sabato 13 gennaio 2018

CONFLITTO D'INTERESSI



CONFLITTO D'INTERESSI
Se si parla di conflitto d'interessi a chi pensate? No, non stiamo parlando di Silvio Berlusconi. Quello che è successo riguarda Matteo Renzi e Carlo De Benedetti, ex padron del gruppo Espresso, che anche dopo la sua uscita dai vertici aziendali rimane comunque proprietà della sua famiglia. Cosa è successo? In una "chiacchierata" Renzi avrebbe raccontato a De Benedetti che il governo avrebbe voluto rendere società per azioni le banche popolari, siamo nel 2015. A questo punto, approfittando della notizia non nota ad altri, De Benedetti avrebbe rastrellato le quote sociali di alcune banche popolari, che di lì a poco sarebbero diventati pacchetti azionari per mezzo di un apposito decreto,incrementando così il loro valore e la loro spendibilità sul mercato. Insomma Renzi con una chiacchiera avrebbe fatto guadagnare un bel po' di soldini all'imprenditore. Urge dire che questa ricostruzione non ha alcun crisma di ufficialità. Queste notizie sarebbero state acquisite dalla magistratura nell'ambito dell'inchiesta su Bancaetruria e sarebbero state consegnate alla commissione d'inchiesta parlamentare sulle banche presieduta da Ferdinando Casini. Quindi quei tabulati telefonici sono stati visti non solo dai magistrati, ma anche dai parlamentari di maggioranza e opposizione che sedevano sugli scranni commissariali e nessuno ha avuto modo di appurarne un contenuto di tale scabrosità, tanto da reputare questi tabulati fuori dall'inchiesta e quindi destinarli al macero. Oggi queste conversazioni riappaiono. Chi li ha messe in giro non si sa chi è, chiunque sia stato ha violato le norme sul segreto giudiziario. Rimane comunque il dato della gravità del gesto. Se è vero che l'allora presidente del consiglio ha rilevato così importanti atti legislativi prima della loro proposta ufficiale a un soggetto, imprenditore, come Carlo De Benedetti, ci troveremmo di fronte a un caso di insider trading, di acquisizione illecita di informazioni di mercato profittando della propria situazione e delle amicizie. Sarebbe un atto di grave, chiamiamola con un eufemismo, leggerezza da parte di matteo Renzi. Sarebbe un duro colpo alla credibilità di un gruppo, quello dell'Espresso, che ha fatto da sempre un suo vessillo la battaglia contro il conflitto d'interessi. Sono passati venticinque anni, da quando l'imprenditore Silvio Berlusconi entrò in politica e divenne presidente del consiglio, che in Italia si discute di una legge che garantisse l'Italia, come stato e nazione, di fronte a chi usa la propria posizione pubblica per gestire gli interessi propri. Questa legge non è stata fatta. Anzi si scopre che sono tanti, non solo Berlusconi, a fare della politica il proprio bagno personale ove lasciare i propri bisogni, anche quelli corporali, nelle mani della collettività, dello stato, che invece di aiutare tutti, aiuta solo qualcuno. Ma alla fine, scusate l'espressione colorita, riusciremo noi cittadini a non farci cagare in faccia?
Testo di Giovanni Falagario

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