turchia fa paura. Si tema
che possa, con una strategia diplomatica aggressiva, danneggiare seriamente i
già evanescenti interessi delle nazioni che fanno parte della Comunità Europea.
Ovviamente anche l’Italia rischia molto, tragicamente coinvolta nei fatti del
Nord Africa, non solo per l’emergenza migranti ma anche perché l’ENI (Ente
Nazionale Italiano per i petroli) ha la gestione di importanti giacimenti
petroliferi proprio in Libia. È, ad esempio, di qualche mese fa il rapimento in
terra libica di tre tecnici dell’azienda italiana, con un morto fra loro e tre
tornati nel nostro paese a caro prezzo.. non quantificato. Allora appare chiaro
che in questo momento tragico, fra pandemia e guerre, l’egemonia turca non è
solo sull’Egeo, ma anche sull’intero Mediterraneo. Il Mare Nostrum sembra
diventato il lago di Istanbul. Con quali conseguenze? Difficile a dirsi.
Intanto Erdogan fa tornare Santa Sofia, antichissima cattedrale costruita dagli
imperatori bizantini, moschea come era al tempo degli imperatori ottomani. È la
dimostrazione che si sente il più forte.
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