NOTE A MARGINE DELL’ARTICOLO 34 DELLA COSTITUZIONE
“LA SCUOLA E’ APERTA
A TUTTI
L’ISTRUZIONE
INFERIORE è IMPARTITA PER ALMENO OTTO ANNI, E’ OBBLIGATORIA E GRATUITA.
I CAPACI E MERITEVOLI,
ANCHE SE PRIVI DI MEZZI, HANNO DIRITTO DI RAGGIUNGERE I GRADI PIU’ ALTI DEGLI
STUDI.
LA REPUBBLICA RENDE
EFFETTIVO QUESTO DIRITTO CON BORSE DI STUDIO, ASSEGNI ALLE FAMIGLIE ED ALTRE
PROVVIDENZE, CHE DEVONO ESSERE ATTRIBUITE PER CONCORSO.
Un piccolo pensiero per la scuola in questo particolare
periodo. Il sistema scolastico, lo sappiamo, è stato uno dei luoghi fisici ed
intellettuali di incontro che più ha subito le conseguenze nefaste della
pandemia legata al corona virus. Per molto tempo gli edifici scolastici sono
stati chiusi, molti lo sono ancora, solo gli istituti superiori in questi
ultimi giorni hanno ripreso vita accogliendo gli studenti che dovevano
affrontare il periglioso e decisivo esame di stato. Le altre classi e ordini di
studi sono rimasti sbarrati, costringendo ad esempio i ragazzi che dovevano
affrontare l’esame di terza media a farlo da casa attraverso il sistema
informatico e internet, insomma grazie a video conferenze fra loro e i docenti.
Insomma la scuola ha affrontato una prova titanica. I docenti hanno provato a
garantire la prosecuzione dell’insegnamento didattico non con l’incontro
fisico, nelle aule, con i propri discenti, ma attraverso la rete, attraverso
speciali network che hanno messo in collegamento i singoli componenti delle
classi, che hanno proseguito il loro processo di apprendimento da casa. Alla
luce di questo dato di cronaca, che ha cambiato la vita e il metodo di
apprendimento, di tanti ragazzi e ragazze è doveroso rileggere l’articolo 34
della Costituzione Italiana. La scuola non lascia indietro nessuno, non può e
non deve farlo. Ecco perché viene un groppo alla gola al pensiero dei bimbi e
delle bimbe, del giovani e delle giovani, che non hanno potuto proseguire il
loro percorso formativo solo perché nella loro realtà sociale la connessione a
una rete telematica è difficoltosa. Sappiamo di bimbi che non avevano nemmeno
un computer, è per questo è stato loro interdetto di apprendere. È un paradosso
che si fa clamoroso se solo si legge il terzo comma dell’articolo 34: “i capaci
e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i più
alti gradi degli studi”. I mezzi, i computer e il collegamento online, per
alcuni non c’erano e lo stato non ha potuto far nulla per offrire adeguate
coperture didattiche. Allora è ora di cambiare. Da un lato è doveroso
applaudire gli insegnati che non hanno lasciato indietro nessuno. Questi hanno continuato
a formare le menti e i cuori dei loro alunni, cimentandosi spesso in un sistema
di insegnamento, quello on-line, che ha aspetti metodologi e didattici fino ad
oggi letteralmente sconosciuti. Hanno contattato telefonicamente chi si era
perso non avendo i mezzi on-line. Hanno saputo portare la nave, le loro classi,
nel mare alto della prova ardua e complessa di affrontare una situazione nuova
ed eccezionale. Ma dall’altro è giusto chiedersi come sopperire alle carenze
didattiche che questo approccio nuovo ed eccezionale ha prodotto. Come ovviare alle carenze di
apprendimento. Come riavviare un sistema di apprendimento che sia in grado di
superare le lacune prodotte da questo periodo di emergenza infettiva. La risposta
è politica. Spetta al Ministro dell’Istruzione e all’intero esecutivo trovare
il modo, attraverso azioni concrete di supporto economico e non solo, di superare
l’emergenza e di riportare la scuola alla sua primigenia e fondamentale funzione
che è quella di formare le nuove generazioni, non solo offrendogli un bagaglio
di conoscenze multi disciplinari, ma anche quello di insegnare loro ad apprezzare
l’incontro e la vita in comune con i coetanei, attraverso la vita d’aula. Ma il
compito più periglioso, e allo stesso tempo più bello, spetta alle componenti
della scuola, il personale docente e non-docente e soprattutto gli alunni, che
devono sapersi rincontrare (speriamo ciò avvenga presto, a settembre di quest’anno)
e ripensare caparbiamente e felicemente
a una vita in comune. La scuola è bella. Lo diciamo anche se tutti noi, anche
vecchi, ricordiamo la fatica che comporta lo studio e anche la relazione con
gli altri. È bella perché aiuta a diventare Uomini e Donne, aiuta ad apprendere
la bellezza dell’amicizia e dell’amore (quante storie affettive sono nate all’interno
di un edificio scolastico). Allora in questi momenti in cui l’Italia riparte
dopo mesi di lokdown (di chiusura), la scuola è il luogo più prezioso per la
nostra società che confida nelle nuove generazioni affinché possano costruire
un domani migliore di ciò che è l’oggi. Allora forza. La scuola è aperta a
tutti. Così dice il primo comma dell’articolo 34. Spalanchiamo le porte,
ricominciamo non solo a vivere, ma anche a formarci come esseri umani. I
professori, i maestri, gli alunni sono esseri meravigliosi, riusciranno a
risorgere da questa crisi e riportare con loro al cielo tutta la comunità
italiana.
Nessun commento:
Posta un commento