mercoledì 12 agosto 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE

 

ARTICOLO 59 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“È senatore di diritto a vita, salvo rinunzia, chi è stato Presidente della Repubblica.

Il presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”

L’articolo 59 prevede la nomina presidenziale di alcuni senatori, come in passato era prerogativa regia nominare l’alta camera, la nostra costituzione prevede che cinque membri di Palazzo Madama debbano essere nominati dal primo cittadino dello stato. Infatti non tutti i membri del senato sono eletti dai cittadini. Alcuni assumono la carica di diritto, sono i Presidenti della Repubblica emeriti. Quando il primo cittadino della Repubblica cessa il suo mandato è automaticamente Senatore a vita della Repubblica, salvo rinuncia. Questo è un titolo tributato a colui che per sette anni è stato il sommo garante dell’ordinamento dello stato e della Costituzione. La Carta Fondamentale prevede che i presidenti emeriti siano senatori a vita. Non c’è scadenza al loro mandato. Il loro scranno a palazzo madama è un tributo alla carica importantissima che hanno ricoperto. Il presidente della Repubblica, che ha terminato il suo mandato, è chiamato a svolgere il ruolo di saggio consigliere degli organi costituzionali. È chiamato a sedere nella Camera Alta del nostro ordinamento. Ha un ruolo di grande importanza politica. L’azione di consiglio e di raccomandazione svolta in passato e ancor oggi dagli ex presidenti della Repubblica è preziosa. Certo molte polemiche ha suscitato il ruolo, ad esempio, di Giorgio Napolitano, questi, appena dismesse le vesti di presidente della Repubblica, si è trovato ad assumere un ruolo di consigliere e di garante di una difficile situazione politica. Rimane il fatto che il ruolo del presidente emerito e di senatore a vita è talmente decisivo da spingere la prassi costituzionale a coinvolgere nelle consultazioni per la formazione del nuovo governo gli ex capi dello Stato. Il Presidente della Repubblica può nominare cinque cittadini alla carica di senatore. La Carta Costituzionale è chiarissima. La sua scelta è vincolata a persone che hanno reso lustro alla patri per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario. Insomma queste persone si devono essere distinte nelle loro attività professionali. Sono stati senatori a vita personalità quali: Edoardo De Filippo, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia, Renzo Piano e moltissimi altri. Tutte persone che hanno realmente contribuito alla crescita sociale, culturale e ideale del paese. Persone come Rita Levi Montalcini, grazie ai suoi studi sulle malattie neurologiche, hanno dato un contributo fondamentale a migliorare la vita dell’intera umanità. È giusto che tali persone siano considerate onorabili e degne di sedere in senato. Un ampio dibattito costituzionale si è sviluppato durante tutta la storia della repubblica. Alcuni presidenti della Repubblica hanno interpretato il potere di nominare senatori legato alla carica presidenziale. Cioè hanno reputato che in senato ci potessero essere solo cinque senatori di nomina presidenziale. Se in senato ci sono cinque senatori a vita il presidente si deve astenere da nominarne altri. Questa tesi è stata fatta propria da Carlo Azeglio Ciampi, Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella. Altri presidenti della repubblica, fra cui Sandro Pertini e Cossiga, hanno interpretato il limite di cinque senatori quale divieto rivolto non all’istituzione presidenziale, ma al singolo presidente in carica. Provo a spiegarmi: secondo la loro interprestazione dell’articolo 59 secondo comma, ogni singolo presidente potrebbe nominare cinque senatori a vita. Insomma non ci sarebbe un limite alla presenza di senatori nominati, in teoria, se non morisse alcun senatore di nomina presidenziale, ci potrebbe essere un plotone di decine di senatori voluti dal Quirinale. Su questa interpretazione la dottrina si è divisa. Si è comunque preferito lasciare il giudizio su tale materia al singolo presidente, che si è sempre comportato secondo coscienza. Appare comunque più opportuna la scelta dell’attuale inquilino del colle di limitare il numero dei senatori a vita a cinque, astenendosi dal nominarne altri se ciò volesse dire superare il numero previsto. Carlo Azeglio Ciampi si astenne da nominare senatori proprio in attesa che, per cause naturali, si riducessero il numero degli occupanti palazzo Madama per nomina presidenziale. Polemiche ha suscitato la nomina di Mario Monti a senatore a vita. Quella non fu vista come un’onorificenza. Fu una scelta politica dell’allora presidente della repubblica Giorgio Napolitano, per dare una copertura istituzionale a un uomo, un professore universitario e funzionario europeo, che di lì a poche ore sarebbe stato chiamato a ricoprire la carica di Presidente del Consiglio. Questa elezione appare discutibile. Non spetta a noi sindacare sull’integrità morale e sulla levatura culturale di Mario Monti, indiscutibile uomo di pregio. Quello che lascia perplessi è la strumentalità della norma. Il titolo di senatore a vita non può essere trampolino per accedere ad altre cariche dello stato. Non si può sopperire alla non elezione popolare con una nomina presidenziale. La nomina a senatore deve essere solo finalizzata a riconoscere gli alti meriti del prescelto, non ad aprirgli la strada ad una carriera politica, seppur animata da alte finalità morali e sociali. Il presidente Napolitano poteva nominare Mario Monti presidente del consiglio, come le norme costituzionali dicono, senza questo passaggio, che nei fatti degrada la carica di senatore a mero fattore strumentale. Altro valore morale e ideale ha portato alla nomina di Liliana Segre, avvenuta quest’anno. Il presidente Sergio Mattarella ha voluto nominare senatrice una donna che aveva visto l’orrore dell’Olocausto. Testimone, bambina, dell’orrore del nazismo ha speso tutta la sua vita per fare in modo che il razzismo e la xenofobia. Questa nomina è stata un riconoscimento a chi è stata oggetto di violenza solo a causa del proprio credo religioso. È una nomina fatta a ottanta anni dalle leggi razziali volute da Mussolini. È una nomina voluta in concomitanza con delle elezioni che hanno visto l’estrema destra raggiungere il 35% in Italia. Mentre Attilio Fontana, attuale presidente della Lombardia, a nome di salvini e Berlusconi richiamava il dovere di difendere la razza italiana, Mattarella condannava quella filosofia che ottanta anni fa aveva ridotto a subumani nostri connazionali rei soltanto di credere nella religione di Abramo. È stata una scelta politica quella di Mattarella, al pari di quella di Napolitano quando nominò Monti. Ma a mio parere è stata una scelta moralmente condivisibile. È rispettabile e da rispettare l’opinione di chi vota Lega e Forza Italia, anche sul tema della razza c’è diritto di parola. Ma allo stesso tempo è dovere di ogni democratico combattere l’idea, che considero insana, che ci sia una razza italiana, che ci siano razze migliori delle altre. Noi uomini siamo tutti uguali. Tutti siamo sotto lo stesso cielo. È tempo di testimoniarlo, al fine di far cambiare idea ai milioni di nostri connazionali che votano Lega e Forza Italia.

Scritto di Pellecchia Gianfranco

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