RECANATI
Giacomo Leopardi è nato a Recanati nel 1798. La sua
ispirazione poetica rimane per sempre legata al suolo natio. Giacomo è uno dei
maggiori intellettuali italiani di ogni epoca. La sua elaborazione filosofica,
la sua poetica e la sua narrativa sono la sintesi dell’illuminismo e del
nascente romanticismo. Allo stesso tempo razionale e malinconico, Leopardi è
uno dei più brillanti esempi della capacità di saper adattare la poetica del
passato, la tradizione classica, alle nuove esigenze poetiche che caratterizzano
il XIX secolo. È allo stesso tempo profondo conoscitore dei grandi autori greci
e romani classici e promulgatore di una nuova arte di poetare fondata su un
metro sciolto. La sua poesia, infatti, travalica i ritmi e la metrica classica
facendosi latrice di un, chiamiamolo così, ritmo dell’anima. Ciò non vuol dire
che le sue poesie, i suoi idilli, siano privi di una razionale ricerca di
modelli ritmici. Anzi direi il contrario. La sua ricerca di un suono “chioccio”,
come definisce lo stesso poeta il suo esplicitare nel verso i suoni popolari e
quotidiani, sono frutto di una grande ricerca musicale. I suoni della campagna,
i canti delle giovani fanciulle che
tornano dal lavoro campestre, i versi degli animali, i racconti che la natura
stessa fa attraverso i suoi suoni sono la base delle sue rime. Ecco perché il
poeta non si estranea mai dalla sua Recanati, pur andando lontano, fino a
Napoli ove morirà, le sue poesie sono ricche dei suoni e dei canti della sua
terra natia, di cui ha fatto proprio il metro poetico rendendolo quasi un
modello di scuola. Ecco perché Recanati è Giacomo Leopardi. Gli idilli, i versi
poetici del vate, sono impregnati di lei. Il Passero Solitario che vola fra i
campanili e le torri non è pensabile se non nella sua Recanati. Silvia, la
giovine che è cantata dal recanatese, è presente nella sua stravolgente
fisicità, che perdura anche dopo la sua prematura morte, solo se la si colloca
nelle viuzze della cittadina abruzzese. Lo stesso vale per i Canti Leopardiani
che trascendono i confini e diventano racconti assoluti, le stelle che guarda
il Pastore Errante Dell’Asia devono essere le stesse che Giacomo guarda dalle
sue finestre di Recanati. L’Infinito in cui si perde il poeta è possibile
coglierlo solo grazie alla siepe che si è piantata dietro le cinta della città
di Recanati. Insomma la città ove è nato per Leopardi è la stessa essenza della
sua poesia. Non potrebbe scrivere senza di essa. Questo dato è visto dal poeta
quasi come una condanna. Si sente schiavo di Recanati. Si sente assoggettato a un
luogo, ai suoi ritmi, ai suoi riti che non lo fanno respirare. Vorrebbe cercare
il sommo bene altrove, ma ritorna continuamente ad essere schiavo dei suoi
luoghi natali. Questa dicotomia fra la ricerca dell’universale e il legame al
particolare sono uno degli aspetti più affascinanti della poetica leopardiana.
E’ doveroso ricordare che le sue più belle cantiche poetiche dedicate al suo
luogo natio, le ha scritte lontano da Recanati. Ciò indica che il poeta si
sente legato indissolubilmente a un luogo che considera primitivo,ancestrale,
come se fosse un utero materno di cui non si fosse mai separato. Ecco perché
non si può capire la grandezza dell’opera leopardiana senza conoscere la sua
città, Recanati. Allora un piccolissimo borgo, sotto il giogo della monarchia vaticana.
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