giovedì 27 agosto 2020

CHIAMATI A SCEGLIERE

 


UN CAMMINO

Il 20 e 21 settembre 2020 tutti i cittadini italiani “elettori attivi” saranno chiamati a pronunciarsi su un quesito referendario di importanza capitale per i destini della nazione. In quel fine settimana si deciderà se ridurre il sumero dei parlamentari assisi al Senato e alla Camera dei Deputati. Se vincerà il “si” sarà parte integrante del testo costituzionale la Legge di Riforma della Nostra Carta Fondamentale che prevede il taglio dei deputati da 630, il numero attuale, a 400 e dei senatori da 315, il numero attuale, a 200. Come ogni riforma che modifica la Costituzione tale legge ha avuto bisogno di due letture in ambedue le camere e deve essere approvata in seconda lettura dalla maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna assise. Se non si raggiunge nella seconda votazione in entrambe le camere la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti, un quinto dei membri della Camera o del Senato, o cinquemila elettori o cinque regioni possono chiedere che si svolga un referendum confermativo della riforma. Ed ecco perché siamo chiamati a pronunciarci, noi tutti cittadini elettori, il 20 e 21  settembre.

Il taglio dei parlamentari non è solo una questione di riduzione del numero dei politici e di taglio delle spese. L’eventuale vittoria del “si” imporrà una inevitabile riforma di tutto il sistema legislativo italiano. Bisognerà mettere mano ai regolamenti della Camera dei deputati e del Senato. Bisognerà rimodulare il funzionamento dell’iter legislativo. Bisognerà riformare le Commissioni, che non sono un mero organo interno dell’assemblea, ma sono assemblee fondamentali nelle quali è reso possibile l’esplicitarsi sia della funzione legislativa sia quella di controllo sul potere esecutivo, prerogative fondamentali delle camere. Le Commissioni sono composte da alcuni membri del senato e della Camera. I componenti sono designati in base al principio della proporzionalità, ogni singolo gruppo, quindi partito politico, ha diritto ad avere al suo interno un rappresentante almeno, e può essere rappresentato da più parlamentari per ricalcare i rapporti di forza già esplicitati nell’assise plenaria. In questo quadro appare chiaro che appare complesso, con una forte riduzione dei parlamentari, riuscire a garantire sia la presenza di tutti gruppi sia la rappresentazione dei rapporti di forza numerica all’interno delle varie Commissioni. Insomma è necessario, se vince il “si”, rimodulare in maniera incisiva le modalità di accesso alle varie commissioni, fino al punto, estremo, di permettere a un singolo parlamentare di partecipare a più commissioni in modo da garantire la rappresentanza del proprio gruppo parlamentare in tutte le assisi speciali. Lo stesso principio vale per le importantissime commissioni bilaterali, composte in maniera paritetica da Senatori e Deputati, chiamate a pronunciarsi su importati materie, quali, ad esempio, le questioni che riguardano le materie regionali. Insomma ridurre il numero dei parlamentari vuol dire rimodulare il funzionamento dei due organo che sono il cuore vibrante della nostra democrazia.

Difficile pensare a un cambiamento che non implichi anche un riassetto dei cardini fondanti del rapporto rappresentante (senatore e deputato) e rappresentato (ogni singolo elettore). Se passa la riforma il rapporto di rappresentanza sarà fortemente modificato. Ogni singolo rappresentate del popolo sarà scelto da un collegio elettorale ben più ampio di quello attuale. Si verranno a mutare gli equilibri fra le parti. Verrebbe da pensare che il singolo deputato o senatore avrà meno legami con la base. Urgente sarebbe rimodellare la legge elettorale in modo da rendere concreta la possibilità che il singolo elettore possa votare non tanto un simbolo ma una persona, il ritorno al sistema uninominale maggioritario.  Per questo sarebbe bene potenziare le forme di democrazia diretta, quali ad esempio l’utilizzo dello strumento referendario, in modo da rendere vivo il coinvolgimento di ogni singolo cittadino. Sarebbe anche pensabile introdurre nel nostro paese il cosiddetto “recall”, richiamo, cioè la possibilità che gli elettori possano far decadere un deputato se non si comporta in maniera consona ai valori legali ed etici che dovrebbero essere a fondamento del suo agire. Questo vorrebbe dire modificare l’articolo 67 della Costituzione che impone che ogni singolo parlamentare sia senza vincolo di mandato. Una riforma da usare con le pinze, perché implica anche un potenziale rischio di sudditanza del singolo politico non tanto ai cittadini, ma alla dirigenza del proprio partito di riferimento che potrebbe utilizzare la decadenza quale vera e propria forma di ricatto istituzionale. Ma questo riforme al momento sono solo proposte, che probabilmente non avranno seguito. Se vince il “si” avremo un sostanziale ridursi del numero dei parlamentari. Senato e Camera dei Deputati dovranno cambiare, inevitabilmente, il proprio funzionamento adeguandosi al nuovo numero di eletti. Cambierà sostanzialmente l’assemblea, le camere riunite con i rappresentati delle regioni, che è chiamata ad eleggere ogni sette anni il Presidente della Repubblica. Il peso dei tre delegati per ogni regine chiamati ad ampliare l’assemblea assumerà una rilevanza fondamentale. È un bene? È un male? Chi lo sa! Quel che è certo è un cambiamento che muterà di fatto il ruolo di un altro potere dello stato, quello presidenziale. Quindi sia chiaro il taglio dei parlamentari non può essere inteso come fine a se stesso. Ridurre il numero dei Senatori e deputati vuol dire cambiare gli equilibri fra gli organi dello stato. Ricordiamo che le Camere in seduta comune eleggono anche un terzo della Corte Costituzionale e un terzo dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura. Insomma bisogna essere consapevoli che la riforma che riduce il numero dei parlamentari provocherà inevitabilmente cambiamenti anche radicali dell’ordine statuale modellato dalla Costituzione. Per questa ragione è d’obbligo fare una scelta consapevole e scevra da meri interessi di parte. Il nostro fine deve essere quello di avviare un cammino che ci conduca a raggiungere lo scopo di costruire un sistema paese migliore.

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