ARTICOLO 34 DELLA COSTITUZIONE ITALIANA
“La scuola è aperta a tutti.
L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.
La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che debbono essere attribuite per concorso”
In questo periodo in cui le scuole sono chiuse, in cui si è concluso un complesso anno scolastico, con l'apprendimento da casa attraverso internet, con uno sforzo ulteriore sia del personale docente, sia degli alunni a causa della cosiddetta emergenza corona virus, l'articolo 34 della Costituzione Italiana suscita ancora di più motivo di riflessione. La scuola è fondamentale per la vita delle giovani generazioni. Esse crescono, imparano non solo nozioni, ma le regole di convivenza sociale nelle sue aule. Chi vi parla è un anziano signore, non è particolarmente brillante nello scrivere, è un escluso dalla società, nel senso che non è stato in grado si inserirsi realmente nel tessuto socio economico di questo territorio, è, sostanzialmente, un emarginato. Quello che gli rimane nel cuore è proprio il tempo della scuola, l'unico in cui si è sentito pari con i suoi coetanei, sentendo che ci legava la comune sete sia si gioia che di sapere. Ecco perché mi sento di gridare con forza che il sistema scolastico è fondamentale nella società. Non solo per rendere i bimbi futuri adulti protagonisti del proprio destino, ma anche per donargli felicità attraverso il fondamentale rapporto interpersonale e affettivo con i compagni, compagne e con le maestre e i maestri.Il gioco e lo studio sono elementi di uno stesso percorso di apprendimento che ha nella scuola il punto cardine. Questi mesi strani, questo periodo in cui le scuole, intese come edifici non come comunità di persone, sono rimaste chiuse devono indurci a fare una riflessione sul valore assoluto e indiscutibile che il percorso di apprendimento ha per tutti. Non si va a scuola solo per imparare a far di conto, a leggere e a scrivere. Si vive insieme in un aula per diventare uomini e donne più consapevoli e, avendo un po' di fortuna, felici. Viva la scuola, viva i docenti, viva il personale non-docente, viva gli alunni e viva i genitori.
L’articolo 34 sancisce il diritto allo studio. Tutti hanno il diritto e il dovere di andare a scuola. I ragazzi, i fanciulli, devono acquisire le conoscenze necessarie per affrontare la vita futura, lo devono fare frequentando le aule scolastiche. La scuola deve essere la palestra che forma le menti delle nuove generazioni. Dire la “scuola è aperta a tutti” è un atto di giustizia sociale, chi non è in possesso dei mezzi economici per formarsi, poiché fa parte di una famiglia poco abbiente, deve studiare gratuitamente almeno per gli anni di formazione scolastica denominati “obbligatori”, cioè che devono essere frequentati da tutti i bambini per norma di legge al fine di garantire un minimo di cultura per tutti. Non basta, non solo si garantisce la scuola di base a tutti, ma lo stato deve mettere a disposizione strumenti per garantire che anche i figli del popolo possano raggiungere i massimi gradi scolastici. Uno slogan della politica degli anni successivi alla seconda guerra mondiale diceva: il figlio del contadino deve diventar dottore. L’istruzione è un modo per superare le barriere di classe. Diventare colto è un modo per affrancarsi dallo stato di povertà, non solo economica ma anche morale. Chi proviene da una classe povera non è un escluso, non è un emarginato, con lo sforzo, con lo studio e con la dedizione al lavoro può diventare un professionista o un imprenditore. “La scuola è aperta a tutti” è una frase che ripudia le leggi razziali del 1938. Mussolini, complice il re, espulse i ragazzi e i bambini ebrei dalle scuole. Rita Levi Montalcini, premio nobel della medicina, ha dovuto studiare in quei dannati anni nella sua casa adibita a studio scientifico, essendo stata espulsa dall’università in quanto aderente alla fede ebraica. Una follia! Bisogna superare ogni pregiudizio, eliminare ogni barriera culturale e sociale che esclude l’altro. I nostri padri costituenti avevano ben presente questo concetto, i politici di oggi, soprattutto gli aderenti a Forza Italia e alla Lega hanno perso il senso storico. Si sono scordati che il concetto di “razza” ha prodotto morte e dolore, per questo continuano a rivendicare il concetto di “sangue italiano” come ha fatto il candidato di destra alla presidenza della regione Lombardia. Noi invece teniamo ben a mente gli effetti tragici che produce l’odio e il pregiudizio, scegliamo di stare dalla parte della costituzione, siamo orgogliosi di una carta fondamentale che afferma “che la scuola è aperta a tutti”. La costituzione è chiara nessun pregiudizio, nessuna ideologia può giustificare il razzismo. Tutti gli uomini e le donne sono uguali. Tutti i bimbi e le bimbe sono uguali e ugualmente hanno diritto ad una formazione, educazione ed istruzione. L’uguaglianza è il fondamento della vita comunitaria. Nella diversità culturale c’è ricchezza, chi proviene da altri mondi da altre culture da altre terre, se vive nel nostro paese, ha il diritto e il dovere di formarsi come persona secondo i canoni culturali comuni. Chiunque deve essere in grado di diventare un illustre medico, scienziato, ingegnere, avvocato ecc. Per conseguire questo obbiettivo la Repubblica istituisce borse di studio da conferire ai più meritevoli. I meritevoli sono tutti coloro che esprimono capacità di apprendimento e di abilità tali da potergli garantire una brillante carriera scolastica, universitaria e lavorativa. Questi devono essere spronati a raggiungere i massimi allori conseguibili. La valorizzazione dei talenti è un modo per rendere migliori il nostro stato e la nostra comunità di cittadini. Per raggiungere questo obbiettivo bisogna saper finanziare i meno abbienti nei loro studi, permettergli di ottenere i titoli che la loro intelligenza e capacità gli permette di raggiungere, ma allo stesso tempo di favorire la crescita delle persone talentuose che sono comunque abbienti. Anche i figli dei ricchi, parlando volgarmente, devono essere messi nelle condizioni di sfruttare al massimo le loro capacità, non economiche, ma intellettuali. Insomma tutti devono dare il massimo per raggiungere il livello massimo di istruzione che la personale capacità intellettiva gli consente. Questo non avviene nel nostro paese. Purtroppo troppo spesso le promesse della Costituzione rimangono lettera morta. Le borse di studio che dovrebbero finanziare i meritevoli e i bisognosi sono misera cosa. La cosa ben più grave è che le strutture scolastiche ed universitarie sono carenti di quegli strumenti necessari per formare le menti e per far studiare. Mancano i laboratori per medici ed ingegneri. Mancano biblioteche adeguate. Le strutture in Italia ci sono devono essere ampliate. Mancano istituzioni culturali atte ad ampliare la conoscenza. Bisogna fare di più. Lo stato si deve impegnare affinché i disabili, ad esempio, possano raggiungere i massimi livelli di istruzione. Le persone con handicap psicofisico, o con un ritardo di apprendimento, non sono persone perse alla cultura. Sono al contrario persone preziose. Devono essere accompagnate ed aiutate nel loro percorso scolastico, non solo con i soldi, ma soprattutto con l’amore e l’impegno dei lori insegnati, che devono essere formati adeguatamente per raggiungere tale scopo. L’istruzione, la scuola devono essere strumenti per abbattere le barriere. Devono essere latrici di una cultura inclusiva. Non devono cacciare, come voleva Mussolini introducendo le leggi razziali, ma abbracciare. Devono aprirsi alla diversità, alla eccezionale essenza che solo la disabilità può produrre. Questo non solo per non lasciare indietro nessuno, ma soprattutto per crescere insieme. Anche i bambini, uso un termine brutto, “normodotati” possono diventare migliori stando vicini ai loro amici “un po’ diversi”. Ecco perché l’articolo 34 è fonte di speranza. Se la scuola è aperta a tutti. Se la scuola garantisce un minimo di istruzione a tutti i bimbi. Se la scuola garantisce ai meno abbienti, se meritevoli, di raggiungere il massimo degli onori accademici. Se la scuola finanzia lo studio dei poveri e dei migliori. Solo così riusciremo ad avere uno stato, una Repubblica, una comunità di cittadini aperta al futuro, senza paure, senza alcuna bruttura e involuzione verso l’odio sociale.
Testo di Giovanni Falagario
Nessun commento:
Posta un commento