ARCHITETTO PARTIGIANO
Si ricordano in questi giorni i cent'anni dalla nascita di Bruno Zevi. Uno dei più brillanti storici dell'architettura dell'Italia. Nasce a Roma il 22 gennaio 1918. La Grande Guerra è ancora nelle sue fasi cruciali. L'Italia è sospesa nell'attesa che l'esito del conflitto decida i suoi destini. Il piccolo Bruno nasce in una famiglia che professa la religione ebraica. Questo accidente segnò la sua vita. Bruno consegue la maturità classica al liceo classico romano "Tasso". Nel 1938, a seguito delle leggi razziali volute da Mussolini, è costretto ad emigrare a Londra, ove anche gli ebrei possono compiere studi, cosa preclusa nell'Italia fascista. Nel 1942 si laurea in architettura nella prestigiosa università di Harvard. Nel 1944 sceglie di tornare nella sua Roma. Infuria la seconda guerra mondiale, l'Urbe è in mano ai nazisti, Bruno Zevi sceglie di essere partigiano e si unisce alle brigate partigiane di "Giustizia e Libertà", l'organizzazione politica fondata dai fratelli Rosselli. Il suo impegno in guerra lo fa eroe della Resistenza. Finita la guerra sceglie di ricostruire il paese. Non torna a Londra, ove lo attende una sicura carriera ricolma di onori, Insegna storia dell'architettura presso l'istituto universitario di architettura di Venezia. Nel frattempo le sue pubblicazioni lo rendono uno studioso stimato e ascoltato. La sua filosofia dell'urbanistica lo rende un precursore di una edilizia che concilia il bello con il funzionale. Una filosofia del costruire che supera le rigidità dell'edilizia fascista, che caratterizzavano il tessuto urbano di allora. Il suo impegno di docente universitario lo portò ad occupare la cattedra di professore ordinario all'università degli studi "la Sapienza" a Roma dal 1964. Per fermare lo scempio edilizio di quegli anni scelse di impegnarsi nuovamente in politica. Militò nel partito Radicale per decenni. Fu diverse volte deputato della Repubblica Italiana e sedette sullo scranno del parlamento europeo. Negli ultimi anni fondò "Il partito d'azione liberalsocialista", il suo intento era quello di rinverdire le sorti del "partito d'azione" il movimento politiche che all'indomani della fine della seconda guerra mondiale aveva provato a raccogliere l'eredità dei Fratelli Rosselli e del loro "Partito d'azione" e aveva dato un contributo fondamentale durante il dibattito in assemblea costituente. Il suo tentativo fallì. Però non si può che apprezzare la tensione morale e civica di Zevi che caratterizzò tutta la sua vita di intellettuale, politico e uomo delle istituzioni. Muore il 5 gennaio 2000 nella sua casa romana, circondato dall'affetto dei suoi cari e dei suoi studenti
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