martedì 30 giugno 2020

BASTA CON I SIMBOLI DELLO SCHIAVISMO



ICONOCLASTIA

Lo sappiamo tutti, iconoclastia è l’attitudine a distruggere tutte le raffigurazioni artistiche o, in generale, tutte le immagini che appaiono in netto contrasto con le nostre più autentiche e profonde convinzioni. Iconoclasti, in alcuni periodi antichi, sono stati i cristiani. Iconoclasti, ancor oggi, sono i mussulmani, che rifiuto nano nettamente la sola possibilità di poter raffigurare la Divinità, Allah. Iconoclasti possono essere radicali. Pensiamo ai truci talebani che hanno distrutto a colpi di cannonate la magnifica e poderosa statua del Buddha in Afganistan. Iconoclasti possono essere i tolleranti funzionari dell’impero turco, pur considerando censurabile rappresentare il divino, hanno addirittura favorito l’utilizzo della miniatura per rappresentare i libri, anche sacri, ed hanno difeso la bellezza lasciata alla Turchia dalla tradizione pittorica e di affreschi propria della cultura Bizantina, cioè dell’impero greco latino che aveva preceduto la presa del potere turcomanna. Oggi nella ricca e culturalmente avanzata America c’è una nuova iconoclastia. Negli Stati Uniti una parte importante dell’opinione pubblica sta chiedendo con forza e decisione che alcuni monumenti dedicati a personaggi del passato siano abbattuti. Perché tali richieste? La risposta è che tali personaggi avrebbero di fatto sostenuto le tesi segregazioniste che hanno caratterizzato un certo tipo di cultura bianca. Si chiede di eliminare dal novero di illustri benefattori dell’università di Howard niente meno che Franklin Delano Rooswelt, uno dei più importanti presidenti della Repubblica degli States, perché sarebbe stato favorevole alla separazione coatta fra etnie diverse. Bisogna precisare, a scanso di equivoci, che non si tratta del Roosvelt del New Deal ma di un altro omonimo che ha governato all’inizio del ‘900. Ma ciò non toglie che la rilevanza politica della richiesta è importante. Rooswelt è colui che ha cambiato radicalmente la politica estera degli States. Senza di lui e delle sue idee l’America non si sarebbe mai posta come faro della democrazia e forse non sarebbe mai entrata nella Grande Guerra a favore delle democrazie del Vecchio Continente contro gli imperi. Ma la smania di distruggere i monumenti agli schiavisti non finisce così. Si vuole letteralmente cancellare dalla memoria storica, niente meno che Cristoforo Colombo, il genovese che ha scoperto il Nuovo Continente. Perché? Anche lui è stato schiavista. Anche lui ha sfruttato e ha compiuto stragi ai danni della popolazione locale ed ha favorito l’ingresso belle nuove terre di africani in catene. Si potrebbe definire un bel pezzo di.. Non a caso ha subito diversi processi per corruzione ed abuso di potere ancora in vita, quando i monarchi spagnoli intendevano vederci chiaro sul suo operato di vice re del Nuovo Mondo. Gli storiografi tendono a ridimensionare le colpe di Colombo nella gestione della amministrazione, però rimane il fatto che ha favorito l’utilizzo di persone come se fossero merci. Ma detto ciò è bene saper cogliere la grandezza dell’uomo che ha saputo vedere al di là dei confini dell’orizzonte, fino al punto di mettere in contatto uomini, donne e terre prima isolate le une alle altre. Insomma bisogna sapere discernere. Un conto è saper riconoscere gli aspetti oscuri e fortemente censurabili degli uomini e dei movimenti che hanno fatto la storia, e un conto chiederne un’assoluta “damnatio memorie”, cioè la cancellazione del loro ricordo. È bene riconoscere che qualsiasi monumento è un plastico elemento storiografico. Una statua, un componimento in onore di un uomo del passato, qualsiasi oggetto che ne richiami la memoria è un prezioso strumento per analizzare il fieri delle civiltà e delle culture. Pensiamo alle tante statue di Lenin erette durante la Guerra Fredda nei paesi dell’Est Europa e distrutte nel 1989. La loro “vita” e “morte” sono un prezioso strumento per capire il susseguirsi delle epoche storiche. Io sono di Bari. L’Università degli Studi della mia città prima della seconda  guerra si chiamava “Università Benito Mussolini”, poi si chiamò semplicemente “Università di bari”, oggi si chiama “Università degli Studi Aldo Moro”, in onore dello statista e professore universitario, che insegnò anche a Bari, ucciso della Brigate Rosse. Cancellare un nome quindi vuol dire cancellare una parte di storia. Ma a chi fa storiografia anche questi mutamenti di nomenclatura, anche questi umori delle piazze che manifestano ritrosia e obbrobrio per nomi e simboli del passato, possono e devono essere un mezzo per capire la storia. Chi distrugge merita di essere condannato come un volgare soffocatore di arte e cultura, sia chiaro. Ma allo stesso tempo attraverso l’osservazione e lo studio di questa sua azione così censurabile, si può e si deve disegnare un’evoluzione del cammino dell’umanità che a salti, facendo anche passi indietro, senza un ordine progressivo che porta a sicuri lidi felici, sta ancora cercando di proseguire su una strada che milioni di anni fa i nostri avi hanno cominciato prendendo un sasso e utilizzandolo come strumento di sopravvivenza e che oggi prosegue andando nello spazio o utilizzando un cellulare. Buon cammino a tutti noi.

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