ARTICOLO 65 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“La legge determina i
casi di ineleggibilità e di incompatibilità con l’ufficio di deputato e
senatore.
Nessuno può
appartenere contemporaneamente alle due Camere”.
La Costituzione ha voluto che alcune cariche ed alcuni status giuridici fossero incompatibili con gli uffici di Senatore e Deputato. Non si può contemporaneamente ricoprire alcune cariche ed essere parlamentari della Repubblica. Non si può avere un determinato status giuridico e risiedere in parlamento. Le ragioni di questa scelta sono dovute alla volontà di garantire la libertà di voto e l’indipendenza degli eletti nell’esercizio del loro mandato. Il ricoprire alcune cariche pubbliche potrebbe influenzare l’esito elettorale. Il candidato che aspira a ricoprire il ruolo di membro del parlamento, potrebbe sfruttare la sua posizione per influenzare gli elettori. D’altro canto la consapevolezza di ricoprire una certa carica quasi certamente influenzerebbe l’agire della persona diventato onorevole. Le persone che non possono essere elette sono coloro che ricoprono determinati uffici: i consiglieri regionali, i sindaci, il capo e il vicecapo della polizia, i prefetti, i viceprefetti, i funzionari di Polizia di Stato, gli ufficiali generali, gli ammiragli e gli ufficiali superiori delle forze armate dello stato, limitatamente alla circoscrizione del loro comando territoriale, questo ultimo caso si definisce “illegittimità relativa”. Sono ineleggibili coloro che sono dipendenti di governi esteri, questo per evitare possibili interferenze da parte di autorità straniere nello svolgimento delle elezioni. Sono ineleggibili, o dovrebbero esserlo a norma della Costituzione, coloro che hanno particolari rapporti economici con lo stato, ad esempio i titolari di pubbliche concessioni, quali sono quelle a trasmettere programmi attraverso i segnali radiofonici e televisivi. È sotto gli occhi di tutti che per vent’anni questo principio è stato ignorato. Silvio Berlusconi ha tranquillamente fatto politica e ricoperto cariche pubbliche senza che il conflitto d’interessi sia stato mai sanato. Una nuova causa di ineleggibilità è stata introdotta nel nostro ordinamento nel 2012 con la legge Severino, il nome del guardasigilli che l’ha voluta. Chi ha subito una condanna penale definitiva non può accedere alla carica di senatore e deputato, è ineleggibile. Nel caso ricopra già una di queste cariche decade con voto dell’assemblea di cui fa parte, come è successo al senatore Silvio Berlusconi. L’incompatibilità fra pena subita e cariche pubbliche dura 6 anni. In realtà questa legge non vale solo per i membri del parlamento, anche coloro che ricoprono cariche pubbliche elettive o meno a livello locale decadono se condannati in primo grado per reati legati alla concussione e alla corruzione. Ora questa legge ha suscitato tantissime polemiche. Sono molti coloro che hanno subito il carcere a causa di questa legge. Ricordiamo l’onorevole Cesare Previti, membro di Forza Italia, condannato per mafia ha dovuto subire l’onta del carcere proprio a causa della legge Severino che lo faceva decadere dalla carica si Senatore e gli toglieva l’immunità. Ricordiamo il caso di Giancarlo Galan, più volte presidente della regione Veneto, approdato al senato proprio per non subire il carcere a seguito d’inchieste giudiziarie e invece finito agli arresti proprio perché decaduto dalla carica. I cittadini del Veneto, Lombardia e Piemonte nelle ultime elezioni hanno votato compattamente destra per loro. Per ribadire il principio che nessun deputato o senatore deve subire l’onta del carcere. Forti di questo consenso Matteo Salvini e Silvio Berlusconi stanno portando le loro istanze al tribunale dei diritti dell’Uomo. Lo scontro è fra lo stato italiano, o meglio la sinistra, che considera il decoro della carica pubblica prevalente sugli interessi del singolo. E invece la destra che sostiene il diritto dell’imputato e del condannato di diventare parlamentare per difendersi da condanne e pene. Si ragiona: il diritto di difesa è sacro, l’essere membro di Palazzo Madama o di Montecitorio è uno strumento indispensabile per evitare l’esecuzione di una condanna penale, quindi va contro i principi fondamentali dell’uomo una legge, quale la Severino, che fa decadere dalla carica di parlamentare. Staremo a vedere come si pronuncerà la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Quello che è certo è che così la pensano i cittadini del Nord Italia, che per premiare la battaglia contro la Legge Severino hanno votato in massa Lega e Forza Italia. Oggettivamente una parte significativa del popolo italiano è contro un principio costituzionale che vorrebbe che in Parlamento non ci fossero conflitti di interesse. Forse è il caso di cancellare l’articolo 65 della Costituzione? Io penso di no. Penso che sbaglino coloro che votano Lega e Forza Italia. La legalità e la trasparenza sono principi importanti. Capisco la stima e il rispetto verso Cesare Previti e tutti gli altri condannati che muove l’elettorato di destra. Ma chi svolge cariche pubbliche lo deve fare con disciplina ed onore, non deve utilizzare il proprio status per evitare processi. È giusto che la carica di Senatore e di Deputato sia incompatibile con determinati carichi penali pendenti. Sarebbe meglio che gli elettori non votassero più partiti che spudoratamente difendono indagati e condannati. Gli elettori di destra dovrebbero prendere esempio dagli altri cittadini, che puniscono i partiti rei di corruzione. Fa impressione che il Partito Democratico perda voti ad ogni scandalo che subisce, lo stesso vale per il Movimento Cinque Stelle, mentre Lega e Forza Italia non subiscono scosse quando i loro membri sono indagati. Bisogna che gli elettori di destra riacquistino senso di moralità e spirito civico.
Il secondo comma dell’articolo 65 costituzionalizza uno dei casi di incompatibilità. Mentre gli altri sono definiti per legge ordinaria, l’incompatibilità fra membro del Senato e membro della Camera è scritto nella nostra carta fondamentale. Una scelta chiara. I due rami del parlamento sono il cardine del nostro stato. La loro attività separata e parallela rende possibile il felice funzionamento dello stato. È bene che non vi possa essere nessuno che risieda in ambedue le camere. È bene che non vi sia un duplice ruolo. Insomma la Costituzione ha voluto che vi sia separatezza fra le due Camere e al contempo sinergia. I membri dei due rami del parlamento sono persone distinte, ma animate dal comune bisogno di servire la nazione. Il bicameralismo perfetto impone la separatezza dei ruoli e l’incompatibilità fra le cariche. In ultimo faccio notare che la legge attualmente rende incompatibili l’essere consigliere regionale e l’essere parlamentare. La legge di revisione costituzionale a firma Maria Elena Boschi invece trasformava il senato in camera delle Regioni. I senatori erano membri dei consigli regionali e venivano designati dalle assemblee locali per ricoprire la carica a Palazzo Madama. In realtà, secondo il disegno di riforma bocciato con referendum dagli italiani, i senatori rimanevano membri dell’istituzione regionale e al contempo assumevano funzione di membro dell’assemblea nazionale. Era un modo per introdurre una camera delle regioni, secondo il modello della Repubblica Federale Tedesca. Secondo la Riforma il senato doveva occuparsi solo di alcune materie, compartecipando all’attività normativa della camera. Queste materie erano: Revisione Costituzionale, leggi di accoglimento nel nostro ordinamento di normative europee, leggi elettorali e poco altro. Per le altre materie la Camera dei Deputati era la sola competente ad approvare leggi e normative. La camera del Senato doveva essere composta da membri che la componevano a titolo gratuito. I senatori dovevano “accontentarsi” dello stipendio regionale. Questa riforma è stata bocciata, rimane ancora incompatibilità fra membro delle Camere e Consigliere Regionale, se un soggetto ricopre le due cariche deve scegliere a quale rinunciare. Se non lo fa in forma scritta, presentando le dimissioni al presidente del collegio a cui intende rinunciare, si presume che rinunci all’incarico di consigliere regionale.
Testo Di Gianfranco Pellecchia
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