giovedì 13 agosto 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE

 

ARTICOLO 60 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“La Camera dei deputati e il Senato della Repubblica sono eletti per cinque anni.

La durata di ciascuna Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra”

Il parlamento, organo complesso composto da Camera dei Deputati e Senato, è il luogo ove massimamente si manifesta la sovranità popolare. I componenti delle due camere sono eletti da tutti i cittadini aventi diritto al voto e rappresentano la nazione. Ricordiamo che per essere elettori ala Camera bisogna avere diciotto anni, mentre per essere elettori al senato venticinque. L’articolo 60 stabilisce che l’elezioni per il rinnovamento delle due camere legislative deve avvenire ogni cinque anni. L’arco temporale che intercorre fra un’elezione e la successiva si chiama legislatura. Fino alla legge Costituzionale introdotta il 9 settembre 1963, le legislature delle due camere avevano una durata diversa. Il senato si rinnovava ogni sette anni. La Camera, invece, ogni cinque. Fu una scelta del costituente volta a differenziare le due camere e a dare una diversa caratura al Senato. La scelta però si rivelò subito non gradita alle forze politiche. Negli anni che seguirono alla nascita della Repubblica, alla scadenza della legislatura della camera si chiedeva al capo dello stato di sciogliere anticipatamente anche il senato, questo per rendere possibile la formazione di un assetto politico omogeneo in entrambe le camere. Quindi la riforma costituzionale del 1963 fu vista come un semplice adeguamento della Costituzione Formale alla Costituzione Materiale. Di fatto era solo un sancire su carta quello che era una prassi politica. Sono passati decenni da quella scelta. Difficile dire se fu sbagliata o meno. Difficile dire se è giusto che il senato abbia la stessa durata temporale della Camera. Una cosa è certa, uno sbalzo temporale nell’elezioni delle due Camere può certamente determinare la composizione di maggioranze politiche non omogenee, favorendo così l’ingovernabilità. Il bicameralismo perfetto, cioè il fatto che ambedue le camere debbano approvare proposte di leggi e dare la fiducia all’esecutivo, dovrebbe consigliare che i due rami del parlamento siano rinnovati contemporaneamente per poter favorire sia la governabilità sia il rispetto della volontà popolare espressa dalle urne. È raro che il parlamento duri per cinque anni. La stragrande maggioranza delle legislature passate hanno visto lo scioglimento anticipato delle due Camere. Questo avviene per scelta e volontà del Presidente della Repubblica, è una prerogativa propria, uno degli atti più importanti, politicamente e istituzionalmente, del primo cittadino della repubblica. L’inquilino del Quirinale, se constata l’impossibilità politica che si formi una maggioranza che appoggi il governo, deve sciogliere le camere. Nella legislatura aperta con le elezioni del 1994, l’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfari, costatando che il governo presieduto dall’Onorevole Silvio Berlusconi avesse perso l’appoggio delle Camere, nominò un altro presidente del consiglio che invece ebbe l’appoggio del parlamento e formò un nuovo governo. Questo mandò su tutte le furie Berlusconi che chiedeva lo scioglimento del parlamento. Per lui il vero mandato a governare lo aveva dato il popolo che lo amava, bisogna tornare a votare e quindi far nascere un nuovo parlamento pronto a rimandarlo al governo. Questa interpretazione della Costituzione è apparsa forzata. Appariva ai giuristi bizzarro chiedere al presidente della Repubblica di disobbedire al dettame costituzionale, che gli imponeva di non sciogliere le camere in presenza di una maggioranza disposta a dare la fiducia al governo Dini, in virtù del presunto e al momento non appurabile amore della gente per Silvio Berlusconi. Quello che è certo il grande valore del bicameralismo perfetto. Il fatto che i cuori e le passioni delle due camere debbano battere all’unisono per far funzionare la macchina dello stato è fonte di garanzia che le scelte e le leggi approvate siano frutto di ponderazione. Sono due le assemblee che devono approvare i disegni e le proposte di legge per essere approvate. Due organi dello stato devono dare la fiducia al governo. Una garanzia per il buon andamento dello stato. Il secondo comma dell’articolo 60 prevede che le camere possano essere prorogate per legge in caso di guerra. Fortunatamente non ci sono casi e precedenti in cui si sia applicato il secondo comma dell’articolo 60. L’Italia da quando è repubblica non è mai stata in guerra, il suo esercito ha solo compiuto operazioni militari all’estero di peace Keaping sotto l’egida dell’Onu. Anche l’infastua scelta del governo di Forza Italia e Lega di mandare soldati in Iraq non fu una scelta di guerra. Si voleva supportare l’America di Bush che Berlusconi considerava già vincente. Poi questa scelta si rivelò tragica, l’Italia si trovò coinvolta in una guerra non sua, i sogni di potenza del cavaliere di Arcore produssero le vittime italiane cadute nella cittadina irachena di Nassyria.  Comunque non c’è mai stata la necessità di prorogare la durata delle camere. Probabilmente, a norma dell’articolo 78 della Costituzione, al momento in cui le camere deliberano lo stato di guerra, assieme a dare poteri speciali all’esecutivo e/o ad altri organi dello stato, dovrebbero anche indicare il prolungamento sine die della legislazione in corso. In caso di guerra nuove elezioni dovrebbero aversi al momento del ritorno della pace. Speriamo, ovviamente, che non ci sia mai la necessità di applicare questo comma d’articolo, d’altronde l’articolo 11 della costituzione tuona che l’Italia ripudia la guerra. Una guerra può essere concepita come difesa da un esercito invasore. L’Italia non entrerà mai in un conflitto quale soggetto che attacca, almeno fino a quando la nostra cara Costituzione sarà vigente. Il Parlamento, in caso di guerra, dovrebbe darsi delle norme al fine di garantire allo stesso tempo la sicurezza nazionale e la democrazia, che può essere condizionata dal pericolo ma non soppressa, anche in un momento gravido di lutti. Spetterà alla saggezza dei parlamentari e del governo sapersi districare una situazione così complessa.

Scritto da Pellecchia Gianfranco

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