VOCE DI UNO…
“Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via al
Signore”. Ecco come i vangeli descrivono la figura di San Giovanni, che oggi,
24/06/2020, secondo la tradizione agiografica, sarebbe nato. È venuto al mondo
esattamente sei mesi prima di Gesù. È figlio
di Elisabetta, cugina di Maria, e di Zaccaria, importante esponente della
classe sacerdotale e legato al culto di Javhe nel tempio di Gerusalemme.
Secondo la tradizione avrebbero procreato Giovanni in età molto tarda, quando
ormai il loro sodalizio era da considerarsi sterile. Un angelo avrebbe predetto
a Zaccaria che sarebbe diventato da lì a poco padre, ma gli avrebbe dato questa
profezia imponendogli un silenzio, che è tramutato in mutismo, fino alla venuta
alla luce del figlio. Secondo il racconto dei Vangeli. Maria ed Elisabetta avrebbero
vissuto insieme i momenti difficili e delicati legati alla gravidanza di
entrambe. La Madonna per qualche tempo, mentre era in cita, è stata ospitata nella casa di Zaccaria e di
Elisabetta. Per poi, dopo la nascita di Giovanni, partire da Nazareth verso
Betlemme con Giuseppe, suo sposo, ove anche lei avrebbe partorito il suo bimbo,
quello che sarà il Salvatore del mondo.
Insomma Giovanni era cugino, o meglio pro cugino, di Gesù. Era quasi suo coetaneo, di qualche mese più
grande. Era colui che Isaia, il grande profeta vissuto ai tempi della cattività
del popolo di Israele a Babilonia, qualche secolo prima, aveva preannunciato
come colui che avrebbe preparato la strada al Salvatore del mondo. Colui che
avrebbe presentato alla comunità l’incipiente arrivo del Messia, del redentore
del popolo di Israele. Giovanni diventato adulto, pensiamo intorno ai 25 anni,
leggendo i testi biblici, si ritira nel deserto. Gli storici della religione pensano che
faccia parte della comunità essena, una parte della società di Israele che
crede nell’imminente venuta del Profeta che avrebbe cambiato ogni cosa e per
questo motivo si ritira in meditazione nel deserto. Nel XX secolo gli
archeologi i cosiddetti “Rotoli del Mar Morto”, alcuni papiri che sono stati
scritti dalla comunità essena e che raccontano la loro vita e il loro modello
di fede, dalla loro attenta lettura appare chiaro la loro vicinanza ideale al
messaggio evangelico. In tali testi si parla dell’uomo sofferente che salva il
mondo, così simile a Gesù predicatore, torturato e morto in croce. Ma soprattutto
in tali scritti appare chiaro il compito del profeta, che è quello di
richiamare alla vera fede e alla morigeratezza dei costumi tutte le genti,
esattamente come fa il Battista, che battezza e redime chiunque si presenta a
lui contrito sulle rive del Giordano, il fiume che bagna e dona la vita a tutta
Israele. Giovanni insomma predica e redime i cuori delle persone sulle rive del
Giordano. Si nutre di locuste, cioè in maniera morigerata e frugale. Vive in
solitudine e in meditazione, come faranno qualche anno più tardi gli eremiti
Cristiani, che soprattutto in Oriente, cioè nelle terre del Medio Oriente e
della Grecia, scelgono la via del deserto e la solitudine esattamente come ha
fatto San Giovanni. Riassumiamo: Giovanni è un pro cugino di Gesù, nella sua
crescita intellettuale di pio figlio di Israele sceglie di aderire ai dettami
della comunità Essena, in età adulta decide che il suo cammino di fede deve
fare un ulteriore salto di qualità e di conseguenza predica la redenzione sulle
rive del Giordano ed intorno a lui si forma una nuova comunità di fedeli. In
questo momento, secondo i Vangeli il 30 Dopo Cristo, si presenta al suo
cospetto Gesù di Nazareth per farsi battezzare. Lì si manifesta la seconda
epifania della divinità dell’Emanuele, cioè di Gesù, dopo quella legata al
riconoscimento da parte dei magi della sua regalità. Il Padre, sceso in forma
di colomba sulle rive del Giordano, lo ha riconosciuto quale suo figlio
unigenito e pronunciato le parole che lo riconoscono quale Dio. Ora questo
episodio biblico è considerato una della manifestazioni della Forma Trinitaria
di Dio. Dio è padre, che si fa sentire con la sua voce potente dai cieli, Dio è
Spirito, che si manifesta in forma di colomba, di è il Figlio, Gesù, il Verbo
che salverà l’intera umanità. Testimone della Natura e della Sostanza del
Signore è proprio il Giovanni il Battista, chiamato, esattamente come ancor
oggi fanno i nostri sacerdoti quando battezzano, ad accogliere i fedeli in nome
del Dio Uno e Trino.
Ma Giovanni il Battista era uno scomodo. Era uno che
utilizzava la lingua per scudisciare i potenti, esattamente come farà solo qualche
anno dopo Gesù con fruste vere davanti al Tempio di Gerusalemme, la casa del
Signore, infestato da persone corrotte e
dedite al più triviale mercimonio. Per questa sua costante e imperitura ricerca
di purezza e di coerenza etica, Giovanni non faceva altro che denunciare la
corruzione del potere. Accusava Erode il Grande, il re di Israele, di
dissolutezza. Lo condannava per la sua convivenza more uxorio con la moglie di
suo fratello, Erodiade. Uno scandalo morale e politico, infatti Erodiade aveva
scelto di abbandonare ai suoi destini il marito Filippo, che aveva perso potere
e autorità, per congiungersi non solo carnalmente ma anche politicamente ai
destini del cognato Erode. Secondo la tradizione Erode non avrebbe voluto far
nulla a Giovanni. Da monarca accorto, avrebbe considerato le invettive contro
la sua immoralità da parte del profeta come gestibili. Sarebbe stata la figlia
di Erodiade e di Filippo, la bellissima e sensuale Salomé, a chiedere la testa
di Giovanni. Il re avrebbe acconsentito alla richiesta della figliastra a
seguito di un conturbante ballo che vedeva Salomé splendida protagonista.
Secondo la tradizione Giovanni sarebbe stato decapitato dai soldati di Erode a
seguito della richiesta della giovine donna di Palestina, poi la testa del
profeta sarebbe stata disposta su un piatto e mostrata alla bellissima e
crudele Salomé. Questo episodio biblico e rinarrato e ricostruito da una
splendida opera teatrale di Oscar Wilde, che ha saputo da par suo narrare la
tensione psicologica e morale di tutti i personaggi, soprattutto della
terribile fanciulla soave quanto crudele.
Dalla decapitazione di Giovanni nei millenni a
seguire sarebbe sorta la fede popolare
per “San Giovanni decollato”, di cui è testimone l’arte pittorica medievale e
rinascimentale. Le cosiddette “sacre rappresentazioni popolari” che nei secoli
medievali avevano anche come oggetto la vita del santo. A noi piace ricordare
il divertente film di Antonio De Curtis, in arte Totò, che nel XX secolo
testimonia la devozione per la testa del santo da parte del popolo napoletano.
Insomma anche un gesto drammatico e orribile quale una condanna a morte per
giunta motivata da un futile motivo, può diventare ragione di culto e di
devozione popolare. È la bellezza dell’animo umano che sa rielaborare un lutto,
facendolo diventare oggetto di devozione. A noi non resta che ricordare che la
morte del Battista ha realmente cambiato le sorti del mondo. Secondo la
tradizione un altro Giovanni, l’Evangelista, sarebbe stato seguace del Battista
e avrebbe scelto di seguire le orme del Cristo a seguito della morte del primo.
Ad onor del vero nei Vangeli si racconta che Giovanni l’Evangelista sarebbe
andato al seguito di Gesù, proprio perché il Battista lo avrebbe ordinato,
quando era ancora in vita. Ma possiamo azzardare l’ipotesi che se il battista
non fosse morto, la sua autorità morale avrebbe convissuto e, forse, sarebbe
entrata in conflitto con quella di Gesù. Il mondo cambia, le idee formano i destini di
intere civiltà, le Religioni formano le culture dei popoli, grazie all’opera e
all’ingegno di uomini soli, capaci, come Giovanni il Battista, di gridare nel
deserto.
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