SENZA “VIA COL VENTO”
La decisione della casa di distribuzione cinematografica
americana “HBO” di non distribuire più il film “Via col vento”, perché
razzista, mi fa pensare. Prima di tutto la reazione più umana, per citare il
nostro italianissimo Fantozzi, è “finalmente”. Dopo aver visto centinaia di
volte le avventure e disavventure di miss Rossella e del capitano Butler,
adesso possiamo fare un po’ di pausa. Basta con le divise grigie che con
orgoglio ed onore si offrono al destino di sconfitte per mano delle perfide (?)
divise blu. Basta con il racconto dei balli dei bianchi nelle ville mentre i
neri coltivano cotone. Basta con l’America dei grandi agricoltori, dei grandi
commercianti e dei gradi industriali chiamati a dominare la storia dei secoli
avvenire. Ma il motivo della messa a riposo del film, ricordiamolo, non è la
sfinitezza di noi spettatori, ma l’accusa di razzismo che incalza sui
produttori di un film ormai antico, girato negli anni Trenta del secolo scorso.
Bisogna dirlo “Via col vento!” è razzista. E’ razzista perché rappresenta i
neri servi e cameriere felici di avere un destino di inferiori. Li rappresenta
grati di essere nutriti dalla civiltà bianca. Quanto è falsa questa immagine!
Quanto è frutto di un racconto voluto per esaltare un pubblico “ariano”,
scusate il termine nazista. Ma allora è giusto censurare “Via col vento”, è
giusto cancellare dalla memoria film e libri razzisti esattamente come i Romani
facevano per gli imperatori caduti in disgrazia? Credo che se non si tiene
presente cosa è stata l’America nei decenni addietro, non riusciremo mai a
cogliere la grandezza umana e intellettuale di Matin Luther King. Se non
ricordiamo che il nero, per la comunità bianca, fino a qualche decennio fa era
considerato poco più di una animale domestico, non potremmo mai capire l’importanza
politica ed etica che ha avuto il fatto che Barak Obama sia diventato Presidente
della Repubblica. Non riusciremo a capire il valore oltre che intellettuale,
anche morale ed umano, dell’apporto di eminenti scrittori, musicisti,
economisti e autori di colore. Insomma bisogna saper criticare il passato
razzista, maschilista, omofobo e chi più ne ha più ne metta. Ma non
nasconderlo, ma studiarlo. Penso ad alcuni, molti autori, che avevano idee
censurabili. Luis Ferdinande Celine (autore francese che visse la dominazione
della Germania sulla Francia nella seconda guerra mondiale) simpatizzava per il
nazismo, le sue opere in alcuni aspetti fanno trasparire le sue idee
discutibili, ma per questo motivo dovremmo privarci della bellezza del suo scrivere?
Lo stesso vale per cantanti e poeti. Penso al nostro Gabriele D’Annunzio. Ma
anche i films vanno preservati. I “Telefoni bianchi”, così vennero chiamate le
produzioni cinematografiche nell’epoca
fascista, vanno censurati? I film storici, penso al grande film che racconta le
gesta di Scipione l’Africano. lo stesso?
Credo di no. Bisogna avere la capacità di vedere e guardare opere artistiche che
si fondano su un’ideologia sbagliata, sapendo sia cogliere il bello, che c’è,
nel loro essere, ma anche sapendo individuare il messaggio di propaganda e
negativo che celano. La stessa cosa vale per i films girati quando ancora c’era
l’URRS nella attuale Russia. Insomma censurare è sempre sbagliato. E’ bene
riuscire a leggere in ogni atto umano, il senso recondito delle cose. Ogni
autore scrive, gira un film, recita sotto l’influsso di un’ideologia, sia propria
sia imposta dal potere governativo od economico, è compito di chi guarda di chi
legge di chi scruta l’arte riconoscerla. Ma aggiungo, con un po’ di benigna
accondiscendenza. Perché oggi critichiamo i pregiudizi degli autori di “Via col
vento”, il cui produttore è bene ricordarlo di discriminazioni subite ne
conosceva essendo di origine ebraica, domani qualcun altro potrebbe criticare i
nostri pregiudizi. Allora diciamolo “Via col vento” è un film razzista, ma
questo non deve indurci a non vederlo e a non farlo vedere
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