giovedì 25 giugno 2020

IL PENSIERO DI PENSARE


CATEGORIE
Le categorie sono schemi mentali per poter apprendere il reale. A tale concetto, che è filosofico ma anche metodologico di apprendimento e psicologico, si sono approcciati la totalità dei sapienti in tutto l'arco della storia dell'umanità. Per conoscere, bisogna saper conoscere. Questo è il concetto di fondo che ha spinto il genere umano a istituire il concetto di "categoria". Ma cosa sono le "categorie". Non posso, non sono in grado, di dare una risposta esauriente e di fare un quadro completo di tutto ciò che è stato elaborato in materia dall'umanità. Non sono in grado nemmeno di porre alcuni cenni essenziali. In primo luogo, perché è un'impresa titanica difficoltosa anche per le menti più illuminate, e in secondo luogo per la mia modestia intellettuale e culturale. Ma provo ad esplicitare l'elaborazione intellettuale di due filosofi che sono in cardine e il fondamento del pensiero mondiale: Aristotele ed Emanuel Kant. Il primo designa la Categoria come un elemento esterno alla personalità singola. Sono elementi dati, fissi, che il pensatore deve attingere per elaborare compiutamente un'indagine di conoscenza su un'oggetto che altrimenti sarebbe inconoscibile. Insomma sono elementi che vanno oltre la realtà terrena. sono superiori alla realtà dei fatti, insomma sono metafisici, nel senso dell'etimo della parola cioè che vanno oltre l'aspetto fisico. Insomma sono elementi che esistono di per sé. Sono entità reali e concrete che devono essere percepite da colui che è alla ricerca del vero. Insomma sono elementi fissi, sono categorie date, che l'uomo deve cogliere per poter avviare e comporre una propria elaborazione intellettuale della realtà contingente, che al contrario delle categorie è caduca, soggetta alle naturali caducità dell'esistenza terrestre. Insomma per Aristotele le Categorie sono assolute e definitive, sono elementi cardine di tutto quello che è l'equilibrio perfetto dell'universale, che possono, in mano al saggio,dare un senso al mondo fisico, altrimenti non solo inconoscibile, ma anche ostile al mondo della ragione. Kant è uomo di un altro tempo. E' filosofo che ha visto la rivoluzione portata dall'illuminismo. Questo ha trasformato in concetto di Vero. Non è più un elemento esterno all'uomo, ma è un aspetto fondamentale della natura stessa dell'umanità. La verità non si cerca più esternamente al proprio essere, non è metafisica, ma è fisica, intendendo come corpo proprio la persona che elabora il pensiero. Le Categorie non sono elementi esterni all'Io. Sono strumenti di interrelazione fra il mondo interno e il mondo esterno. Nell'opera "La critica della Ragion Pura" Kant spiega che le Categorie sono strumenti del pensiero umano che servo a creare un ponte con "la cosa in sé", cioè con l'essenza propria dell'oggetto che si vuole studiare, che esiste e è dato al mondo, ma che non può essere realmente conosciuto all'uomo se non attraverso lo strumento di un adeguato schema mentale. Insomma la "Categoria" non è più una cosa da ricercare eternamente all'uomo, non è essa stessa la Verità, come pensava Aristole, ma è lo strumento per approcciarci con metodo, che diremmo scientifico, alla realtà naturale. E' un modo per rendere il pensiero più pronto a inserire ogni cosa e avvenimento in una logica policomprensiva, che abbraccia la conoscenza universale e contingente dell'essenza della intera realtà. Insomma le Categorie sono come dei cassetti, scusate la mia estrema esemplificazione, in cui porre e ordinare tutto ciò che è il reale con cui ci approcciamo. Sono delle etichette, che ovviamente devono essere allo stesso tempo generiche ed esaustive, tali da poter comprendere ogni cosa conoscibile, ma allo stesso tempo non svilirla in mere esemplificazioni e banalizzazioni. Capite allora il compito arduo e titanico del "pensatore", che sia scienziato o letterato, filosofo e matematico. Deve avere la capacità di schematizzare il suo bagaglio di conoscenze, senza svilire l'ampiezza e la verità assoluta di ciò che ha appreso. Una impresa che ognuno di noi è chiamato a fare, anche solo quando si appresta a leggere un libro. Siamo chiamati a cogliere l'essenza partendo dalla materialità dell'oggetto. Dobbiamo riuscire, facendo l'esempio della lettura. ad analizzare compiutamente le singole parole, se singole frasi, le singole proposizioni, gli aggettivi, etc. cogliendo sia in valore in sé del singolo vocabolo, della singola frase, del capitolo sia il significato complessivo dell'intera opera, e per farlo dobbiamo utilizzare le categorie, gli elementi propri dell'approccio d'indagine selettiva, che si fanno e si rafforzano proprio attraverso la continua e imperitura conoscenza. Insomma si conosce la realtà attraverso la relazione con essa, cioè con le categorie, ma si acquistano le categorie attraverso l'attenta osservazione della realtà. Insomma si acquisisce un sistema metodologico efficace con la conoscenza del reale. Allo stesso tempo si conosce il reale attraverso il sistema metodologico. Questo dato è allo stesso tempo affascinate e rischioso. Se è la realtà stessa, il suo apprendimento, che crea e fortifica le categorie di conoscenza, è lampante che un errato approccio al reale può creare e perpetuare categorie fallaci. Se si presume, da un errato approccio al reale, che una mela e una mela fanno tre mele, si arriva alla assunzione della categoria sbagliata di 1+1=3. Ecco perché è necessaria la prova della vita, della realtà, ad ogni nostra elaborazione. Non basta leggere la natura, per assumere un concetto categoriale, è necessario che sia provato in maniera sperimentale. Bisogna che ogni nostra assunzione sia continuamente messa in discussione da ulteriori approcci scientifici. Bisogna avere il coraggio di dire, scusate se persisto con l'esempio banale della somma delle mele, che se un altro scienziato ha scoperto che una mela + una mela fa due mele, il suo approccio metodologico e più convincente e la sua categoria 1 + 1 = 2 è più vera e più efficace per conoscere la realtà della mia, quando asserisco che 1 + 1 = 3. Insomma bisogna saper modulare l'analisi deduttiva cioè quella fondata sull'inveramento di assunzioni di pensiero metodologico, con l'analisi deduttiva, cioè fondata sull'osservazione del fenomeno naturale.

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