domenica 16 agosto 2020

RIPARTENZA

 

LA LEGGEREZZA DELL’ESSERE

Quest’anno è stato un periodo storico strano per tutta l’umanità. Il Corona Virus ha cambiato radicalmente le abitudini sociali in tutto il pianeta. Dalla Cina, nazione in cui si sono registrati i primi casi della temuta malattia virale, agli USA tutti hanno dovuto mantenere regole ferree per evitare di ammalarsi. In realtà alcuni, molti, non ci sono riusciti. Ancora oggi si piange per centinaia di migliaia di morti e sono milioni gli esseri umani che hanno contratto il morbo. La malattia ha portato con sé anche una spaventosa recessione economica. Come al solito le classi più deboli, i soggetti meno fortunati, sono quelli che hanno ancor più patito gli effetti del tremendo elemento patogeno. Più si è povero, più si deve trascurare le basilari regole di profilassi per vivere, più ci si ammala. È una triste regola storica, che il XX secolo, il secolo dei diritti sociali, non è comunque riuscito a cancellare. Chi è emarginato, subirà ancor di più gli effetti di una crisi. È avvenuto nel ’29 del secolo scorso, quando la crisi economica mondiale ha portato un impoverimento generale, è avvenuto nella fase di stagflazione degli anni 70, è avvenuto con la crisi finanziaria del 2008, sta avvenendo con l’arrivo del male denominato Corona Virus. Come mutale lo stato delle cose. Ovviamente è necessaria una rapida e efficace azione dello stato, dei varie entità statuali. Bisogna che i governi di tutte le nazioni si coordinano per porre le premesse necessarie a rafforzare l’azione di profilassi e di cura per evitare il diffondersi ulteriore della malattia e, magari, per fermarla. In parte c’è un’azione in questo senso. Tutti i governi stanno finanziando la medicina per potenziare le strutture di intervento sanitario. Dal punto di vista economico i vari esecutivi stanno cercando di attuare una politica volta ad evitare che chi rimarrà, speriamo in pochi, senza lavoro abbia un adeguato sussidio economico. Si sta provando anche ad evitare che l’economia ristagni ancora, dopo mesi di lockdown, cioè di chiusura totale. Le fabbriche, le imprese, pubbliche e private, stanno cercando di produrre in questo mese di agosto per sopperire allo stop forzato di primavera. Questo stato di cose procura preoccupazione. È difficile pensare a una ripresa che coinvolga tutti i settori sociali. È facile pensare che come la crisi del 2008, anche questa comporterà la decurtazione ulteriore del reddito delle fasce più deboli le donne, i disabili, in genere i meno attrezzati ad affrontare le dure regole della vita sociale in cui omo omini lupus. Allora proviamo a affrontare la situazione con animo leggero. Liberiamoci dei vincoli sociali che ci mettono uno contro l’altro. Pensiamo a un modo per rimettere in moto una dinamica comunitaria in cui non ci sia il forsennato competere, ma in cooperare. Si può provare a non pensare a se stessi, ma a un destino collettivo. Una società più unita ed inclusiva, rende ogni singolo appartenente più ricco, non solo e non tanto economicamente. Allora basta competizione. Scopriamo la leggerezza dell’essere, quella che ci fa dire che gli interessi individuali entrano in secondo piano se si tratta di garantire i bisogni di tutti.

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