ARTICOLO 58 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“I senatori sono
eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori che hanno superato il
venticinquesimo anni di età.
Sono eleggibili a
senatori gli elettori che hanno compiuto il quarantesimo anno”.
L’articolo 58 della Costituzione Italiana determina quali
sono i termini minimi di età per essere eletti alla carica di senatore e per
essere elettori del Senato. Se per la camera
basta avere diciotto anni per poter esercitare il diritto di voto ed
eleggere i deputati. Al senato è necessario avere venticinque anni per
esercitare il diritto di elettorato attivo. Invece per esercitare il diritto di
elettorato passivo, cioè per poter essere eletto senatore, bisogna avere almeno
quaranta anni, mentre per far parte della Camera dei deputati basta essere
venticinquenne. La riforma Costituzionale, approvata dal parlamento italiano il
12 aprile 2016 e bocciata dagli italiani nel referendum del 4 dicembre 2016,
prevedeva l’abolizione del senato quale camera eletta direttamente dai
cittadini. Intendeva ridurre drasticamente il numero dei senatori da
trecentoquindici a cento. I senatori dovevano essere componenti dei consigli
regionali e non dovevano avere alcun compenso extra per il loro incarico a
palazzo Madama. Era una riforma populista, che considerava la politica come
spreco di soldi. Il partito guidato da Renzi voleva far passare l’idea che gli
stipendi ai politici sono un atto vergognoso. L’elettore ha fatto giustizia di
questa riforma. Con il referendum l’ha bocciata. Oggi i senatori hanno lo
stesso ruolo dei deputati. Sono giustamente retribuiti e partecipano alla
formazione del governo, dandogli la fiducia, tutte cose che la riforma
costituzionale voleva abrogare. Onore a Lega, Forza Italia e Movimento Cinque Stelle
che si sono battuti convintamente per il “NO”. Nel progetto di riforma
costituzionale l’articolo 58 doveva essere interamente abrogato. I senatori,
essendo emanazione diretta dei consigli regionali, non avevano bisogno di
essere designati dal corpo elettorale. Erano i consigli regionali che dovevano
tracciare i profili adeguati a ricoprire il seggio di Palazzo Madama. Bastava
aver titolo per risiedere nell’assemblea della regione per poter sedere anche
sugli scranni del senato. Quella riforma è acqua passata. Oggi il senato è
camera alta. Il suo ruolo rimane importantissimo nel decidere le sorti dello
stato. Non è relegato, come voleva la riforma, alle questioni di natura locale,
ma è protagonista della vita nazionale e ne determina i destini. La Camera Alta
è da sempre inserita negli equilibri del nostro stato. Fin dalla sua nascita ha
esercitato un ruolo importantissimo. Con la nascita della Repubblica il ruolo
del senato è diventato fondamentale. Mentre durante il regno d’Italia i
senatori erano di nomina regia, con l’avvento dello stato Repubblicano i
senatori vennero eletti dall’intero corpo elettorale, ultra venticinquenne.
Quello che è urgente sottolineare che l’elezione al senato deve essere fatta a
suffragio universale e diritto. È un punto centrale. Per suffragio universale
si intende che tutti i cittadini sono chiamati al voto, senza distinzione di
sesso e di censo. Per elezione diretta
si intende che il voto del cittadino deve produrre direttamente l’elezione
del senatore. Non vi può essere una forma di elezione indiretta: i cittadini
scelgono dei delegati, che dovranno eleggere materialmente il senatore, questa
forma di votazione è utilizzata negli Stati Uniti per eleggere il Presidente
della Repubblica. Ora in questi decenni abbiamo avuto leggi elettorali che di
fatto hanno dato ai partiti il potere di determinare i componenti di entrambi
le camere. Di fatto le segreterie dei partiti sceglievano coloro che dovevano
sedere sugli scranni del parlamento. Era una forma di elezione indiretta a priori.
Si chiedeva ai cittadini di votare per liste bloccate. Cioè i partiti
chiedevano il voto per sé e poi mandavano chiunque volessero in parlamento. La
legge elettorale ideata dall’onorevole Calderoli ne era l’esempio più lampante.
La Lega e Forza Italia avevano bisogno che fossero i leader di partito a
scegliere i candidati, perciò idearono un sistema di liste bloccate. Berlusconi
e salvini hanno bisogno di persone fidate in parlamento, persone disposte a
fare qualsiasi cosa per il capo, disposte a votare qualsiasi legge. La Corte
Costituzionale ha più volte bocciato questo modello elettorale. La Consulta
considera indispensabile che l’elezione sia diretta. Cioè è necessario che i
cittadini siano consapevoli del voto, sappiano di scegliere una persona da
mandare in Parlamento e non si affidino alle pur rispettabili opinioni del
Cavaliere, come viene chiamato il secolare dominus della vita politica italiana
Silvio Berlusconi. Certo che finché la nostra carta fondamentale impone la
scelta diretta da parte degli elettori del parlamentare, il disegno di portare
in parlamento marionette, voluto da Lega e Forza Italia, avrà l’ostacolo della
legge. Anche l’attuale legge elettorale ha delle liste bloccate, buona parte
dei componenti delle camere saranno elette con metodo proporzionale in liste
bloccate, un terzo invece sarà eletto direttamente dal popolo attraverso il
sistema uninominale. Questo sistema è certo più consono alla Costituzione
rispetto a quello desiderato da Berlusconi e Salvini, che desiderano un parlamento
di nominati, ma è comunque ricco di contraddizioni che vanno risolte con un
ulteriore riforma. In conclusione il Senato esiste, non è stato abrogato o
ridotto nelle sue funzioni, il senato è eletto dal corpo elettorale ultra
venticinquenne, il senato è composto da eletti che hanno compiuto almeno
quarant’anni. Quello che manca è una riforma elettorale che garantisca che
tutti i senatori siano eletti direttamente dai cittadini e non voluti dalle
segreterie di partito.
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