martedì 9 giugno 2020

LEOPARDI E IL SUO PAESE NATIO



RECANATI

Giacomo Leopardi è nato a Recanati nel 1798. La sua ispirazione poetica rimane per sempre legata al suolo natio. Giacomo è uno dei maggiori intellettuali italiani di ogni epoca. La sua elaborazione filosofica, la sua poetica e la sua narrativa sono la sintesi dell’illuminismo e del nascente romanticismo. Allo stesso tempo razionale e malinconico, Leopardi è uno dei più brillanti esempi della capacità di saper adattare la poetica del passato, la tradizione classica, alle nuove esigenze poetiche che caratterizzano il XIX secolo. È allo stesso tempo profondo conoscitore dei grandi autori greci e romani classici e promulgatore di una nuova arte di poetare fondata su un metro sciolto. La sua poesia, infatti, travalica i ritmi e la metrica classica facendosi latrice di un, chiamiamolo così, ritmo dell’anima. Ciò non vuol dire che le sue poesie, i suoi idilli, siano privi di una razionale ricerca di modelli ritmici. Anzi direi il contrario. La sua ricerca di un suono “chioccio”, come definisce lo stesso poeta il suo esplicitare nel verso i suoni popolari e quotidiani, sono frutto di una grande ricerca musicale. I suoni della campagna, i canti delle giovani fanciulle  che tornano dal lavoro campestre, i versi degli animali, i racconti che la natura stessa fa attraverso i suoi suoni sono la base delle sue rime. Ecco perché il poeta non si estranea mai dalla sua Recanati, pur andando lontano, fino a Napoli ove morirà, le sue poesie sono ricche dei suoni e dei canti della sua terra natia, di cui ha fatto proprio il metro poetico rendendolo quasi un modello di scuola. Ecco perché Recanati è Giacomo Leopardi. Gli idilli, i versi poetici del vate, sono impregnati di lei. Il Passero Solitario che vola fra i campanili e le torri non è pensabile se non nella sua Recanati. Silvia, la giovine che è cantata dal recanatese, è presente nella sua stravolgente fisicità, che perdura anche dopo la sua prematura morte, solo se la si colloca nelle viuzze della cittadina abruzzese. Lo stesso vale per i Canti Leopardiani che trascendono i confini e diventano racconti assoluti, le stelle che guarda il Pastore Errante Dell’Asia devono essere le stesse che Giacomo guarda dalle sue finestre di Recanati. L’Infinito in cui si perde il poeta è possibile coglierlo solo grazie alla siepe che si è piantata dietro le cinta della città di Recanati. Insomma la città ove è nato per Leopardi è la stessa essenza della sua poesia. Non potrebbe scrivere senza di essa. Questo dato è visto dal poeta quasi come una condanna. Si sente schiavo di Recanati. Si sente assoggettato a un luogo, ai suoi ritmi, ai suoi riti che non lo fanno respirare. Vorrebbe cercare il sommo bene altrove, ma ritorna continuamente ad essere schiavo dei suoi luoghi natali. Questa dicotomia fra la ricerca dell’universale e il legame al particolare sono uno degli aspetti più affascinanti della poetica leopardiana. E’ doveroso ricordare che le sue più belle cantiche poetiche dedicate al suo luogo natio, le ha scritte lontano da Recanati. Ciò indica che il poeta si sente legato indissolubilmente a un luogo che considera primitivo,ancestrale, come se fosse un utero materno di cui non si fosse mai separato. Ecco perché non si può capire la grandezza dell’opera leopardiana senza conoscere la sua città, Recanati. Allora un piccolissimo borgo, sotto il giogo della monarchia vaticana.

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