venerdì 7 agosto 2020

LIBANO FERITO

 

UNO SQUARCIO NEL LIBANO

Martedì 04/08/2020, una violenta esplosione ha segnato la storia e l’esistenza dei cittadini di Beirut, la capitale libanese. Ha distrutto un'intera zona portuale, creando una baia, letteralmente, ove prima erano costruzioni e palazzi, finanche grattacieli. In un deposito del porto è deflagrata una notevole quantità di materiale esplosivo. I tecnici non si sbilanciano. Quello che è certo che è combusto 2750 tonnellate di nitrato di ammonio, stipato in un magazzino portuale. Il potentissimo materiale esplodente ha causato una esplosione di entità pari a un terremoto della 6 – 7 scala Mercalli. Si valuta che aveva la potenza pari a un decimo di quella scaturita dalla prima bomba atomica sganciata nei cieli di Hiroshima nel 1945. Tutti i quartieri prospicienti al porto, sono molti visto l’importanza commerciale del sito, sono rimasti seriamente danneggiati. Le vittime della deflagrazione si contano a centinaia, molte di esse erano distanti anche chilometri dal magazzino esploso. Fra le vittime si può contare, purtroppo, anche un’italiana, la 92enne Maria Pia Livandotti, nata a Beirut nel 1928, figlia di un diplomatico italiano, la donna non ha mai lasciato la capitale del Medio Oriente. Infatti lascia il marito e il figlio, entrambi di nazionalità libanese e affranti dal dolore per la dipartita della persona cara. Ma il computo delle vittime e dei lutti è veramente alto, sono 172 le vittime e diverse migliaia quelle ferite. Si racconta di persone che si trovavano nelle loro case e hanno perso la vita nemmeno rendendosi conto di ciò che succedeva. Donne e uomini che magari un attimo prendevano un sorso d’acqua, e il battito di ciglia successivo non c’è stato più.

Il presidente della Repubblica Francese, Emannuelle Macron, ieri, 06/08/2020, si è precipitato in Libano. Ha promesso di aiutare la popolazione libanese, non i politici locali ha tuonato, a riprendersi. L’Europa, che poi in concreto è la Germania e la Francia, vuole stare vicino alla popolazione mediorientale. La Francia intende riprendersi quel ruolo di leadership economica in Libano che l’Italia gli ha scippato anni addietro. È una scelta che non prefigura conflitti. L’Italia ormai ha scelto di fare la parte della comprimaria, di pensare a difendere i confini patri. Ma al di là dello scacchiere internazionale, rimane il dramma. Il dramma di una popolazione prostrata da un lutto inimmaginabile, che viene in concomitanza con una crisi sanitaria, anche in Libano c’è il Corona Virus, e da una crisi finanziaria altrettanto grave. Per farvi capire ormai è anni che la Lira Libanese è in continua svalutazione. In pochi anni si è svalutata oltre il 100%. Bisogna che la comunità internazionale intervenga. Le parole di Macron non devono essere solo promesse, ma prodromo di un concreto atto di solidarietà fra i popoli. Il lutto tremendo di Beirut, il fatto che un potente composto esplosivo sia stato immagazzinato in una delle più popolose località del paese, deve far riflettere sulle debolezze nazionali del posto. La politica libanese si è manifestata per l’ennesima volta sorda alle esigenze di tutela e di cura della cittadinanza. Il popolo ha reagito con vibranti proteste. Non è un caso che la popolazione abbia accolto Macron, che pur non avendo mai brillato per acume strategico in politica estera, come un salvare, indica la spossatezza della società civile, stanca della corruzione e dell’inadeguatezza della classe dirigente locale. Il Libano è terra di storia e di cultura. In quei luoghi è nata la civiltà mediterranea ed europea. La Fenicia, antico nome del Libano, competeva per grandezza di monumenti, possanza commerciale e propria egemonia politica con l’Egitto e con la Grecia classica. È tempo che l’intero pianeta si adoperi per valorizzare quelle terre cuore pulsante della storia dell’intera umanità. È tempo di ricostruire. È tempo di ripensare alla possibilità di costruire la pace in Medio Oriente partendo dalle risorse etiche, culturali e artistiche dei popoli della zona, di cui i libanesi, figli dei fenici, sono una componente fondamentale.


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