ADDIO CAPITANO.. CORAGGIOSO
Ieri, 18/08/2020, è morto Cesare Romiti, un vero capitano d’industria. Era nato a Roma il 24 Giugno 1923, aveva novantasette anni. È stato assoluto protagonista della vita industriale italiana. Figlio di un impiegato delle poste, morto prematuramente. Orfano di padre si diploma in ragioneria e poi si laurea in Scienze economiche. Nel frattempo si industria nel lavoro. Ben presto il suo lavoro da impiegato, assume un ruolo di manager all’interno del gruppo Boncridi Parodi Delfino, una aziende del settore chimico che grazie a lui assumerà un ruolo di rilevanza nazionale. Questi suoi primi successi lo lanciano nel mondo dell’impresa. È il settore pubblico, la grande impresa sotto il controllo dello stato, che lo chiama a svolgere ruoli finanziari sempre più importanti. Fa parte del consiglio di amministrazione di Alitalia, ai tempi in cui la compagnia di bandiera italiana era leader mondiale, fino ad diventarne Amministratore Delegato. Grazie alla sua politica finanziaria e d’impresa si deve l’acquisizione del gruppo aereo di bandiera di importantissime rotte, quali quelle che collegano Roma e Milano a New York, a Pechino, a Mosca e a molte altre capitali internazionali. In quegli anni stringe un amicizia, che si tramuterà repentina in politica economica comune, con Enrico Cuccia, il capo indiscusso di Mediobanca, la grande banca che finanzia la grande industria familiare italia, per intenderci FIAT, Pirelli etc. In quegli anni, siamo agli albori degli anni ’70 del secolo scorso, il suo domicilio economico diventa Milano, città ove poi ha sempre risieduto fino a spirare. Lì si intrattiene con Giovanni Agnelli, in una lunga chiacchierata al tramonto degli anni ’70 si delinea il futuro della più grande e importante casa automobilistica italiana. Nel 1980 Romiti entra nel consiglio di amministrazione della casa di Torino. Non è una scelta casuale da parte della dirigenza. Romiti vuol dire Mediobanca. Romiti vuol dire l’arrivo di Cuccia che mette mani e piedi sull’azienda. Per Gianni Agnelli, l’avvocato, è una sfida, possiamo dire?, mortale. O vincerà lui e porterà soldi e investimenti in un’azienda che rimarrà di famiglia. O vincerà Cuccia e Mediobanca mangerà il polo industriale torinese. È la chiave per vincere, il motore dell’impresa, sarà per ambedue il grande pivot Cesare Romiti. Romiti ha subito un approccio radicale. Appoggia con forza i “colletti bianchi”, cioè gli impiegati fiat, che si trovano in una posizione antagonista rispetto agli operai e più in sintonia con la dirigenza. La vittoria della “Marcia dei colletti bianchi”, cioè il prevalere delle prerogative aziendali e dirigenziali rispetto a quelle operaiste è opera indubbiamente di Romiti. Quello che succede alla Fiat alla fine degli anni 70 e all’inizio degli anni 80 è importante non solo per gli interessi della fabbrica, non solo per gli assetti industriali nazionali, ma anche per la politica nazionale. Il trionfo dei “colletti bianchi” assieme alla prematura morte di Enrico Berlinguer, segretario del PCI, segna il declino del movimento italiano di massa. Gli industriali hanno più libertà d’azione, la politica è meno legata alla visione di classe e proletaria, anche la sinistra è monopolizzata da Bettino Craxi, il socialista che intende superare la coscienza di classe quale fondamento dell’azione politica di sinistra. Insomma Romiti ha trionfato. Con lui trionfa una visione aziendalista della politica. È difficile fare paragoni, ma sovviene il parallelo con Silvio Berlusconi, che dieci anni dopo avrebbe fatto della politica uno strumento a servizio dell’impresa. Ma mentre Berlusconi trionfava, mentre Berlusconi saliva agli onori della politica e rendeva la propria azienda la prima in Italia a discapito della Fiat, le fortune di Romiti scemano. Esce dal gruppo di Torino. Prova a diventare manger e presidente della RCS, azienda editoria, ma ha scarsi successi. La sua vita, pur densa di vittorie, volge al declino. Certo che fa pensare il parallelo con Berlusconi. Mentre Romita, pur con una vita bella, non è riuscito a lasciare eredi. Oggi Berlusconi è protagonista assoluto dei destini del paese al fianco di matteo Salvini e Giorgia Meloni. Entrambi in suo passato suoi pupilli, ricordiamo la Meloni ministro dei governi Berlusconi, e Salvini protagonista dei programmi e anfant prodige della Lega ai tempi della segreteria Bossi. Insomma Romiti rimarrà nel ricordo e nella storia della finanza italiana, ma Berlusconi rimarrà per sempre il motore della vita politica e sociale italiana. Non è un casa che Raffaele Fitto, candidato a ricoprire ancora il ruolo del Presidente della Regione Puglia, è una delle sue creature, uno dei suoi pupilli. Al di là dei paragoni con Silvio Berlusconi, purtroppo impietosi, Cesare Romiti è stato un grande italiano, una figura centrale del’economia italiana.
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