LA TELA DEL RAGNO
I sentieri dei nidi di ragno è un importante, famosissimo e, soprattutto bellissimo, romanzo di Italo Calvino. Racconta di un ragazzino che diventa uomo durante i tragici eventi che segnano la Seconda Guerra Mondiale. Ma la tela del ragno, a cui voglio riferirmi, è legata ad un altro scrittore. Allo stesso tempo simile e profondamente diverso da Calvino. Mi riferisco ad Andrea Camilleri. Sono entrambi scrittori incardinati nel XX secolo. Ma mentre Italo Cavino è morto nel 1985, Camilleri è morto nel 2019. In realtà l’uno, Italo, era nato solo qualche anno prima, nel 1923, rispetto ad Andrea, generato nel 1925. Insomma erano quasi coetanei, solo il fato, o il buon Dio, a seconda delle sensibilità di chi legge, aveva determinato che l’uno spirasse nella penultima decade del XX secolo, mentre l’altro avesse il suo ultimo respiro al volgersi della seconda decade del XXI. Ambedue hanno descritto l’Italia che si trasformava, che diventava stramma, avrebbe detto l’autore siciliano. Mentre il ligure Calvino, avrebbe affidato al suo Marcovaldo, uno dei suoi libri più fantasiosi, il difficile compito di descrivere l’Italia che passa dalla cultura contadina a quella industriale. Ricordiamo Marcovaldo e la sua famiglia che rimangono incantati davanti all’accendersi delle luci che illuminano gli enormi cartelloni pubblicitari che si trovano a Milano. Allora siamo noi imprigionati nella tela del ragno dei due autori. Siamo incantati dal loro descrivere personaggi, terre, luoghi a noi così familiari, la Lombardia la Sicilia, ma allo stesso tempo esotiche e fantastiche. Ci perdiamo nelle descrizioni immaginarie de “Il Visconte dimezzato” o di “Il castello dei destini incrociati” e allo stesso tempo amiamo le più profane e concrete, ma non meno fascinose, descrizioni delle peripezie del Commissario Montalbano personaggio di Andrea Camilleri. Cosa hanno in comune questi scrittori? Prima di tutto che sono amati da chi li legge. Ancora oggi, entrambi mancati alla vita, suscitano amore, passione e coinvolgimento. Siano le spesso comiche disavventure dei personaggi di Calvino, siano le storie torbide degli assassini di Camilleri, ambedue affascinano il lettore. I loro libri sono una tela di ragno, imbrigliano chi li sfoglia e non lo lasciano più. Fanno venire sete, sete di conoscenza, i loro scritti. Allora buona lettura.
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