UN GIUDICE
C’è bisogno di un “aiutino” per aggiustare la pagella del
bambino si chiama l’amico che ha agganci al provveditorato all’istruzione. C’è
bisogno di arrotondare il reddito, si fanno lavoretti in nero magari prendendo
l’assegno di disoccupazione. Il Corona Virus non ha colpito l’attività che si
intraprende, beh si prendono i sussidi lo stesso. L’Italia è questa. Ambiguità,
furbizie, dichiarazioni non veritiere sono all’ordine del giorno. Chi se ne
rammarica sono solo i fessi che non sanno approfittare delle “opportunità che
offre” la legge. Che non si sanno difendere davanti a coloro che fanno a
spintoni per avere di più. E’ allora non si lamentassero se non riescono ad
avere un reddito adeguato per arrivare a fine mese. Questa è l’Italia, poi la
legalità, la giustizia è solo roba del politico che con la retorica prova a
prendere più voti. Ma quando a fare questo ragionamento è uno che fa parte dell’ordinamento
giudiziario, un giudice, le cose cambiano. I Magistrati devono essere al
servizio della legge, devono essere i massimi tutori del diritto. Sono soggetti
solo alla legge come dice l’articolo 101 della Costituzione Italiana. Allora la
vicenda di Luca Palamara, ex Presidente dell’Associazione Magistrati e, ormai,
anche ex giudice, si fa tragicamente esplicativa di una situazione che
travalica i confini del diritto. Secondo l’accusa di altri magistrati, che
conducono indagini a proposito, avrebbe favorito nomine e trasferimenti,
avanzamenti di carriera e favori, ad altri magistrati. Avrebbe stretto rapporti
troppo confidenziali con politici, soprattutto con Luca Lotti ex ministro dello
sport e fedelissimo di Matteo Renzi. Ora è difficile capire dove è il confine
fra un comportamento irrituale ma legale, e un reato. Non spetta comunque a chi
scrive discernere gli ambiti, ma ad altri magistrati. Rimane la rilevanza
sociale dello scandalo. Un magistrato, nell’esercizio delle sue funzioni, non
deve e non può fare piaceri, dico di più non deve neanche porsi nelle
condizioni di apparire colui che li fa o riceve. Deve essere e sembrare integerrimo.
Ecco perché la vicenda Palamara è gravissima. Fa apparire la magistratura una
combriccola di persone pronta a mettersi d’accordo per tutelare gli interessi
propri o di qualcun altro. È bene che ciò cambi. È bene che la trasparenza,
caratteristica prima del potere giudicante, torni ad essere lampante
caratteristica di chi veste una toga. L’altro ieri, 19/06/2020, il Presidente
della repubblica, Sergio Mattarella, si è detto molto amareggiato e preoccupato
per la vicenda, difficile dare torto la Presidente del Consiglio Superiore
della Magistratura, carica che riveste in quanto capo dello stato. Allora è
tempo di cambiare. È tempo di dare all’autogoverno dei magistrati una autorità
morale tale da renderlo immune da ogni tipo di sospetto. Luciano Violante, ex
magistrato e ex presidente del senato, ha invitato a pensare a una riforma
radicale del sistema elettorale che designa i membri togati del Consiglio
Superiore della Magistratura e dei componenti del direttivo dell’Associazione
Magistrati. Forse è una soluzione. Ma quello che non può essere discusso è il
bisogno di rendere l’ordine della magistratura al di fuori di ogni polemica,
non solo politica ma di qualsiasi fatta. Per questo motivo è d’obbligo che
tutti i magistrati, soprattutto coloro che rivestono alte funzioni sancite
dalla Costituzione, si adoperino per rendere manifesta la loro trasparenza e la
loro fedeltà ai valori repubblicani, sanciti dalla Costituzione. Noi abbiamo esempi di grandi magistrati, che per la loro
dirittura e il loro senso dello stato sono diventati esempi non solo per la
comunità nazionale, ma per il mondo intero. Faccio semplicemente il nome di
Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Ma ci sono veramente tanti giudici morti
per la verità e la giustizia. Da questi dobbiamo ripartire per rifondare l’ordine,
non certo, scusate la franchezza, da Palamara. Ovviamente lo dico nutrendo la
convinzione che fino a prova contraria, cioè fino a sentenza passata in
giudicato, nessuno è da considerarsi colpevole.
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