sabato 1 agosto 2020

IL PETROLIO DELL'EGEO



L’EGEO CHE FA GOLA
Il Mare Egeo in questi anni è stato scenario di eventi tragici, di sbarchi sulle isole greche e di tragici affogamenti di migranti. Insomma si è toccato più volte il dramma della morte in quelle acque che sono state la culla della cultura europea ed occidentale. In questi giorni la Turchia però a rimesso piede nel mare che fu il lago di Atene nell’epoca classica. Si vuole riprendere i migranti? Beh, no! Vuole il petrolio. L’oro nero si trova nelle acque prospicienti quelle isole, territorio greco, ma a pochissime miglia marine dalle coste turche. Si contano a decine in questi giorni gli sconfinamenti delle navi per traforare il fondo di nazionalità turca nelle acque elleniche. Erdogan, il presidente di Ancara, vuole fondare sull’oro nero la sua egemonia nel Medio Oriente. Le proteste del governo greco sono vibranti. Ma a far riscontro alle sue lamentele, c’è il silenzio della Russia, degli Stati Uniti e perfino dell’Unione Europea, di cui la nazione ellenica fa parte. Perché? La risposta è non tanto nella prospettiva di poter comprare o utilizzare l’oro nero estratto dalla Turchia. Oggi il petrolio costa relativamente poco. Non c’è affatto bisogno, per l’Occidente, di un altro fornitore, per giunta scomodo, visto che la crisi economica legata al Corona Virus porterà a una generale flessione consistente dei consumi, compreso quello di carburante. L’obbiettivo vero è quello di non far suscitare le ire di Recep Tayyip Erdogan, che si avvia a diventare deus ex machina di tutto lo scenario geostrategico non solo del  Medio Oriente ma anche dell’Africa del Nord, visto il suo ruolo centrale nella crisi Libica e dato il suo rapporto stretto con l’Egitto. Insomma la Turchia fa paura. Si tema che possa, con una strategia diplomatica aggressiva, danneggiare seriamente i già evanescenti interessi delle nazioni che fanno parte della Comunità Europea. Ovviamente anche l’Italia rischia molto, tragicamente coinvolta nei fatti del Nord Africa, non solo per l’emergenza migranti ma anche perché l’ENI (Ente Nazionale Italiano per i petroli) ha la gestione di importanti giacimenti petroliferi proprio in Libia. È, ad esempio, di qualche mese fa il rapimento in terra libica di tre tecnici dell’azienda italiana, con un morto fra loro e tre tornati nel nostro paese a caro prezzo.. non quantificato. Allora appare chiaro che in questo momento tragico, fra pandemia e guerre, l’egemonia turca non è solo sull’Egeo, ma anche sull’intero Mediterraneo. Il Mare Nostrum sembra diventato il lago di Istanbul. Con quali conseguenze? Difficile a dirsi. Intanto Erdogan fa tornare Santa Sofia, antichissima cattedrale costruita dagli imperatori bizantini, moschea come era al tempo degli imperatori ottomani. È la dimostrazione che si sente il più forte.


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