sabato 8 agosto 2020

PARLANDO DI COSTITUZIONE

 

ARTICOLO 56 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA

“La Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto.

Il numero dei deputati è di seicentotrenta, dodici dei quali eletti nella circoscrizione estero.

Sono eleggibili a deputati tutti gli elettori che nel giorno delle elezioni hanno compiuto i venticinque anni di età.

La ripartizione dei seggi tra le circoscrizioni, fatto salvo il numero dei seggi assegnati alla circoscrizione Estero, si effettua dividendo il numero degli abitanti della Repubblica, quale risulta dall’ultimo censimento generale della popolazione, per seicentodiciotto e distribuendo i seggi in proporzione alla popolazione di ogni circoscrizione, sulla base dei quozienti e dei più alti resti.

Tutti i cittadini italiani, maggiorenni, sono chiamati ad eleggere i rappresentanti della Camera. Questo è un principio fondamentale, la Camera deve essere votata da tutto il corpo elettorale. Il voto è universale, cioè compiuto da tutta la popolazione. La tradizione giuridica occidentale definisce la Camera dei Deputati quale camera bassa. Questo termine non vuol dire degradare e sminuire il ruolo dell’assemblea. La Camera è bassa perché fa propria la volontà di tutta la popolazione senza che vi siano distinzioni sociali, è bassa perché accoglie tutti, i suoi membri non si pongono su un alto scranno a giudicare le miserie umane, ma si fanno protagonisti dell’esigenze del paese e cercano di trovare risoluzione ai problemi generali. La Camera è la casa di tutti. Il voto deve essere universale, cioè deve riguardare tutti i cittadini, con la riforma costituzionale del 2001 possono votare anche i cittadini italiani residenti all’estero. Anche chi non vive nel nostro paese, pur detenendo la cittadinanza italiana ma non la residenza, può votare. Il tema della razza è caro a Forza Italia, alla lega e ai suoi elettori. Per chi vota destra chi ha sangue italiano, chi ha sangue padano, è titolare di diritti. Chi vota vive all’estero, ma di sangue italiano o padano, ha dei diritti, mentre gli altri no. Come ha ben evidenziato il candidato per la destra alla Regione Lombardia la difesa della razza è uno dei capisaldi su cui si basa l’alleanza elettorale fra Berlusconi e Salvini. Proprio in occasione degli ottant’anni delle leggi razziali volute da Benito Mussolini, che il cavaliere definisce “grande statista”, votare destra vuol dire ribadire le leggi del sangue, vuol dire rivendicare la superiorità della razza padana se si vive a nord del Po, oppure la superiorità della razza italiana se si vive al Sud. Vuol dire esprimere solidarietà per Luca Traini, l’attivista della Lega oggi in carcere perché ha sparato su delle persone di colore, che non avevano sangue italiano. Ovviamente il tema della razza, il tema della sua purezza, sarà oggetto di dibattito politico fin da lunedì, se sono veri i sondaggi, quando sarà chiara la vittoria della coalizione di estrema destra che ha come leader Salvini e Berlusconi. All’oggi, almeno per qualche ora ancora, prevale l’idea che la razza non conti nella conduzione della cosa pubblica, che chi è chiamato a votare è il cittadino . I seicentotrenta deputati che occupano gli scranni di Palazzo Montecitorio oggi non sono emanazione di una razza italica, sono esponenti del popolo italiano, rappresentano coloro che vivono nel nostro paese e rappresentano coloro che hanno legami forti con esso. Dovrebbero essere eletti direttamente dal popolo. Cioè gli elettori dovrebbero scegliere chi mandare alla Camera, oggi non è così la legge elettorale il cui primo firmatario è l’onorevole Rosati. Oggi si vota con un sistema misto maggioritario e proporzionale che garantisce l’elezione a coloro che sono arrivati primi, cioè sono stati più votati, nel collegio uninominale di appartenenza, ma il voto per loro permette di essere eletti a persone inserite in liste bloccate volute dai partiti che appoggiano il candidato all’uninominale. Si vota una persona, ma in realtà si manda in parlamento un’altra, un sistema che contrasta con il principio dell’elezione diretta, come dice la costituzione, del candidato votato. Secondo costituzione, idea suffragata da molte sentenze della Corte Costituzionale, il voto deve essere diretto ad eleggere una persona chiaramente candidata, non può produrre effetti discorsivi. Per questo la nuova legge elettorale appare dubbia esattamente come lo era stata la legge voluta dal leghista Calderoli e quella voluta dal democratico Renzi. In tutte tre le leggi elettorali menzionate non c’è un rapporto causa effetto fra voto del cittadino ed elezione del candidato. Insomma è più di  un decennio che abbiamo leggi elettorali che sono inadeguate ai principi di rappresentanza e governabilità voluti dal costituente. È ora di cambiare. Speriamo che i prossimi governi invece di pensare a salvaguardare la razza padana oppure a difendere gli interessi personali di Silvio Berlusconi pensino ad adottare misure normative atte a trovare un giusto equilibrio nelle competizioni elettorali. L’Italia è ripartita in circoscrizioni, ogni circoscrizione è composta da un numero di cittadini pari alla divisione della intera popolazione nazionale per il numero dei posti alla camera, pari a seicentodiciotto. Questo per fare in modo che ogni circoscrizione elegga un deputato, come dice l’ultimo comma dall’articolo 56 della Costituzione. Questo è un principio di congruità e di proporzionalità prezioso, che se rispettato anche nelle leggi elettorali risolverebbe molti problemi di costituzionalità e di giustizia. I tempi sono bui. Sembra destino del nostro paese essere guidato da una formazione estremista e oscurantista, interessata solo alla razza e a difendere gli evasori fiscali. L’auspicio che le cose vadano diversamente è d’obbligo, anche se la speranza di non vedere la coalizione di Traini al governo è poca. 

Pellecchia Gianfranco

Nessun commento:

Posta un commento